Replica del dottor C. Cattaneo alla Risposta dell'ing. Giovanni Milani: differenze tra le versioni

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Egli non nega d’aver seguito le nostre vestigia: “Quando giunsi in Italia il 18 giugno 1837 trovai alcune non nuove ma buone idee sulla zona da percorrersi colla strada, sparse dal dott. C. Cattaneo” (§ 108), ma dice altrove che ‘non si era fatto che ripetersi quello ch’erasi fatto poco prima per le strade di ferro del Belgio dai signori Simons e De Ridder” (§ 34).
 
Veramente il suo difensore sig. ingegnere possentiPossenti non dello stesso parere; poichè, chiamando il sistema ''rettilineo'' sistema degli ''assi'', e il sistema ''bergamasco'' sistema dei ''lati'', chiama il sistema ''belgico'' sistema dei ''raggi''. In aspettazione che le diverse verità di questi matematici si pongano in concordia fra loro, e si dimostri l’identità dell’''asse ''e del ''raggio,'' noi diremo al sig. Milani, che la linea del Belgio non è identica alla lombardo-véneta (§ 34). Questa infatti va dall’una all’altra capitale del regno, o, per dir altrimenti, va dalla primaria città terrestre al primo emporio marittimo, mentre la linea belgica lascia in disparte la capitale Brusselle, lascia in disparte l’emporio marittimo d’Anversa e rimette a due bracci laterali la loro congiunzione in Malines. Nella linea belgica domina il principio dei livelli; nel nostro ha potuto, grazie a Dio, prevalere quello delle popolazioni; sulla gran linea belgica la città più grossa è Gand, che ha ottantottomila abitanti; mentre la nostra ha da un capo una città di cento, e dall’altra una di quasi duecento mila.
 
Il sig. Milani dice: “Posso dunque dir francamente, e lo dico, che quando giunsi in Italia, nel giugno 1837, non aveva punto bisogno, per ''concludere'' che la strada di ferro da Venezia a Milano doveva percorrere l’alta zona della pianura lombardo-veneta, non aveva bisogno di conoscere le per me vecchie cose che il dott. Cattaneo aveva stampate (§ 172)”. Eppure un ingegnere padovano aveva ''concluso'' diversamente, e aveva proposto nel 1836 la linea solitaria; e l’ingegnere Carlo Possenti la compiange ancora nel 1841; e l’ingegnere Giuseppe Cusi pochi giorni sono, ne assunse la ''Rivendicazione'' e disse, perfino nei frontispizio ch’è ''la più breve, la più comoda, la meno dispendiosa e la più utile''. Lascio dell’ingegnere Sarti, dell’ingegnere Pagnoncelli, dell’ingegnere Giovanni Cattaneo di Padova, che non vogliono nè la linea retta, nè la solitaria, ma bensì la curva per Bergamo; lascio gli altri che vogliono quella di Cremona e Mantova perlochè il signor Milani non dica d’aver fatto così perchè non si potesse fare altrimenti.
Stabiliti i punti da noi proposti di Porta Tosa, Treviglio, Romano, Chiari, Brescia, Verona. Vicenza, Padova, e in grazia degli studj del Meduna, Mestre e la estremità. N. O. di Venezia, il grande ed indefinito problema della linea, che andava vagando su tutto il piano da Bergamo fino a Cremona, si suddivise in nove minori problemi di soluzione affatto mecanica. Si trattava di andare da Porta Tosa a Treviglio; da Treviglio a Romano; da Romano a Chiari, e così via. Si provi ognuno a tirare sulla carta topografica un filo di seta che rada per disotto Treviglio e Chiari; raderà per disopra anche Romano collo stesso rettilineo; e per poco che s’inoltri da ambo i capi troverà il famoso rettilineo di sessantamila metri da Melzo al Mella. E allora il sig. Milani può scrivere nel bollettino 8 dicembre 1837, che la sua linea: “Corre retta sino a Rugolone, tra Vignate e Melzo, indi ''dritta dritta per sessantamila metri sino a Brescia''” passando la Muzza e l’Adda ad un tratto sotto Trecella — il Serio in faccia a Romano — l’Ollio tra le case Mottella e Lama — ed il Mella sotto il borgo S. Giovanni (All. p. XLI)”. Tutti questi passi dei fiumi vennero determinati dal ''filo di seta''; non v’è il minimo dubbio; non si poteva altrimenti. Se il sig. Milani avesse cercato a piedi sul terreno i punti ove la Mòlgora, l’Adda, la Muzza, il Serio, l’Ollio, il Gandòvere. il Meila offrono entro una certa distanza il miglior passo attraverso alle loro valli, non era possibile che tutti questi sette punti messi sulla carta formassero un preciso rettilineo di sessantamila metri, quell’identico rettilineo del ''filo di seta'' che rade disopra o disotto Treviglio, Romano e Chiari. Bisognava che la natura, fin dal tempo dei paleoterj e dei plesiosauri, e l’arte, fin dal tempo degli Insubri e degli Etruschi, avessero predestinato i sette passaggi delle sette aque, in modo di costituire l’identica linea del filo di seta, ''dritta dritta per sessantamila metri da Melzo fino a Brescia''. E quindi per valerci d’una nobil frase del sig. Milani, sono tutte “''fandonie''” quelle ch’egli ci narra, d’aver riconosciuto il corso di tutti i fiumi...... onde stabilire i migliori e più sicuri passi; d’aver riconosciuto tutto il terreno chiuso tra Bergamo, l’Adda e il Serio” (§ 182). Egli non ha ''riconosciuto'' altro ''corso'' che quello del filo di seta, nè altro ''terreno'' che quello della Carta dall’Instituto. E sono parimenti “''fandonie”'' — quando inoltrandosi dice: “Scelsi la zona” (§ 183); mi e quando aggiunge: “Stabilite le zone, ritornai da capo ad uno studio più minuto del terreno, anche questo fatto a piedi, per determinare in ciascuna zona la lista di suolo, sulla quale ristringere lo studio particolareggiato” (§ 185). E sono “''fandonie''”, per parlare com’egli parla, quando finalmente conclude: “Stabilita questa lista di suolo, tracciai in essa, e sulla Carta topografica del Regno Lombardo Veneto la linea che ''mi'' sembrò la più probabile... ''La ho tracciata, prima con alcuni fili di seta … per poterla far oscillare”'' (§ 186). viva Dio, che siamo giunti ''al filo di seta''; e tutto ciò che fu detto prima, e tutto ciò che si dirà poi, non è altro che un sacco di parole. “Segnata sulla carta ''col filo di seta'')... la tracciai sul terreno; e misi all’opera gl’ingegneri operatori ed assistenti, prescrivendo loro di rilevarmi una planimetria d’avviso di tutta la lista, ed esattamente poi almeno tre linee longitudinali di livellazione, cioè la linea tracciata e due, una ad ambo i lati di essa, e ''distanti da essa, di cento metri'' almeno... La vera linea della strada, la vera linea del progetto ''è per tutto compresa nella lista di suolo che io aveva determinato''” (§187). Il che è quanto dire che la linea della livellazione Milani ''è sempre dentro al limite di cento metri di distanza dalla linea del filo di seta'', ossia dalla linea additata dal dott. Cattaneo. E se alla distanza di mezzo tiro di fucile si fosse trovato un miglior passaggio, una minor pendenza, o un terreno più stabile, o qualunque altra cosa che potesse consigliarlo a divergere più di cento metri dal filo di seta, come, per esempio, l’unghia dei colli della Francia Curta, il sig. Ingegnere co’ suoi famosi studj non avrebbe potuto rilevarlo; e non lo ha rilevato.
 
Cosi la livellazione non ebbe la minima parte nella scelta della linea, ''la quale per tutto compresa nella lista di suolo ch’egli aveva determinato prima di cominciare la livellazione''. E così il 12 aprile 1838 egli scrisse d’officio alla Direzione; “La livellazione da Venezia a Milano è compiuta. La linea che ebbi l’onore di additare a codesta rispettabile Direzione nel rapporto inalzatole il 18 gennajo <small>NON MUTASI PUNTO</small>” (§ 193). Viva dunque il filo di seta; il filo di seta aveva ragione! E il dott. Cattaneo era della precisa persuasione del sig. Milani quando scrisse nella sua ''Rivista'': “Imposta al terreno una linea arbitraria, e ''non prodotta dallo studio dei livelli'', si passò con ordine prepòstero a livellarla; e quest’unica linea di livellazione non venne tampoco ribattuta; e se si eccettui qualche tronco, che venne poi lievemente modificato e assoggettato perciò a nuova livellazione, ''questo è tutto lo studio vero del terreno che la società possiede oggidì''”.