Suoi canti in mezzo a noi fama diffonde
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XXVII
AL SIG. D. ANGELO GRILLO1
Invitalo ch’ei venga a Firenze.
Suoi canti in mezzo a noi fama diffonde,
E vo’ sperar, ch’ella non canti indarno,
Che di Venezia abbandonando l’onde,
Tu venga a riposarti in riva all’Arno.
5O lieto appien se apparirà quel giorno!
Angelo movi, questo ciel t’invita;
Movi ch’incomparabile soggiorno
Consola incomparabile partita.
Perderai seggio d’ogni pregio degno,
10Altro n’acquisterai non men pregiato;
Ed anco il Sol lascia di stelle un segno,
Ed ad altro sen vien non men stellato.
Queste gioconde a’ Cigni aure Tirrene
A nuove note sveglieran tua mente,
15E non dirai di finzïon terrene
Sciocca vaghezza dell’ignobil gente.
Lasso me! non adombro il mio fallire;
Su Pindo io bevvi già torbide l’acque;
Tu le bevesti pure, alto desire
20Quinci di nobil canto in cor ti nacque2.
E però ci dirai l’empia speranza
Delle rie turbe in Sennaar disperse;
O pur, grand’opra d’immortal possanza,
L’onda Eritrea, che Faraon sommerse.
25Già ne’ tuoi versi traboccar destrieri,
E veggio rote sparse, odo chi geme;
Sentonsi vili squadre, e duci alteri,
E mi sgomenta l’Oceán, che freme.
A sì bel canto gioïran le rive
30Non pur di Flora, ma le cime alpine;
E faran cerchio sacre Ninfe e Dive
Di rose eterne, ed orneranti il crine.
Note
- ↑ Nobile genovese e Benedettino. Fu uno de’ più distinti letterati del suo secolo. Tasso e Guarini in prima; Marini, Chiabrera e gli altri insigni cultori della bella letteratura, tennero ad onore il coltivare l’amicizia di lui. Egli institui in Roma la famosa Accademia letteraria degli Umoristi.
- ↑ Compose molte poesie sacre di vario metro, che furono stampate dal 1591 al 1612.