Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera seconda: differenze tra le versioni

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Non ve l'ho detto nella mia precedente, che sospettava essere stato [[:w:Ercolano|Ercolano]] sotterrato non da una pioggia di [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], lanciate per aria dal [[:w:Vesuvio|Vesuvio]] nell'anno 79, ma da qualche [[:w:alluvione|alluvione]], che vi strascinò sopra materie precedentemente eruttate dal volcano, siccome avvenne a [[:w:Pompei|Pompei]]?
 
La mia gita del dì 26 del passato Ottobre nel tanto rinomato [[:w:Ercolano|Ercolano]], ha messo fuor di dubbio, e dimostrato solido il mio sospetto, ''e da questo giorno''
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{{Indent|0|dice così<ref>''L'affreuse éruption du Vésuve, qui engloutit cette ville avec d'autres de la Campanie, est une époque bien célèbre dans l'histoire: on la date la première année de l'Empereur Titus, et la 79<sup>e</sup> de l'Ère Chrétienne''</ref>: «La terribile eruzione del Vesuvio, che inghiottì questa città con altre nella Campania, costituisce un'epoca assai celebre nella storia: quest'epoca incomincia dall'anno primo dell'[[Tito (imperatore romano)|Imperatore Tito]], e dal 79 dell'Era Cristiana».}}
 
Termina, secondo la mia scoperta, nel 1810 di [[:w:Gesù Cristo|Gesù Cristo]], 59 dell'[[:w:Augusto (titolo)|Augusto]] nostro [[:w:Re di Napoli|Sovrano]] [[:w:Ferdinando IV di Napoli|Ferdinando {{Sc|IV}}]].
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Il celebre [[:w:Alessio Simmaco Mazzocchi|Canonico Mazzocchi]], chiamato dall'[[:w:Académie française|Accademia di Parigi]] ''miracolo di tutta l'Europa letteraria'', esprime la sua opinione intorno alla distruzione d'Ercolano, originata dal Vesuvio, nella seguente [[:w:epigrafia latina|iscrizione]], da lui fatta ad uno dei belli cavalli della [[:w:quadriga|quadriga]], dispersa tra le ruine del teatro. Questo cavallo è ora nel [[:w:Chiostro del Salvatore|Palazzo Regio degli studj]] di Napoli, dove ho copiato l'[[:w:iscrizione latina|iscrizione]] qui appresso, che si legge nel [[:w:Piedistallo|piedestallo]], sul quale il cavallo è messo. Or il Mazzocchi non avrebbe cosi scritto, se non fosse stato intimamente persuaso del fatto, giusta il sentimento di tutti gli altri autori.
 
«Ecco che per cura Regia, e maestrevolmente connessi insieme i molti membri, ne' quali a guisa di [[:w:Apsirto|Assirto]], il Vesuvio mi ruppe, son io soltanto l'avanzo della splendidissima quadriga di bronzo, infranta e sparpagliata con i suoi cavalli che vi erano una volta legati»<ref>{{Centrato|{{Sc|ex quadriga aenea splendidissima<br/>cum suis jugalibus<br/>comminuta ac dissipata<br/>superstes ecce ego unus resto<br/>nonnisi regia cura<br/>repositis apte sexcentis<br/>in quae vesuvius me [[:w:Apsirto|absyrti]] instar<br/>discerpserat membris}}}}</ref>.
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{{Indent|0|è quella della riempitura e del sotterramento delle tre città [...] La copritura delle medesime, non è accaduta, siccome generalmente si crede, per opera d'un torrente di [[:w:Lava|lava]], ma da ceneri e pietre pomici, le quali in gran quantità caddero dall'aria a guisa di neve»}}
 
Ciò mi sorprende, poiché il [[:w:Johann Jacob Ferber|signor Ferber]] mineralogista tedesco scrive da Napoli. Non sembra potersi dire, che tra tante migliaia di naturalisti e forestieri, che han visitato Pompei ed Ercolano, non vi sia stato un solo, avvezzo alle osservazioni geologiche? Infatti se qualcheduno di costoro avesse sospettato la distruzione ed il sotterramento di queste due città ''per opera delle alluvioni, lo avrebbe scritto, e non avrebbe tacciuto sicuramente''. Soprattutto mi sorprende il silenzio de' signori [[:w:Déodat de Dolomieu|Dolomieu]], [[:w:Giuseppe Gioeni|Gioeni]], [[:w:Alberto Fortis (scienziato)|Fortis]], [[:w:Giuseppe Vairo|Vairo]], [[:w:Giovanni Maria Della Torre|della Torre]], [[:w:Scipione Breislack|Breislak]], Vargas, [[:w:G. Thomson|Thomson]], [[:w:Filippo Cavolini|Cavolini]], e particolarmente de' nostri mineralogisti [[:w:Giuseppe Melograni|Melograni]], Savarese, e [[:w:Giuseppe Raimondini|Ramondini]], i quali han viaggiato tanto per le miniere della [[:w:Germania|Germania]] e dell'[[:w:Inghilterra|Inghilterra]]. Devo, poi, a questo proposito, osservare, che dopo alcuni sguardi gittati sul terreno di Pompei nella prima volta che vi fui, conobbi esser questo un [[:w:Pianura alluvionale|terreno d'alluvione]], e mi avvidi della falsità del tanto rinomato punto istorico; che prima di andare in Ercolano, feci, dall'analogia, deduzione, essere stata questa città seppellita dalle acque e non già dal fuoco, ciò che ritrovai vero nel luogo; e che, finalmente, le mie osservazioni ne' sotterranei d'Ercolano, mi fecero, ritrovandomi sotterra, tirare la conseguenza, dover essere un terreno d'alluvione tutto il circondario esteriore di
 
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Ma questo monte è, precisamente, quello ch'io chiamo ''monte d'alluvione volcanico'', in cui non vi è un sol [[:w:atomo|atomo]] di [[:w:lava|lava]], come dirò in seguito.
 
Gli [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici Ercolanesi]] inoltre (ed io nel citare quest'illustre Società di letterati, i quali hanno sicuramente scartabellato quanto è stato scritto su quest'argomento, do la dimostrazione dell'opinione generale di tutti gli altri scrittori, analoga a quella degli autori riferiti finora, poiché se altri avesse scritto altrimenti e ragionevolmente intorno alla distruzione e sotterramento delle due nostre rinomate città, i detti Accademici lo avrebbero senza dubbio riferito) sono perfettamente d'accordo con tutti gli altri autori intorno alla distruzione di Pompei. Infatti i signori [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici]] credono, che fu questa città sotterrata dalla pioggia di [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], lanciate per aria dal Vesuvio nell'anno 79; ma riguardo alla desolazione d'Ercolano i detti Accademici si sono appartati dall'opinione comune, e ne hanno pubblicata un'altra, che per rispetto non voglio confutare, ma che disgraziatamente si ritrova abbattuta dalla mia scoperta.
 
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{{Indent|0|mi contento d'indicare qui le pagine dalle quali risulta, secondo lui, la distruzione delle due città per opera del fuoco, ossia del Vesuvio. Queste pagine sono la 6. 10. 12. 22. 24. 25. 26. 25. 26. 26. 28. 29. 29. 39. 40. 65. 103. 120. 167. 188. 189. <!--l'elencazione doppia di alcune pagine appartiene già all'originale-->}}
 
[[:w:Giovanbattista Gagliardo|Giovanbattista Gagliardo]] (''Atti del [[:w:Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli|Real Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali]] di [[:w:Napoli|Napoli]] Tom. 1. fol. pag. 301.'') socio ordinario dell'Istituto, nella sua memoria ''sull'agricoltura Ercolanese'', letta nell'adunanza de' 12 Aprile 1810, parla così «Il Vesuvio colla terribile eruzione del 79, che come ognuno sà<!--accentato nell'originale-->, costò la vita a [[:w:Plinio il Vecchio|Plinio]], seppellì di terra volcanica, detta pozzolana bianca la città d'Ercolano, e copri di altra terra volcanica, detta lapillo, le città di Pompei e [[:w:Stabiae|Stabia]].»
 
Ecco dunque che gli autori, nostri contemporanei, ed i dotti Accademici, i quali hanno approvata e pubblicata la memoria del [[:w:Giovanbattista Gagliardo|Sig. Gagliardo]], sono tutti nell'istesso errore, siccome erroneamente pensano ancora tutti gli altri letterati viventi di questa capitale, i quali nel sentire la mia opinione sì sono rivoltati contro di me.
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Si riduce oggi il rinomato Ercolano al solo teatro, in gran parte scavato bensì, ma esistente ancora sotterra, sul quale sono stati fatti da sopra Resina degli scavamenti, cioè un pozzo perpendicolare, che cade sopra de' gradini, su de' quali il popolo spettatore sedea una volta (in guisa che oggi bisogna discendere, dove prima si perveniva ascendendo, una gran scala, e delle grotte, le quali conducono ne' corridoi, ne' [[:w:Vomitorium|vomitorj]], nel proscenio, dietro il teatro, ed in varie parti di quest'edificio. Gli [[:w:Scavo (archeologia)|scavamenti]] suddetti formano una specie di [[:w:Labirinto|laberinto]], e non mostrano, che alcune parti del teatro. Ho già indicato che il masso, che lo cuopre ha circa 60 piedi di spessezza, incominciando dal piano inferiore del [[:w:Proscenio|proscenio]], ch'è quello della città distrutta, sino al suolo superiore, sul quale si vede oggi edificata Resina. La sommità, nulladimeno, del teatro si ritrova assai più giù a questo suolo, giacendo circa 30 piedi sotterra.
 
Come è stato scritto tante volte ch'Ercolano fu coperta da una pioggia di ceneri, l'altezza per l'appunto del teatro, ch'è di circa 30 piedi (alla quale metto eguale quella eziandio degli altri edifici, ciò ch'è vantaggioso per gl'istorici riguardo alla pioggia delle ceneri) è quella, che deve indicare il sotterramento della città all'epoca del 79, se cioè fu essa distrutta nel tempo di Tito. Vale a dire che questa altezza dovrebbe essere ''interamente ripiena di [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]]''. Tutto il dippiù del masso, che giace al disopra del teatro, dal cornicione
 
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{{Indent|0|d'un masso pietroso e terroso di 60 piedi in circa fatto da strati, messi l'uno sopra dell'altro. Non vorrei che alcuno mi dicesse, che gli antichi non sapevano distinguere il lapillo di pomice e di lava dalle [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], per persuadermi ch'essi intendean il primo, allorché parlavano delle seconde. Ciò sarebbe supporli troppo ignoranti; ma l'uomo il più idiota d'ogni secolo non potrebbe, alla vista di queste due sostanze, confonderle tra loro.}}
 
Che diremo, dunque, agl'istorici ritrovando sulle due città due coperture, che sono tutte e due diverse da una terza, colla quale le voglion essi distrutte? Che diremo, cioè, ritrovando lapillo sopra Pompei, e niente di questa sostanza sopra Ercolano, quando gl'istorici ci dicono che le due città furono seppellite da una pioggia di ceneri volcaniche? Dunque, io conchiudo, non fu la pioggia delle ceneri, che distrusse Ercolano e Pompei. Dunque non fa l'eruzione del 79. Dunque questi due sotterramenti non accaddero all'istess'epoca. Dunque l'epoca è incerta. Dio sà<!--accentato in originale--> quando seguirono queste due desolazioni! Dio sà<!--accentato in originale--> quanto tempo l'una avvenne dopo dell'altra! Forse la cagione che distrusse Pompei, fu diversa da quella, che atterrò Ercolano. Difatti in Ercolano, ch'io credo distrutto non da alluvione alcuna, come Pompei (quantunque le alluvioni avessero poi sotterrato anche Ercolano) non si sono ritrovati scheletri affatto, come in Pompei. Or la mancanza degli scheletri nelle rovine d'Ercolano, e la presenza di questi in quelle di Pompei, indicano per l'appunto la diversità del tempo, e della causa della distruzione delle due città, non ostante
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{{Sc|quinta specie}}. Aggregato argilloso-calcare effervescente. Ha un colore grigio di cenere, e si stritola in polvere tra le dita. Giace al disotto del precedente, osservandosi allorché dal gran pozzo si scende giù per li gradini del teatro.
 
{{Sc|sesta specie}}. Limo siliceo-argilloso, non effervescente. Ha un colore grigio di cenere, e si riduce in polvere tra le dita. Giace al disotto del precedente, che anzi vi è un passaggio dall'una specie all'altra, con materia di ''transizione'' intermedia. Intanto la natura silicea di questo strato, diversa dal precedente, dimostra che questi due strati appartengono a due genesi diverse, cioè a due alluvioni, accadute in due epoche differenti. Forse potrà venire in testa a qualcheduno di prendere questa specie e la precedente per le [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]] dell'eruzione del 79. Ma basta confrontare le due specie divisate colle ceneri volcaniche, per rilevare subito la differenza enorme, che passa tra loro. Queste due specie, infatti, dimostrano non solo essere state stemperate e travagliate dalle acque, ma che nella mescolanza di esse entra della terra, che ha servito alla vegetazione. La montagna detta del ''Salvatore'' sulle falde del Vesuvio, dove si ritrova l'eremitaggio, è assolutamente opera delle alluvioni. Tal è similmente la falda di ''[[:w:Monte Somma|Somma]]'', contigua al così detto fosso grande, ciò che nessuno scrittore del Vesuvio ha osservato finora. Or queste due vaste montagne
 
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{{Indent|0|di alluvione, sulle quali lussureggian alberi, viti, ed erbe, sono quasi interamente fatte dalle stesse materie d'Ercolano, descritte nella specie quinta e sesta. Degli strati di lapillo, che s'incontrano nelle montagne di alluvione di [[:w:Monte Somma|Somma]] e del [[:w:Vesuvio|Vesuvio]]; ed un'infinità di pezzi di lava, di pietra calcare, e di altre rocce primitive, che si veggon incastonati nel masso di dette montagne, dimostrano essere state queste formate dalle acque. La specie, quindi, precedente e la presente sono il risultato delle alluvioni, ciò che indipendentemente dalla natura del masso, che cuopre Ercolano, è provato anche dall'analogia. Giova, poi, far qui parola della posizione di queste due specie, per dedurne la falsità dell'avvedimento raccontato dalla storia, volendole, cioè, supporre [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]]. Questi due strati, dunque, si ritrovano tra il tufo volcanico, ch'è al disotto, e la breccia volcanica, che giace al disopra degli strali in quistione, i quali occupano quasi la parte media dell'altezza del teatro. Ammessa, quindi, una pioggia di ceneri volcaniche, caduta nel 79 sopra Ercolano, questa non poté seppellirla affatto, poiché questi strati, che figurano la cenere, giusta la supposizione suddetta, non occupano tutta l'altezza del teatro, ossia l'altezza della città, che dovrebbe ritrovarsi coperta da queste sostanze. Dippiù se questi due strati giaccion in mezzo ad altri, e quasi nella parte media dell'altezza del teatro, bisogna dire che gli strati inferiori, che sono al disotto, furono fatti prima del 79, per la ragione, che non son essi di cenere volcanica. Ma in questi strati inferiori, che sono al disotto, s'incontrati seppellite}}
 
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{{Indent|0|l'intera altezza del teatro, il quale è al livello del mare, dovrebbe ritrovarsi formata e ripiena da [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], ma ciò non si verifica affatto; poiché il masso, che riempie l'altezza del teatro è composto da un tufo argilloso volcanico ''non effervescente'' (specie 3.), da una breccia volcanica (specie 4.), da un. aggregato calcare-argilloso ''effervescente'' (specie 5.), da un limo siliceo-argilloso ''non effervescente'' (specie 6.), da un tufo calcare volcanico ''effervescente'' (specie 7.), da un limo argilloso-siliceo ''non effervescente'' (specie 8.), e da una marna calcare ''effervescentissima'' (specie 9.). Tutte queste sostanze giacciono giusta l'ordine qui notato; incominciando, cioè, dal tufo (specie 3.), che scende dalla scala sino al disotto del cornicione del teatro. Or come spiegare tante genesi, diverse tra loro [[:w:geognosia|geognosticamente]] e chimicamente per mezzo d'una pioggia di ceneri? Come spiegare la regolarità d'ogni strato? Non si dovrebbero ritrovare tutte le dette materie. mischiate disordinatamente ed alla rinfusa, se fossero cadute dall'aria? Non si dovrebbero ammettere, pel sotterramento d'Ercolano, reiterate e consecutive piogge, lanciate dal Vesuvio, una, cioè, di tufo, un'altra di brecce volcaniche, una terza di aggregato calcare, una quarta di limo siliceo etc., per spiegare cosi la regolarità degli strati che cuoprono la città, e la diversa natura de' loro principj componenti? Ma non sarebbe, con ciò, appartarsi dalla storia, che parla della sola pioggia di cenere del 79, alla quale soltanto attribuisce la desolazione d'Ercolano e di Pompei nel solo corso d'una giornata? Come potea seguire il}}
 
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{{indent|0|si conservano nel [[:w:Museo di mineralogia (Napoli)|Real Museo]], per convincermi del suo assunto; ma non fu esibito vetro alcuno. Or io feci subito rilevare, che la pretesa fusione per cagione del fuoco volcanico, non era altro, se non che una semplice [[:w:Ossido di ferro|ossidazione del ferro]], fatta dall'aria e dall'acqua. E poi, io dicea, il [[:w:Ferro battuto|ferro martellato]], che senza addizione è infusibile ne' fuochi i più forti, come potea restar fuso dalle [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], ''supposte anche infocate, senza fondamento alcuno?''. Ma avvedutomi d'un pezzo di legname, ch'era ancora attaccato alla toppa d'Ercolano, lo mostrai al mio opponente, che tacque. Riguardo al vetro fuso, cosa potrebbe egli dimostrare, se venisse esibito? Niente altro, che questo vetro fuso fu ritrovato in Ercolano, ma non già che fu fuso dal fuoco del Vesuvio. Ma poi cosa dinota vetro fuso? I vetri non sono tutti fusi? Forse un vetro fuso per la seconda volta? Ma l'arte non rifonde i vetri? Non potea esservi in Ercolano un vetro rifuso dall'arte? Coma và<!--accentato nel testo originale--> poi che il fuoco, il quale bruciò i papiri, il quale fuse il vetro ed il ferro, ed il quale distrusse la città intera, non arse tante [[:w:Alimento|provvisioni da bocca]], ritrovate in Ercolano, e conservate nel Regio gabinetto, come pane, fave, piselli, orzo, fichi, noci, lenticchie, e simili? Del resto queste opposizioni non dimostrano l'intima persuasione, che anzi la caponaggine de' letterati, nostri contemporanei a favore d'un punto classico della storia, ch'io combatto? Era perciò necessario di riferirle, onde trasmettere alla posterità, colla scoperta, 1'opinione del tempo, in cui è stata fatta.}}
 
Abbandoniamo ora per un momento le rovine di
 
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{{Indent|0|[[:w:Pompei|Pompei]] e d'[[:w:Ercolano|Ercolano]]; passiamo altrove, per conoscere gli effetti delle [[:w:alluvione|alluvioni]]; e cerchiamo di rilevare il sotterramento di tanti altri monumenti antichi per opera delle acque, onde accostumarci a riguardare quello delle due antiche città, come un prodotto dell'istessa cagione.}}
 
Sarebbe non finirla mai, se volessi riferire tanti esempi di sotterramenti, fatti dalle alluvioni in tanti luoghi di [[:w:Europa|Europa]]. [[:w:Roma|Roma]], principalmente, ch'è il paese classico de' monumenti antichi, offre da per tutto questi esempj, ed ognuno sà<!--accentato nel testo--> quanti stupendi pezzi di architettura sono stati in varj tempi disotterrati dai terreni di alluvione in quella famosa città, i quali han mirabilmente occupato gli antiquarj, e gli altri scrittori. Mi restringo, quindi, ad accennare qualche cosa più rimarchevole del nostro paese, osservando potersi stabilire per principio, ''che il fato di quasi tutt'i monumenti antichi è quello, di dover restare, finalmente, seppelliti dalle acque''. E di fatti non si parla d'altro giornalmente, che di scavamenti di edificj antichi, e di rimasugli rovinati disotterrati in tutt'i paesi del mondo. Ho fatto rilevare in altri miei scritti, che il famoso [[:w:Anfiteatro campano|anfiteatro ''Campano'']] si ritrova in parte sotterrato dalle terre e pietre, strascinate nella [[:w:Pianura Campana|pianura]] di [[:w:Santa Maria Capua Vetere|S. Maria di Capua]] dalle acque, e staccate dagli [[:w:Appennino Campano|Appennini vicini]]. Di fatti la [[:w:Pianura Campana|campagna di S. Maria]] si eleva giornalmente e si è elevata, per lo passato, insensibilmente in modo, ch'è arrivata vicino all'[[:w:architrave|architrave]] delle porte del teatro, le quali sono già più della metà sotterrate. Si veggon ancora oggi gli scavamenti, fatti fare anni in dietro dal governo alla
 
{{Sezione note}}