Divina Commedia/Purgatorio/Canto XVI: differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Divina Commedia/Purgatorio|Purgatorio]]Canto sedicesimo|prec=../Canto XV|succ=../Canto XVII}}
''Canto XVI, dove si tratta del sopradetto terzo girone e del purgare la detta colpa de
▲''Canto XVI, dove si tratta del sopradetto terzo girone e del purgare la detta colpa de l'ira; e qui Marco Lombardo solve uno dubbio a Dante.''
<poem>
Buio
non fece al viso mio sì grosso velo
come quel fummo
né a sentir di così aspro pelo, {{r|6}}
che
onde la scorta mia saputa e fida
mi
Sì come cieco va dietro a sua guida
per non smarrirsi e per non dar di cozzo
in cosa che
ascoltando il mio duca che diceva
pur: "Guarda che da me tu non sia mozzo". {{r|15}}
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Io sentia voci, e ciascuna pareva
pregar per pace e per misericordia
Pur
una parola in tutte era e un modo,
sì che parea tra esse ogne concordia. {{r|21}}
"Quei sono spirti, maestro,
e
"Or tu chi
e di noi parli pur come se tue
partissi ancor lo tempo per calendi?". {{r|27}}
Così per una voce detto fue;
onde
e domanda se quinci si va sùe". {{r|30}}
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"Io ti seguiterò quanto mi lece",
rispuose; "e se veder fummo non lascia,
Allora incominciai: "Con quella fascia
che la morte dissolve men vo suso,
e venni qui per
E se Dio
tanto che vuol
per modo tutto fuor del moderno uso, {{r|42}}
non mi celar chi fosti anzi la morte,
ma dilmi, e dimmi
e tue parole fier le nostre scorte". {{r|45}}
"Lombardo fui, e
del mondo seppi, e quel valore amai
al quale ha or ciascun disteso
Per montar sù dirittamente vai".
Così rispuose, e soggiunse: "
che per me prieghi quando sù sarai". {{r|51}}
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Prima era scempio, e ora è fatto doppio
ne la sentenza tua, che mi fa certo
qui, e altrove, quello
Lo mondo è ben così tutto diserto
e di malizia gravido e coverto; {{r|60}}
ma priego che
sì
ché nel cielo uno, e un qua giù la pone". {{r|63}}
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Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto
{{§|lume v'è dato a bene e a malizia|lume v'è dato a bene e a malizia}}, {{r|75}}
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A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che
Però, se
in voi è la cagione, in voi si cheggia;
e io te ne sarò or vera spia. {{r|84}}
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che piangendo e ridendo pargoleggia, {{r|87}}
salvo che, mossa da lieto fattore,
volontier torna a ciò che la trastulla. {{r|90}}
Di picciol bene in pria sente sapore;
quivi
se guida o fren non torce suo amore. {{r|93}}
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per che la gente, che sua guida vede
pur a quel ben fedire
di quel si pasce, e più oltre non chiede. {{r|102}}
Ben puoi veder che la mala condotta
è la cagion che
e non natura che
Soleva Roma, che
due soli aver, che
facean vedere, e del mondo e di Deo. {{r|108}}
col pasturale, e
per viva forza mal convien che vada; {{r|111}}
però che, giunti,
se non mi credi, pon mente a la spiga,
In sul paese
solea valore e cortesia trovarsi,
prima che Federigo avesse briga; {{r|117}}
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or può sicuramente indi passarsi
per qualunque lasciasse, per vergogna,
di ragionar coi buoni o
Ben
che Dio a miglior vita li ripogna: {{r|123}}
Currado da Palazzo e
e Guido da Castel, che mei si noma,
francescamente, il semplice Lombardo. {{r|126}}
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cade nel fango, e sé brutta e la soma". {{r|129}}
"O Marco mio",
e or discerno perché dal retaggio
li figli di Levì furono essenti. {{r|132}}
Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
in rimprovèro del secol selvaggio?". {{r|135}}
"O tuo parlar
rispuose a me; "ché, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta. {{r|138}}
Per altro sopranome io nol conosco,
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco. {{r|141}}
Vedi
già biancheggiare, e me convien partirmi
(
Così tornò, e più non volle udirmi.
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[[cs:Božská komedie/Očistec/Zpěv šestnáctý]]
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