Pagina:Il piacere.djvu/281: differenze tra le versioni
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<span class="SAL">281,4,Micione</span>poichè sentivo che non avrei potuto regger più oltre. |
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Egli tacque. Poi, con una sicurezza che mi stupì, disse a Francesca: |
Egli tacque. Poi, con una sicurezza che mi stupì, disse a Francesca: |
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― Peccato che tu non sia venuta! Era un incanto.... |
― Peccato che tu non sia venuta! Era un incanto.... |
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E seguitò a parlare, francamente, semplicemente, come se nulla fosse accaduto; anzi con una certa |
E seguitò a parlare, francamente, semplicemente, come se nulla fosse accaduto; anzi con una certa gaiezza. E io gli ero grata della dissimulazione che pareva mi salvasse, poichè certo, se avessi dovuto io parlare, mi sarei tradita; e il silenzio d’ambedue sarebbe stato forse per Francesca sospetto. |
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Incominciò, dopo qualche tempo, la salita verso Schifanoja. Nella sera, che immensa malinconia! Il primo quarto della luna brillava in un ciel delicato, un po’ verde, ove i miei occhi, forse i miei occhi soltanto, vedevano ancora una lieve apparenza di roseo, del roseo che illuminava gli stagni, là giù, nella foresta. |
Incominciò, dopo qualche tempo, la salita verso Schifanoja. Nella sera, che immensa malinconia! Il primo quarto della luna brillava in un ciel delicato, un po’ verde, ove i miei occhi, forse i miei occhi soltanto, vedevano ancora una lieve apparenza di roseo, del roseo che illuminava gli stagni, là giù, nella foresta. |