Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo XI/Giovanni Gonçalves Zarco e Tristano Vaz Teixeyra
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61. Giovanni Gonçalvez Zarco e Tristano Vaz Teixeyra. — Il celebre storico portoghese Giovanni di Barros ci informa che si fu appunto dopo la presa di Ceuta (anno 1415) che l’infante D. Enrico, avendo ottenuto dagli Arabi molte informazioni sull’interno del paese, risolvette la conquista della Guinea: «Egli cominciò a mettere in esecuzione questo progetto mandando ogni anno due o tre navi alla scoperta delle coste al di là del capo Non, ultimo termine delle terre conosciute raggiunto dagli Spagnuoli nelle loro navigazioni in quella regione dell’Atlantico. Ma le navi che, questa volta e altre, erano state allestite a questo scopo, non scopersero che sino al capo Bojador situato a circa sessanta leghe al di là del capo Non; e tutte si erano arrestate a quel promontorio senza che alcuno si arrischiasse ad oltrepassarlo».
Due giovani cavalieri, Giovanni Gonçalvez Zarco e Tristano Vaz Teixeyra, ebbero il coraggio di tentare, per primi, questa impresa giudicata comunemente come tanto pericolosa; ma, prima di giungere alla costa africana, dice il citato storico, furono assaliti da una tempesta e dai venti contrari con tanta violenza, che la loro piccola nave, perduta nel seno di un mare agitatissimo, si trovò sbalzata qua e là al capriccio delle onde, senza che ai naviganti fosse dato di conoscere dove si trovassero, giacchè i marinai portoghesi di quel tempo non erano capaci di dirigersi sicuramente in alto mare, e la loro scienza nautica si limitava a un cabotaggio sempre in vista della costa. Finalmente cessò la tempesta, ed ebbero la buona sorte di scorgere un’isola, che essi chiamarono Porto Santo parendo loro che il sommo Iddio li avesse condotti a quella scoperta non solo per la loro salute, ma eziandio per il bene del loro paese, tanto favorevoli erano l’aspetto e la posizione dell’isola, ed anche perchè gli abitanti non erano selvaggi come quelli delle Canarie»1.
Il risultamento di questa prima spedizione si riduceva a ben poca cosa: tuttavia pare che esso non fosse giudicato di piccola importanza, giacché i due navigatori furono al ritorno (a. 1419) ricevuti dall’Infante con manifesti segni di soddisfazione, ed anzi furono incaricati di una nuova spedizione composta di tre caravelle, e destinata a prendere possesso della terra nuovamente scoperta.
Nel principio dell’anno 1420 le tre navicelle giunsero a Porto Santo. E quivi i navigatori ebbero occasione di notare, nella direzione di mezzogiorno, un fenomeno che risvegliò fortemente la loro attenzione per la sua grande regolarità. Alcun tempo prima del levar del Sole cioè, si innalzavano dal mare densi strati di vapore i quali, giunti ad altezza considerabile, rimanevano stazionari sino al cader del giorno. Tanta era l’ignoranza di quei tempi che sul principio i Portoghesi attribuirono quel giornaliero fenomeno alla vicinanza delle regioni infernali; ma a poco a poco si confermarono nella idea che si trattasse di un’altra isola più grande e più importante di Porto Santo, forse anche del principio di un continente, o altrimenti di una parte dell’Africa. Valendosi del primo vento favorevole, essi si diressero pertanto verso mezzodì, e, di mano in mano che procedevano innanzi, sempre più ebbero a convincersi che si trattava realmente di un’altra terra. Finalmente vi approdarono, e furono talmente colpiti dalla ricca e splendida vegetazione forestale, che dalle cime delle montagne si estendeva sino alle rive stesse del mare, che essi diedero alla nuova isola il nome Madeira che significa bosco. Secondo un’altra relazione, Zarco aveva dato all’isola il nome della sua nave (S. Lorenzo) e fu invece D. Enrico che le impose quello di Madeira sinonimia portoghese del nome italiano Legname segnato sulle carte italiane che egli ben conosceva2.
Note
- ↑ Barros, Dec. I, Lib. I, Cap. II.
- ↑ Nella storia della colonizzazione di Porto Santo tiene un posto distintissimo Bartolomeo Perestrello, appartenente a nobile ed antica famiglia di Piacenza, nato in Lisbona verso l’anno 1400. Uomo assai versato nelle cose di mare e studiosissimo delle discipline cosmografiche e della cartografia, il Perestrello è ricordato con onore da Fernando Colombo, da Giovanni Barros e da Bartolomeo de Las Casas.