Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/156: differenze tra le versioni
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<section begin=s1/>Boccaccio'' - Tu ti diletti da ben dire. |
{{RigaIntestazione|||}}<section begin=s1/><span class="SAL">156,3,Aubrey</span>''Boccaccio'' - Tu ti diletti da ben dire. |
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''Lisa'' - Mi venga la morte, se non ispasima di favellarvi. |
''Lisa'' - Mi venga la morte, se non ispasima di favellarvi. |
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''Boccaccio'' - Chi è gentile, il dimostra. |
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''Boccaccio'' - |
''Boccaccio'' - Chi è gentile, il dimostra. |
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''Boccaccio'' - Che brava appariscenzia! |
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''Lisa'' - Il vostro è sì dolce che si appicca alle labbra. Eccola corrervi incontro a braccia aperte.» |
''Lisa'' - Il vostro è sì dolce che si appicca alle labbra. Eccola corrervi incontro a braccia aperte.» |
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Le cortigiane sono il suo tema favorito. La sua Angelica è il tipo di tutte le altre. E la sua Nanna è la maestra del genere. |
Le cortigiane sono il suo tema favorito. La sua Angelica è il tipo di tutte le altre. E la sua Nanna è la maestra del genere. |
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Questa è la commedia che poteva produrre quel secolo, l’ultimo atto del ''Decamerone'', un mondo sfacciato e cinico, i cui protagonisti sono cortigiani e cortigiane, e il cui centro è la corte di Roma, segno a’ flagelli dell’uomo, che nella sua rocca di Venezia erasi assicurata l’impunità. |
Questa è la commedia che poteva produrre quel secolo, l’ultimo atto del ''{{TestoCitato|Il decamerone|Decamerone}}'', un mondo sfacciato e cinico, i cui protagonisti sono cortigiani e cortigiane, e il cui centro è la corte di Roma, segno a’ flagelli dell’uomo, che nella sua rocca di Venezia erasi assicurata l’impunità. |
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Secondo una tradizione popolare molto espressiva Pietro morì di soverchio ridere, come morì Margutte, e come moriva l’Italia. |
Secondo una tradizione popolare molto espressiva Pietro morì di soverchio ridere, come morì Margutte, e come moriva l’Italia. |
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{{Centrato|{{x-larger|XVI. |
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XVI |
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TORQUATO TASSO |
{{AutoreCitato|Torquato Tasso|TORQUATO TASSO}}.}}}} |
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L’ |
L’{{AutoreCitato|Ariosto}}, il {{AutoreCitato|Machiavelli}}, l’{{AutoreCitato|Aretino}} sono le tre forme dello spirito italiano a quel tempo un’immaginazione serena e artistica, che si sente pura immaginazione e beffa se stessa; un intelletto adulto, che dà bando alle illusioni dell’immaginazione e del sentimento, e t’introduce<section end=s2/> |