Sulla origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza/Capo XIII/Produzioni di acqua dolce

Capo XIII

Produzioni di acqua dolce

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Capo XIII Capo XIII - Sugli abitanti delle isole oceaniche


Siccome i laghi e i sistemi dei fiumi sono separati fra loro da barriere di terra, si potrebbe ritenere che le produzioni d’acqua dolce non si fossero estese ampiamente niella stessa regione; e sembrando che il mare sia una barriera anche più insuperabile, si potrebbe credere che quelle produzioni non siano mai state estese in paesi lontani. Ma i fatti provano esattamente il contrario. Non solamente molte specie di acqua dolce, appartenenti a classi affatto differenti, hanno una enorme estensione, ma alcune delle specie affini prevalgono in un modo singolare per tutto il mondo. Io ricordo ancora da quanta meraviglia fui preso, quando, raccogliendo per la prima volta degli animali nelle acque dolci del Brasile, trovai tanta somiglianza negli insetti, molluschi, ecc., con quelli della Gran Bretagna; mentre le specie terrestri di quei contorni erano molto differenti.

Ma questa facoltà che posseggono le produzioni d’acqua dolce, di estendersi ampiamente, benchè inaspettata, può in molti casi spiegarsi considerando che esse divennero più atte, in una maniera molto utile ad esse, alle migrazioni brevi e frequenti da stagno a stagno o da corrente a corrente. Questa attitudine alla dispersione produce, come conseguenza quasi necessaria, la diffusione delle specie. Possiamo ora esaminare soltanto pochi casi, tra cui i pesci ne offrono alcuni di difficilissima spiegazione. Si riteneva, prima, che la medesima specie di acqua dolce non si trovi mai in due continenti tra loro molto distanti. Ma il dott. Günther ha dimostrato recentemente che il Galaxias attenuatus vive nella Tasmania, nella Nuova Zelanda, nelle isole Falkland e sul continente dell’America meridionale. È questo un caso maraviglioso, il quale probabilmente accenna ad una dispersione da un centro antartico durante un caldo periodo passato. Questo uso è reso però alquanto meno sorprendente dal fatto che le specie di questo genere hanno la facoltà di attraversare, con mezzi non conosciuti, considerevoli spazi di mare; così trovasi una specie che è comune alla Nuova Zelanda ed alle isole Aukland, che ne distano circa 230 miglia inglesi. Talvolta i pesci di acqua dolce hanno una vasta e quasi capricciosa distribuzione sullo stesso continente, così che due sistemi di fiumi hanno comune una parte de’ loro pesci, mentre l’altra parte è diversa. È probabile che siano occasionalmente trasportati con quei mezzi che chiamiamo accidentali. Così non raramente i pesci sono trasportati in luoghi distanti dai turbini, ed è noto che le uova conservano la loro vitalità lungo tempo dopo essere state levate dall’acqua. Ma la loro dispersione devesi principalmente attribuire a cambiamenti nel livello della terraferma durante l’attuale periodo, in seguito a cui alcuni fiumi confluirono in uno. Si può anche dimostrare con esempi che ciò è avvenuto, senza cambiamento di livello, per effetto delle inondazioni. La grande diversità fra i pesci che vivono ai versanti opposti di catene di montagne, le quali sono continue ed hanno perciò da tempi remoti impedito la confluenza dei loro fiumi, conduce allo stesso risultato. Alcuni pesci di acqua dolce discendono da forme assai antiche, e quindi il tempo a grandi cambiamenti geografici non è mancato, e quelle forme hanno quindi avuto il tempo ed i mezzi per diffondersi ampiamente colle migrazioni. Oltreciò il dott. Günther fu recentemente, da diverse considerazioni, indotto a ritenere, che nei pesci le stesse forme abbiano una lunga durata. I pesci marini possono lentamente essere abituati all’acqua dolce, e secondo il Valenciennes non vi ha forse gruppo di pesci limitato unicamente a questo ambiente, cosicchè una forma marina appartenente a un gruppo di acqua dolce può migrare lungo una costa di mare, e divenire senza grande difficoltà adattata a vivere nelle acque dolci di una terra lontana. Alcune specie di molluschi d’acqua dolce hanno una estensione molto grande e le specie affini che, secondo la mia teoria, sono discese da un progenitore comune e debbono derivare da una sola sorgente, prevalgono sopra tutto il globo. La loro distribuzione mi fece sulle prime rimanere molto perplesso, mentre le loro uova non sono facilmente trasportate dagli uccelli ed esse sono immediatamente uccise dall’acqua del mare, come gli adulti. Nè potevo rendermi ragione del modo con cui alcune specie naturalizzate si sono diffuse rapidamente nella medesima regione. Ma due fatti da me osservati spargono qualche luce su questo argomento (e certamente molti altri fatti analoghi si scopriranno). Io ho veduto per due volte un’anitra uscire improvvisamente da uno stagno coperto di lenti palustri, rimanendo queste piccole piante attaccate al suo dorso; ora mi è avvenuto che nel levare da un acquario una piccola lente palustre per metterla in un altro, involontariamente ho popolato quest’ultimo coi molluschi di acqua dolce del primo. Ma un’altra influenza è forse più efficace; io ho sospeso una zampa di anitra in un acquario in cui stavano schiudendosi molte uova di molluschi di acqua dolce e trovai che un grandissimo numero di molluschi, estremamente piccoli ed appena sbucciati dall’uovo, si erano portati sul piede e vi stavano attaccati con tanta forza che anche scuotendoli fuori dell’acqua non potevano levarsi, quantunque se fossero stati di un’età più adulta si sarebbero lasciati cadere spontaneamente. Questi molluschi appena sviluppati, benchè acquatici per natura, sopravvissero sul piede dell’anitra nell’aria umida, da dodici a venti ore; in questo intervallo di tempo un’anitra, o un airone può volare ad una distanza di sei o settecento miglia e non mancherebbe di arrestarsi sopra uno stagno o presso un ruscello di un’isola oceanica o di qualunque altro luogo distante, in cui il vento lo trasportasse attraverso l’oceano. Sir Carlo Lyell mi ha narrato che un Dyticus è stato colto nel mentre trasportava un Ancylus (mollusco d’acqua dolce simile alle patelle) che fortemente aderiva al primo; e un coleottero acquatico della stessa famiglia, un Colymbetes, volò una volta a bordo del Beagle che era lontano 45 miglia dalla terra più vicina; ora niuno potrebbe indovinare a quale distanza sarebbe giunto, quando fosse stato secondato dal vento.

Riguardo alle piante, tutti sanno da lungo tempo quanto sia enorme l’estensione di molte specie d’acqua dolce ed anche di quelle delle paludi, tanto nei continenti, quanto sulle isole oceaniche più lontane. Questo fatto, come fu notato da Alfonso De Candolle, si osserva segnatamente in quei grandi gruppi di piante terrestri, i quali non hanno che specie acquatiche; perchè pare che queste ultime acquistino immediatamente una estensione molto vasta, come se fosse una conseguenza diretta. A mio avviso i mezzi favorevoli di dispersione bastano a spiegare il fatto. Ho già ricordato prima che la terra, sebbene di rado, pure occasionalmente si attacca ai piedi e ai becchi degli uccelli. Ora le gralle che frequentano le sponde melmose delle paludi, se prendono la fuga improvvisamente, esporteranno più facilmente la melma coi loro piedi. E può dimostrarsi che gli uccelli di quest’ordine sono quelli che viaggiano più degli altri, e si trovano talvolta sulle isole più remote e più sterili, in alto mare. Essi non possono posarsi sulla superficie del mare, per cui il fango non potrebbe essere sciolto dall’acqua che ne laverebbe le zampe; e quando prendessero terra, essi certamente volerebbero ai naturali serbatoi d’acqua dolce, che sogliono preferire. Non credo che i botanici sappiano di quanti semi sia pieno il pantano delle paludi; ho fatto alcuni esperimenti, ma non esporrò in questa occasione che il risultato più notevole. Nel mese di febbraio io ho preso tre cucchiaiate di melma sotto l’acqua da tre punti diversi, sul margine di un piccolo stagno; questo fango secco pesava soltanto sei oncie e tre quarti; lo conservai coperto nel mio studio per sei mesi, staccando e contando ogni pianta che nasceva. Le piante appartenevano a molte specie e salirono al numero di 537; eppure la melma densa, che le conteneva tutte, stava in una tazza! Considerando questi fatti, mi parrebbe invero una circostanza inesplicabile se avvenisse che gli uccelli acquatici non trasportassero i semi delle piante d’acqua dolce a grandi distanze, e che per conseguenza l’estensione di queste piante non fosse immensa.

I medesimi risultati possono attendersi anche riguardo alle uova di alcuni degli animali più piccoli d’acqua dolce.

Ma probabilmente altre cause ignote avranno anche la loro influenza. Io ho detto che i pesci d’acqua dolce mangiano certe sorta di semi, sebbene ne rigettino molte altre specie dopo averli ingoiati; anche i piccoli pesci mangiano semi di moderate dimensioni, come quelli del giglio d’acqua giallo e del Potamogeton. Gli aironi ed altri uccelli vanno tutti i giorni alla caccia dei pesci; essi, dopo di averli mangiati, riprendono il volo e si volgono verso altre acque o sono trasportati dal vento a traverso del mare. Abbiamo veduto che i semi conservano la loro facoltà germinativa dopo molte ore, quando sono emessi colle pallottole, ovvero negli escrementi. Quando io vidi la grandezza dei semi dell’elegante giglio d’acqua, il Nelembium, e mi ricordai le osservazioni di Alfonso de Candolle su questa pianta, io pensavo che la distribuzione di essa dovesse rimanere affatto inesplicabile; ma Audubon dichiara di aver trovato i semi del gran giglio acquatico meridionale (probabilmente il Nelumbium luteum, secondo il dott. Hooker) nello stomaco di un airone. Quantunque io non abbia constatato il fatto, pure l’analogia mi fa credere che un airone, volando da una palude all’altra e prendendo un pasto abbondante di pesci, probabilmente rigetterà dal suo stomaco una pallottola contenente dei semi di Nelumbium non digeriti; oppure che i semi possano cadere, mentre quest’uccello alimenta i suoi piccoli, nello stesso modo con cui talvolta cadono i pesci.

Riflettendo a questi vari mezzi di distribuzione, non deve dimenticarsi che quando uno stagno o un fiume si formano per la prima volta, per esempio sopra un’isoletta nascente, non vi sarà alcuna produzione; ed ogni seme od uovo che vi cada avrà una forte probabilità di prosperare. Sebbene vi abbia sempre la lotta per l’esistenza fra gli individui delle varie specie, per quanto siano scarse, in ogni stagno già occupato, pure essendo piccolo il numero delle specie in confronto di quelle della terra, la concorrenza sarà probabilmente meno severa fra le specie acquatiche che fra le terrestri; per conseguenza una forma venuta dalle acque di un’altra regione avrà maggiore probabilità di stabilirsi nella nuova dimora di quel che non abbiano i coloni terrestri. Fa d’uopo inoltre rammentare che molte produzioni d’acqua dolce sono molto basse nella scala della natura e che vi sono motivi di ritenere che questi esseri inferiori si trasformino o restino modificati meno rapidamente degli esseri elevati; per cui la stessa specie acquatica disporrà di un tempo più lungo per le sue migrazioni. Non dobbiamo poi dimenticare che probabilmente molte specie, anticamente disseminate sopra una immensa estensione continua, siano rimaste estinte nelle regioni intermedie. Ma credo che la vasta distruzione delle piante di acqua dolce e degli animali inferiori, sia che conservino la stessa identica forma, sia che si modifichino di qualche grado, dipenda in principal modo dalla dispersione grande dei loro semi e delle uova fatte dagli animali e più specialmente dagli uccelli d’acqua dolce che hanno molta potenza di volo: i quali naturalmente passano da un bacino d’acqua all’altro.