Storia segreta/Capo XXVII: differenze tra le versioni

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Ciustininno ruina i causidici, i medici, i maestri delle arti liberali. Rapisce alle citta i fondi destinati alla istruzione, aiV ornato pubblico, e agli spettacoli. Questi pure sopprime in Costantinopoli. Toglie ai popoli i vantaggi soliti a trarsi per le largizioni ai nuovi consoli, Affama quello di Costantinopoli, e gli fa mancar V acqua. Tratta i poveri di Roma e di Alessandria colla stessa sevizie. Iniquità di Alessandro Foìficola, e di Efesto.
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Ciustininno''Giustiniano ruina i causidici, i medici, i maestri delle arti liberali. Rapisce alle citta i fondi destinati alla istruzione, aiV ornato pubblico, e agli spettacoli. Questi pure sopprime in Costantinopoli. Toglie ai popoli i vantaggi soliti a trarsi per le largizioni ai nuovi consoli, Affama quello di Costantinopoli, e gli fa mancar V acqua. Tratta i poveri di Roma e di Alessandria colla stessa sevizie. Iniquità di Alessandro FoìficolaForficola, e di Efesto.''
 
Come poi Costantinopoli e le altre città Giustiniano spogliasse de’ loro principali ornamenti, sono ora per dire.
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Fra i causidici di Alessandria era un certo Efesto, il quale entrato prefetto, con crudele severità compresse bensì la plebe sediziosa, ma i cittadini ridusse a calamitoso stato. Imperciocché costui, messo in monopolio ogni genere di cose venali in tutte le piazze della città, escludendo gli altri venditori, e a sé stesso unicamente il diritto riserbaudo delle vendite , ad arbitrio della prefettura inoltre fissò i prezzi. Somma fu quindi la penuria che delle cose necessarie la città patì ; e a’ poveri mancarono i generi, che innanzi a vilissimo prezzo vendevansi; e spezialmente li oppresse la carestia del pane. Di che la cagione era, che fattosi egli il solo che potesse trar frumento dall’ Egitto, non lasciando agli altri di poterne comprare nemmeno un medinno, il pane tariffò secondo che la sua cupidigia gl’ inspirava. In breve tempo adunque acquistossi grandi ricchezze, e diede occasione all’Imperadore di fare altrettanto. Mentre poi il popolo alessandrino per paura contenevasi dal mormorare apertamente di queste iniquità, Giustiniano giulivo delle continue spedizioni di denaro che Efesto gli faceva, colui solo amava. Per vie meglio poi assicurarsi della grazia dell’Imperadore, ecco cosa inoltre quel briccone immaginò. Diocleziano avea ordinato che ogni anno fosse in favore de’ poveri distribuita al popolo alessandrino una grande quantità di frumento, la quale da quel tempo in poi ripartita fra loro, anche di presente era trasmessa a’ posteri. Ora Efesto ordinò che ne’ granai pubblici si mettessero i due milioni di medinni, che doveano servire ai poveri, rappresentando all’ Imperadore, che gli Alessandrini se gli aveano senza ragione appropriati contro gl’interessi dello Stato. L’Imperadore confermò coll’ autorità sua il fatto ; e sempre più caro ebbe Efesto. Ognuno intanto può figurarsi come gli Alessandrini, che in quella distribuzione di frumento mettevano tutta la speranza della sussistenza loro, tratti in tanta necessità sentissero quella crudele sevizie.
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