Rime (Guittone d'Arezzo)/Ora che la freddore: differenze tra le versioni

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tutto che perta e danno
e travaglio ed affanno
vegname d'onned’onne parte;
{{R|10}}ma per forza sen parte.
Quand'omoQuand’omo ha 'n’n suo piacere
tempo, stagione e loco,
mester faceli poco
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per mantenersi a bene;
e cento tanti tene
pregio nochier, ch'ach’a torto
{{R|20}}vento acquista bon porto.
S'eoS’eo per forza de core,
contra de tutta noia,
prendo e ritegno gioia
e canto ora in favore
{{R|25}}d'onned’onne sconfortato omo,
che conforti! e mir'comomir’como
val meglio esser gaudente
non avendo neente,
ch'averch’aver lo secol totto
{{R|30}}dimorando a corrotto.
Piangendo e sospirando
non acquista l'oml’om terra,
ma per forza di guerra
saggiamente pugnando.
{{R|35}}E quello è da laudare
che se sa confortare
dov'altr'omdov’altr’om sconforti;
ma che prodezza porti
sì che 'n’n bon stato torni,
{{R|40}}non che dorma e sogiorni.
Conforti ogn'omoogn’omo e vaglia;
ché per valor convene
che di mal torni a bene
e, s'ès’è 'n’n basso, che saglia;
{{R|45}}che 'n’n dannaggio om valente
non fu mai lungiamente,
perché non vol d'und’un danno
far due, ma grande affanno
metter, como quell'onoquell’ono
{{R|50}}torni per forza a bono.
Perfetto om valoroso
de'de’ fuggir agio e poso;
e giorno e notte affanno
seguir, cessando danno,
{{R|55}}e prender pregio e prode;
e sì detto è l'oml’om prode.
Ser Orlando da Chiuse,
in cui già mai non pose
perduta disconforto,
{{R|60}}se 'l’l tempo è stato torto,
par che dirizzi aguale;
per che parrà chi vale.