Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/56: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|526}}-->c.11. dove {{AutoreCitato|Floro}} dice di Antonio il triumviro: ''patriae, nominis, togae, fascium oblitus'', pare che questa sia un’imitazione di {{AutoreCitato|Orazio}}: (Od. 5. l. 3. v.10).
<section begin=1 />c. 11, dove {{AutoreCitato|Floro}} dice di Antonio il triumviro, ''patriae, nominis, togae, fascium oblitus'', pare che questa sia un’imitazione di {{AutoreCitato|Orazio}}: (Od. V, l. 3, v. 10).


::''Anciliorum'', NOMINIS ''et'' TOGAE
::''Anciliorum'', {{Sc|noinis}} ''et'' {{Sc|togae}}
::OBLITUS ''aeternaeque Vestae'' (18 gennaio 1821).
::{{Sc|togae}} ''aeternaeque Vestae'' (18 gennaio 1821).
<br />Vedi p. {{ZbLink|723}}. fine.
<br />Vedi p. {{ZbLink|723}}. fine.




{{ZbPensiero|526/1}} Alla p. {{ZbLink|477}}. {{AutoreCitato|Floro}} è noto per il molto che ha di poetico, non solo nell’invenzione, nell’immaginazione, evidenza, fecondità, come Livio, ma nella sentenza e nella frase, anzi non tanto nella facoltà, quanto nella maniera, nello stile, e nella volontà. E in ogni modo {{AutoreCitato|Floro}} ha tanto di gravità, nobiltà, posatezza, ed ancora castigatezza, in somma tanto sapor di prosa, quanto non si troverà facilmente in nessun moderno, se non forse, ma dico forse, in qualcuno de’ nostri cinquecentisti. E quella stessa dose di pregi (senza <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|527}} i quali però non ci può esser buona né vera prosa) basterebbe per fare ammirare uno scrittore de’ nostri tempi, e farlo giudicare sommo ed unico (Aggiungete tutto quello che spetta alla lingua: eleganza, purità sufficientissima, armonia, varietà ec. forma de’ periodi, e loro disposizione e connessione ec). Ora i migliori e sommi prosatori francesi, in ordine a questi pregi, non sono degni di venir nemmeno in confronto con uno de’ peggiori ed infimi classici latini (19 gennaio 1821).
{{ZbPensiero|526/1}} Alla p. {{ZbLink|477}}. {{AutoreCitato|Floro}} è noto per il molto che ha di poetico, non solo nell’invenzione, nell’immaginazione, evidenza, fecondità, come Livio, ma nella sentenza e nella frase, anzi non tanto nella facoltà quanto nella maniera, nello stile, e nella volontà. E in ogni modo Floro ha tanto di gravità, nobiltà, posatezza ed ancora castigatezza, insomma tanto sapor di prosa, quanto non si troverà facilmente in nessun moderno, se non forse, ma dico forse, in qualcuno de’ nostri cinquecentisti. E quella stessa dose di pregi (senza<section end=1 /> <section begin=2 />{{ZbPagina|527}} i quali però non ci può esser buona né vera prosa) basterebbe per fare ammirare uno scrittore de’ nostri tempi, e farlo giudicare sommo ed unico (aggiungete tutto quello che spetta alla lingua: eleganza, purità sufficientissima, armonia, varietà ecc., forma de’ periodi e loro disposizione e connessione ec.). Ora i migliori e sommi prosatori francesi, in ordine a questi pregi, non sono degni di venir nemmeno in confronto con uno de’ peggiori ed infimi classici latini (19 gennaio 1821).




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{{ZbPensiero|527/2}}Τέταρτος Xενοκράτης φιλόσοφος, Ελεγείαν γεγραφÆς οὺκ ἐπιτυχῶς (Elegiae scriptor non satis probatus) Iδιον<ref name="ftn2">Ἴδιον strano. Vedi le mie osserV.sui Taumasiografi greci. ''Mirum hoc videri potest, quod'' etc.</ref> δὲ (Ita enim se habet res) Ποιηταὶ μὲν γὰρ ἐπιβαλλόμενοι πεζοιραφεῖν, ἐπιτυγχάνουσι (si quid prosa oratione scribere<section end=2 />
{{ZbPensiero|527/2}}Τέταρτος (Ξενοκράτης), φιλόσοφος, Ἐλεγείαν γεγραφὼς οὐκ ἐπιτυχῶς (Elegiae scriptor non satis probatus). Ἴδιον<ref>Ἴδιον, strano. Vedi le mie osservazioni sui Taumasiografi greci. ''Mirum hoc videri potest, quod'' etc.</ref> δὲ (Ita enim se habet res) Ποιηταὶ μὲν γὰρ ἐπιβαλλόμενοι πεζογραφεῖν, ἐπιτυγχάνουσι· (si quid prosa oratione scribere<section end=2 />