Pagina:Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi.djvu/18: differenze tra le versioni

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il nostro Chiarito<ref>Chiarito, ''Comento istorico-critico diplomatico sulla costit. di Federico II'', ecc. Part. 2, cap. 5, pag. 111.</ref> e più diffusamente il Fusco<ref>Salvat. Fusco, ''Dissert. sul ducato di re Ruggieri''. Napoli 1812.</ref> il Minervini<ref>Giul. Minervini, ''Graecum diploma ἁνὲκδοτον etc. cui acceda excursus de auri Tarenis'', etc. Neap. 1838.</ref> il Capialbi<ref>Cav. Vito Capialbi, ''Sulla moneta battuta in Catanzaro il'' 1528, a pag. 8 seg. — Messina 1839.</ref> ed altri. Ma il Muratori credette meglio a passarsene sotto silenzio<ref>{{AutoreCitato|Muratori}}. ''Dissert. sopra le Antichità Italiane''. Tom. 2, dissert. 28.</ref>. Sembra però a bastanza verisimile che i nostri tarèni d’oro, eccetto il peso, poco o nulla differenziavano da quelli di argento per la lor forma, leggenda e fattura; e principalmente per la piccola croce contrassegnata nel centro dell’area e da ambe le facce. Tale nostra opinione ha fondamento bastevole nelle seguenti parole, espresse in una pergamena dell’archivio badiale Cavense, in cui si dice ''Landonius et eius heredes dent illi homini, cui ipsa charta in manu paruerit quinquaginta solidos, quorum quisque habeat AURI TARENOS bonos Amalfitane monete in quibus CRUX FORMATA pareat''<ref>Archiv. Cavens., arc. 101, n.° 272.</ref>.
<span class="SAL">18,4,Acul reip</span>il nostro Chiarito<ref>Chiarito, ''Comento istorico-critico diplomatico sulla costit. di Federico II'', ecc. Part. 2, cap. 5, pag. 111.</ref> e più diffusamente il Fusco<ref>Salvat. Fusco, ''Dissert. sul ducato di re Ruggieri''. Napoli 1812.</ref> il Minervini<ref>Giul. Minervini, ''Graecum diploma ἁνὲκδοτον etc. cui acceda excursus de auri Tarenis'', etc. Neap. 1838.</ref> il Capialbi<ref>Cav. Vito Capialbi, ''Sulla moneta battuta in Catanzaro il'' 1528, a pag. 8 seg. — Messina 1839.</ref> ed altri. Ma il Muratori credette meglio a passarsene sotto silenzio<ref>{{AutoreCitato|Muratori}}. ''Dissert. sopra le Antichità Italiane''. Tom. 2, dissert. 28.</ref>. Sembra però a bastanza verisimile che i nostri tarèni d’oro, eccetto il peso, poco o nulla differenziavano da quelli di argento per la lor forma, leggenda e fattura; e principalmente per la piccola croce contrassegnata nel centro dell’area e da ambe le facce. Tale nostra opinione ha fondamento bastevole nelle seguenti parole, espresse in una pergamena dell’archivio badiale Cavense, in cui si dice ''Landonius et eius heredes dent illi homini, cui ipsa charta in manu paruerit quinquaginta solidos, quorum quisque habeat AURI TARENOS bonos Amalfitane monete in quibus CRUX FORMATA pareat''<ref>Archiv. Cavens., arc. 101, n.° 272.</ref>.


De’ soldi d’oro, creduti immaginari<ref>Salv. Fusco, ''Dissert. sul ducato di re Ruggieri'', pag. 4.</ref>, ripetutamente
De’ soldi d’oro, creduti immaginari<ref>Salv. Fusco, ''Dissert. sul ducato di re Ruggieri'', pag. 4.</ref>, ripetutamente