Decameron/Giornata nona/Novella prima: differenze tra le versioni

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La pioggia dalle mie parti non e' un evento al quale siamo abituati. Vivo al sud, in una delle zone piu' belle ed assolate d'Italia: il Salento. Temperature miti, estati molto calde e non eccessivamente umide, mare splendido. La pioggia e' un evento non particolarmente frequente e comunque mai avevo visto un temporale cosi' forte, specialmente alla fine di maggio. Auto ferme ai lati delle strade, signore impacciate sotto gli ombrelli con le gambe nell'acqua fino al ginocchio e le macchine in panne, uomini imprecanti fuori dalle loro vetture contro chissa' chi che aveva ostacolato i loro programmi di lavoro. Di sicuro il peggior temporale degli ultimi anni.
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== Novella Prima ==
Anche io, a modo mio, ero stato tra le vittime della cosa: una signora che probabilmente pensava di poter diminuire i rischi aumentando la velocita', si era scagliata sulla mia auto frantumando il paraurti. Il mio primo incidente, ed ero molto contrariato.
 
''Madonna Francesca, amata da uno Rinuccio e da uno Alessandro, e niuno amandone, col fare entrare l'un per morto in una sepoltura, e l'altro quello trarne per morto, non potendo essi venire al fine imposto, cautamente se gli leva da dosso.''
Il danno era evidentemente grande, e decisi di affrontare il problema il giorno successivo, recandomi da un carrozziere non lontano da casa mia. Ne avevo sentito parlare come uno dei 'piccoli carrozzieri' ancora esistenti nella mia citta'. Per natura fuggo dalle grandi officine o dalle concessionarie, che spesso lavorano 'su larga scala' trascurando i rapporti umani e svolgendo lavori spesso approssimativi. La mia auto per me e' solo un mezzo di trasporto, ma mi piace averla efficiente da ogni punto di vista.
 
Madonna, assai m'aggrada, poi che vi piace, che per questo campo aperto e libero, nel quale la vostra magnificenzia n'ha messi, del novellare, d'esser colei che corra il primo aringo, il quale se ben farò, non dubito che quegli che appresso verranno non facciano bene e meglio.
Rocco, il carrozziere, e' un uomo che abita nel rione nel quale vivo anche io, una zona bella, periferica, ma molto popolare del mio quartiere. Lo incontravo spesso al tabaccaio, quando andavo a giocare la schedina. Un uomo sui 45 anni, alto circa 178, un 90 di chili ben distribuiti su una struttura massiccia e soda. Decisamente un uomo del sud, ad eccezione degli occhi, di un celeste disarmante. Pelosissimo, capelli cortissimi, collo taurino, cosce sode e torace ampio. Mi sorprendevano le sue mani rudi ma aggraziate, ed il suo viso, forte e rude ma nello stesso tempo dolce. Lo incontravo spesso dal macellaio, nella sua tuta azzurra, sempre cortese nel suo parlare un dialetto perfetto che lo rendeva ancora piu' maschio.
 
Molte volte s'è, o vezzose donne, ne'nostri ragionamenti mostrato quante e quali sieno le forze d'amore; né però credo che pienamente se ne sia detto, né sarebbe ancora, se di qui ad uno anno d'altro che di ciò non parlassimo; e per ciò che esso non solamente a vari dubbi di dover morire gli amanti conduce, ma quegli ancora ad entrare nelle case de' morti per morti tira, m'aggrada di ciò raccontarvi, oltre a quelle che dette sono, una novella, nella quale non solamente la potenzia d'amore comprenderete, ma il senno da una valorosa donna usato a torsi da dosso due che contro al suo piacere l'amavan, cognoscerete.
Non ho mai fatto sesso con un uomo. Sono per natura molto tollerante e non ho alcun tipo di blocco o inibizione sessuale, ma credo di essere una delle tante persone che sono cresciute senza porsi interrogativi sulla propria natura, seguendo un cammino probabilmente delineato da altri: famiglia, cultura, societa'. Ero fidanzato con Giulia, una donna molto bella e disinibita, 5 anni piu' piccola di me (io ne ho 38). Eppure, da tempo, pur nel pieno soddisfacimento delle sue voglie, sentivo nascere in me un forte desiderio quando incontravo persone con le caratteristiche di Rocco. Anche io sono un bel maschietto: 170 80, fisico molto muscoloso ma non palestrato, pelosissimo ovunque, culetto tondo e sodo, gambe pelose e muscolose, capelli rasati e pizzetto, viso carino e maschile. Mi ero spesso chiesto perche' mi attraevano molto figure piu' grandi di me, dall'aspetto un po' rozzo (manovali, meccanici, muratori, camionisti) del tutto diverse dalle figure che il mio lavoro (sono un esperto di informatica aziendale) mi faceva incontrare normalmente, ovvero gli uomini incravattati, tutti uguali, i cosiddetti 'uomini grigi' di una bella favola moderna. Spesso, scopando con Giulia, pensavo alla possibilita' di avere un corpo maschio e peloso al posto di quello splendido corpo femminile. La crisi con Giulia era arrivata a piccoli passi, perche' non accettavo di mentire ad una persona cosi' bella. Ma avevo deciso di prendere tempo e capire.
 
Dico adunque che nella città di Pistoia fu già una bellissima donna vedova, la quale due nostri fiorentini, che per aver bando di Firenze a Pistoia dimoravano, chiamati l'uno Rinuccio Palermini e l'altro Alessandro Chiarmontesi, senza sapere l'un dell'altro, per caso di costei presi, sommamente amavano, operando cautamente ciascuno ciò che per lui si poteva, a dover l'amor di costei acquistare.
Arrivai da Rocco alle 18:30. Rocco era splendido, nella sua tuta, anche se affaticato ed unto. I suoi occhi celesti ed il suo sguardo dolce erano uno splendido contrasto rispetto all'aspetto tozzo e burbero del suo fisico. 'Come sta, Dottore?', mi disse. 'Bene, Rocco, ma per favore io sono Luca'. 'Grazie Dottore, e mi tese la mano in segno di gratitudine'. Strinsi quella mano forte, e ne assaporai la decisione ed il calore. Mi sembro' stupendo stringerla, ed indugiai, guardando sempre Rocco in viso, in quegli occhi dolci e maschi.
 
Ed essendo questa gentil donna, il cui nome fu madonna Francesca de' Lazzari, assai sovente stimolata da ambasciate e da prieghi di ciascun di costoro, e avendo ella ad esse men saviamente più volte gli orecchi porti, e volendosi saviamente ritrarre e non potendo, le venne, acciò che la lor seccaggine si levasse da dosso, un pensiero; e quel fu di volergli richiedere d'un servigio il quale ella pensò niuno dovergliele fare, quantunque egli fosse possibile, acciò che, non faccendolo essi, ella avesse onesta o colorata ragione di più non volere le loro ambasciate udire; e 'pensiero fu questo.
Dopo un intervallo di tempo che mi sembro' durare un,eternita', ci recammo a vedere l'ammontare dei danni. 1500 euro, il terribile preventivo. Cazzo, in quel difficile momento, era complicato affrontare una spesa cosi' grande, avevo altre priorita', ma decisi di eseguire in ogni caso il lavoro. Chiesi a Rocco se potevo offrirgli un caffe', e lui accetto' con piacere, dicendomi che la sua giornata di lavoro era conclusa. Mi disse che doveva cambiarsi, e mi chiese di attenderlo un momento. Lo seguii con gli occhi, mentre si dirigeva verso lo spogliatoio, abbassando la zip della tuta e scoprendo cosi', appena, un enorme torace contentuto da una canottiera a costine, dalla quale emergevano peli neri e riccioloni. Cazzo, come avrei voluto seguirlo in quello spogliatoio e guardarlo mentre si spogliava. Non so cosa avrei potuto fare, ma lo stimolo era quello di guardarlo. Difficile fare con lui le cose che f acevo con Giulia. Cosa si puo' fare con un corpo cosi' maschio. Nel pensarlo mi eccitavo ed essendo piuttosto dotato (ho un cazzo non molto lungo, ma molto grosso e con una grande cappella) credo che la mia erezione fosse evidente.
 
Era, il giorno che questo pensier le venne, morto in Pistoia uno, il quale, quantunque stati fossero i suoi passati gentili uomini, era reputato il piggiore uomo che, non che in Pistoia, ma in tutto il mondo fosse; e oltre a questo vivendo era sì contraffatto e di sì divisato viso, che chi conosciuto non l'avesse, vedendol da prima, n'avrebbe avuto paura; ed era stato sotterrato in uno avello fuori della chiesa dei frati minori; il quale ella avvisò dovere in parte essere grande acconcio del suo proponimento.
Fortunatamente non c'era nessuno in giro, a parte Rocco, che nel frattempo si era rivestito: un paio di jeans, scarpe da lavoro beige e camicia cotone a scacchi rossa e nera, con addosso un gilet da escursionista: ero preso dal suo aspetto, e mi chiedo se avesse notato il mio interesse acerbo o la mia erezione.
 
Per la qual cosa ella disse ad una sua fante:
Andammo in un bar vicino: l'officina di Rocco si trovava in una zona periferica, molto popolare, la zona nella quale ero cresciuto. Il bar era pieno di bulletti, di 18 enni in scooter, di gente semplice ma interessante. Rocco mi chiese subito se facevo sport: a suo avviso dovevo allenarmi ogni giorno, a giudicare dal fisico possente che avevo. Gli dissi che facevo arti marziali, lotta, e lui disse che ora si spiegava quel fisico massiccio e quella muscolatura. Mi tasto' i bicipiti, ma lo fece in un modo bellissimo, chiudendo la sua possente mano quasi a voler misurare la cinronferenza del mio braccio, non a volerne constatare da durezza. Poi disse che per fortuna pero', non ero come quei body builders senza un pelo e tutti gonfi, e si soffermo' a guardare la panzetta che emergeva dai jeans e poggio' la sua mano, con segno di ammirazione. Non so cosa abbia provocato quel tocco maschio e gentile, sicuro ma sensuale, ma ebbi un'erezione spaventosa, e credo di essere diventato rosso in viso.
 
- Tu sai la noia e l'angoscia la quale io tutto il dì ricevo dall'ambasciate di questi due fiorentini, da Rinuccio e da Alessandro; ora io non son disposta a dover loro del mio amore compiacere; e per torglimi da dosso, m'ho posto in cuore, per le grandi profferte che fanno, di volergli in cosa provare, la quale io son certa che non faranno, e così questa seccaggine torrò via: e odi come.
La cosa divento' incontenibile quando Rocco mi disse che lui non faceva sport, e che si vedeva dalla sua pancetta. Per dimostrarlo sollevo' la canottiera, e mire in mostra una pancia non troppo pronunciata, pelosissima. Non era una pancia informe e gonfia, ma un addome spesso e duro. Ci poggiai la mano, e la mia erezione fu totale. Credo che Rocco abbia notato il mio coinvolgimento. I suoi occhi avevano mostrato un,espressione splendida, si erano inumiditi e si erano illuminati, assumendo un colore piu' vivo, ed arricchendosi di una dolcezza incredibile.
 
Tu sai che stamane fu sotterrato al luogo de' frati minori lo Scannadio (così era chiamato quel reo uomo di cui dl sopra dicemmo), del quale, non che morto, ma vivo, i più sicuri uomini di questa terra, vedendolo, avevan paura; e però tu te n'andrai segretamente prima ad Alessandro, e sì gli dirai: - Madonna Francesca ti manda dicendo che ora è venuto il tempo che tu puoi avere il suo amore, il qual tu hai cotanto disiderato, ed esser con lei, dove tu vogli, in questa forma. A lei dee, per alcuna cagione che tu poi saprai, questa notte essere da un suo parente recato a casa il corpo di Scannadio che stamane fu sepellito, ed ella, sì come quel la che ha di lui, così morto come egli è, paura, nol vi vorrebbe; per che ella ti priega in luogo di gran servigio, che ti debbia piacere d'andare stasera in su il primo sonno ed entrare in quella sepoltura dove Scannadio è sepellito, e metterti i suoi panni in dosso, e stare come se tu desso fossi, infino a tanto che per te sia venuto, e senza alcuna cosa dire o motto fare, di quella trarre ti lasci e recare a casa sua, dove ella ti riceverà, e con lei poi ti starai, e a tua posta ti potrai partire, lasciando del rimanente il pensiero a lei. - E, se egli dice di volerlo fare, bene sta; dove dicesse di non volerlo fare sì gli di'da mia parte che più dove io sia non apparisca, e come egli ha cara la vita, si guardi che più né messo né ambasciata mi mandi.
Avevo fretta di riavere la mia auto, ed esposi la cosa a Rocco, che mi suggeri' un trucco per risolvere il problema: gli avrei dovuto portare l'auto l'indomani mattina (un sabato), giornata in cui normalmente lui non lavorava. Sarebbe cosi' stato libero di lavorare solo sulla mia auto.
 
E appresso questo te n'andrai a Rinuccio Palermini, e sì gli dirai: - Madonna Francesca dice che è presta di volere ogni tuo piacer fare, dove tu a lei facci un gran servigio, cioè che tu stanotte in su la mezza notte te ne vadi allo avello dove fu stamane sotterrato Scannadio, e lui, senza dire alcuna parola di cosa che tu oda o senta, tragghi di quello soavemente e rechigliele a casa. Quivi perché ella il voglia vedrai, e di lei avrai il piacer tuo; e dove questo non ti piaccia di fare ella infino ad ora t'impone che tu mai più non le mandi né messo né ambasciata. -
Cosi' feci, e l'indomani mattina, alle 6:30 (l'orario estivo era dalle 6 alle 14) giunsi assonnato da Rocco, nei miei calzoncini militari e con la mia tshirt verde, cappellino mimetico e scarpe da trekking. Rocco era appena arrivato, e quando mi vide mi squadro' da capo a piedi ed esplose in un non atteso 'Complimenti, Dotto'', che mi lascio' senza fiato. Corse a cambiarsi e, a differenza del giorno precedente, torno' con un paio di calzoni blu ed una tshirt bianca, che mettevano in risalto il suo corpo meraviglioso. La zip era aperta a meta', lasciando intravedere maglieria intima bianca a costine.
 
La fante n'andò ad amenduni, e ordinatamente a ciascuno, secondo che imposto le fu, disse. Alla quale risposto fu da ognuno, che non che in una sepoltura, ma in inferno andrebber, quando le piacesse. La fante fe'la risposta alla donna, la quale aspettò di vedere se sì fosser pazzi che essi il facessero.
'Normalmente in officina non e' ammesso nessuno, Dotto'', mi disse Rocco, ma se chiudiamo la saracinesca sarei contento che lei restasse qui, il lavoro sara' meno pesante'. Accettai con piacere e, dopo essere andato a comprare due caffe' dal bar vicino, chiusi alle mie spalle la saracinesca.
 
Venuta adunque la notte, essendo già primo sonno, Alessandro Chiarmontesi spogliatosi in farsetto, uscì di casa sua per andare a stare in luogo di Scannadio nello avello, e andando gli venne un pensier molto pauroso nell'animo, e cominciò a dir seco: - Deh, che bestia sono io? Dove vo io? che so io se i parenti di costei, forse avvedutisi che io l'amo, credendo essi quel che non è, le fanno far questo per uccidermi in quello avello? Il che se avvenisse, io m'avrei il danno, né mai cosa del mondo se ne saprebbe che lor nocesse. che so io se forse alcun mio nimico que sto m'ha procacciato, il quale ella forse amando, di questo il vuol servire? -
Rocco si mise subito al lavoro. Ero vicino a lui, e gli reggevo la lampada con la quale illuminavo la zona del paraurti sulla quale lavorava. Lui era steso sul piccolo carrello con 4 ruote, che gli consentiva di infilarsi sotto l'auto, dal lato anteriore. Io dovevo illuminare la zona anteriore del sotto l'auto. Usavo un plaid a scacchi, per evitare di insudiciarmi, messo che il pensiero di sporcarmi passasse anche di striscio per la mia mente.
 
E poi dicea: - Ma pognam che niuna di queste cose sia, e che pure i suoi parenti a casa di lei portar mi debbano io debbo credere che essi il corpo di Scannadio non vogliono per doverlosi tenere in braccio, o metterlo in braccio a lei; anzi si dee credere che essi ne voglian far qualche strazio, sì come di colui che forse già d'alcuna cosa gli diservì. Costei dice che di cosa che io senta io non faccia motto. se essi mi cacciasser gli occhi o mi traessero i denti o mozzasermi le mani o facessermi alcuno altro così fatto giuoco, a che sare'io? Come potre'io star cheto? E se io favello, e'mi conosceranno e per avventura mi faranno male; ma come che essi non me ne facciano, io non avrò fatto nulla, ché essi non mi lasceranno con la donna; e la donna dirà poi che io abbia rotto il suo comandamento e non farà mai cosa che mi piaccia. -
Ero vicinissimo a Rocco. Sentivo il suo respiro, sentivo l'aroma del suo corpo, l'odore intenso che veniva fuori da quella zip semiaperta. Sentivo le sue espressioni di strizza quando un bullone non si allentava, rispondevo alle sue richieste quando mi diceva di illuminare meglio una zona. Si era creata un'intesa molto bella, e mi sentivo sempre piu' vicino ed attratto da quel corpo. Ad un tratto non riuscii a controllare piu' le mie emozioni. Rocco era steso, la schiena ricurva per cercare la forza per allentare un bullone, le gambe leggermente divaricate a far da spinta sui polpacci per raccogliere la forza, quella zip semi aperta, e la pancia scoperta con il pelo che fuoriusciva. Tremavo ma desideravo non so neanche io cosa, forse solo guardare quel corpo, forse solo sentire quel calore piu' vicino a me. Rocco mi chiese di illuminare un po, piu' in fondo, e dovetti spingermi quasi al suo fianco, per raggiungere la zona indicata. A quel punto posai la mano sinistra, per restare in equilibrio, sul suo torace. Il mio viso e quello di Rocco erano vicini. Al tocco della mia mano, Rocco socchiuse gli occhi, e sentii tutta la sua forza e la sua tensione rilassarsi. Riapri' gli occhi e fisso' i miei, senza dire nulla, poi li riarpri', e vidi gli occhi piu' belli che mi fosse mai capitato di vedere.
 
E così dicendo, fu tutto che tornato a casa; ma pure il grande amore il sospinse innanzi con argomenti contrari a questi e di tanta forza, che allo avello il condussero. Il quale egli aperse, ed entratovi dentro e spogliato Scannadio e sé rivestito e l'avello sopra sé richiuso e nel luogo di Scannadio postosi, gl'incominciò a tornare a mente chi costui era stato, e le cose che già aveva udite dire che di notte erano intervenute, non che nelle sepolture de' morti, ma ancora altrove; e tutti i peli gli s'incominciarono ad arricciare ad dosso, e parevagli tratto tratto che Scannadio si dovesse levar ritto e quivi scannar lui. Ma da fervente amore aiutato, questi e gli altri paurosi pensier vincendo, stando come se egli il morto fosse, cominciò ad aspettare che di lui dovesse intervenire.
Rocco aveva mollato la tensione fisica, si era lasciato andare, aveva disteso le gambe, lasciandole sempre divaricate. Lascio' la chiave inglese che aveva nella sua mano sinistra, e mise la mano forte e calda dietro la mia nuca, sempre guardandomi negli occhi. 'Dotto'', mi disse, 'Dotto' e tiro' dolcemente a se il mio capo, fino a far venire a contatto le nostre bocche. Mi baciava intensamente, prendendo nella sua bocca la sua saliva, ripassandomi la sua, in un intreccio totale, in un abbandono immediato. Anche io aprivo la mia bocca in maniera diversa da come facevo normalmente. I baci con Giulia erano belli, ma qui mi rendevo conto che anche io potevo ricevere qualcosa. Tremavo, ero rosso in viso, e desideravo esprimere tutto quello che sentivo per quell,uomo. 'Usciamo da qui, Dotto'', mi disse Rocco. Sentivo l'imbarazzo di interrompere quel momento, di ritrovarmi al cospetto di quell'uomo cosi' come lo avevo visto fino al giorno prima: il mio carrozziere, ma nello stesso tempo volevo creare condizioni di maggiore comodita'. Rocco continuava a baciarmi. Ci sollevammo in piedi, e Rocco mi strinse forte, infilando la lingua nel mio orecchio destro, neanche avesse capito che quello mi avrebbe fatto perdere il controllo. Ed infatti le mie gambe tremavano, ed il fiato divenne piu' pesante. Rocco mi prese per mano. Non avevo mai visto due uomini prendersi per mano, e forse se mi fossi visto da lontano mi sarei sentito ridicolo, ma quell'uomo maschio e sudato mi teneva per mano, e mi portava nel suo ufficio, e la cosa mi sembrava tutto fuorche' che grottesca.
 
Rinuccio, appressandosi la mezza notte, uscì di casa sua per far quello che dalla sua donna gli era stato mandato a dire; e andando, in molti e vari pensieri entrò delle cose possibili ad intervenirgli; sì come di poter col corpo sopra le spalle di Scannadio venire alle mani della signoria ed esser come malioso condennato al fuoco; o di dovere, se egli si risapesse, venire in odio de' suoi parenti; e d'altri simili, da' quali tutto che rattenuto fu.
Rocco mi fece stendere per terra, su un tappeto ampio e soffice, perfettamente pulito. Sempre baciandomi, mi tolse la t-shirt,, ed inizio' a leccare e mordere i miei capezzoli. Mai nessuno mi aveva stimolato li'. Ero io, normalmente, a torturare i capezzoli di Giulia, ma perche' questa cosa mi stava facendo impazzire? Piu' Rocco continuava a leccarmi i capezzoli, piu' imarcavo la schiena, in preda a veri e propri spasmi che riuscivo a contenere con difficolta'. Rocco tolse i calzoncini. Lo faceva con la mano destra, mentre con la sinistra mi teneva la nuca, piantandomi la lingua nel collo. Anche io avevo voglia di toccarlo, e provai a muovere la mano verso il suo cazzo, ma Rocco mi blocco' il polso, dicendomi deciso 'Dopo, Dotto', dopo: ora tocca a me'. Ero nudo. Rocco toccava tutto il mio corpo con ogni mezzo, mani, lingua, strusciandosi su di me col cazzo duro e grosso. Era un cazzo di 18 cm, ma enorme, grosso, con una cappella gigante, con una grande fessura e molta pelle intorno.Lo sentivo sull'ombelico, lo sentivo sui coglioni, lo sentivo sulla pancia, ne sentivo l'aroma. Avevo il bisogno di annusarlo, anche di leccarlo, di succhiarlo e di provare a fare quello che non avevo mai fatto ma che Giulia mi faceva regolarmente: prendere il suo cazzo in bocca, e farlo godere nella mia pancia. Ed invece fu Rocco a scendere verso il mio cazzo ed a prenderlo in bocca. Non avevo mai sentito una sensazione cosi' forte. Rocco era dolcissimo, stimolava il mio cazzo in maniera delicata, facendo roteare la lingua alla base della mia grande cappella, infilando la lingua nella fessura.
 
Ma poi, rivolto, disse: - Deh! dirò io di no della prima cosa che questa gentil donna, la quale io ho cotanto amata e amo, m'ha richiesto, e spezialmente dovendone la sua grazia acquistare? Non, ne dovess'io di certo morire, che io non me ne metta a fare ciò che promesso l'ho; - e andato avanti giunse alla sepoltura e quella leggermente aperse.
Nello stesso tempo, solleticava il buchetto peloso del mio culo, con un dito. Era una sensazione strana, e mi contraevo ogni volta che provava a spingerlo dentro, ma Rocco mi diceva di calmarmi, mi avrebbe solo fatto godere. Ed era vero, provavo sensazioni splendide, quando il suo pompino inesorabilmente mi portava a due passi dal piacere, lentamente, per poi fermarsi proprio quando stavo per sborrare. Era una stimolazione incredibile, ma Rocco si fermava sempre. Ad un tratto si sollevo' su di me, in piedi, e prese a spogliarsi completamente. Era un toro, un gigantesco uomo che guardavo dal basso con ammirazione e passione. Rocco si mise in modo che io potessi succhiare il suo cazzo, e prese in bocca il mio, in un meraviglioso 69. Avere il suo cazzo in bocca non fu una sorpresa: mi sorpresi a muovermi all'unisono con lui, ad accogliere il suo cazzo nella mia gola come lui accoglieva il mio, in una sintonia quasi magica. Rocco era forte, e comandava, essendo in alto, i ritmi della cosa, ma i nostri corpi si erano sincronizzati, ed il ritmo era simultaneo.
 
Alessandro, sentendola aprire, ancora che gran paura avesse, stette pur cheto. Rinuccio, entrato dentro, credendosi il corpo di Scannadio prendere, prese Alessandro pe'piedi e lui fuor ne tirò, e in su le spalle levatoselo, verso la casa della gentil donna cominciò ad andare; e così andando e non riguardandolo altramenti, spesse volte il percoteva ora in un canto e ora in un altro d'alcune panche che allato alla via erano; e la notte era sì buia e sì oscura che egli non poteva discernere ove s'andava.
Quando il piacere stava per esplodere, Rocco mi si avvicino', guardandomi dolcemente e toccandomi tra le cosce, e mi disse 'Voglio entrare dentro di te, ma so che sei vergine, e so che se ci provo perderai l'eccitazione. Prima che questo accada ti voglio dentro di me, ti va?'. Lo guardavo. Mi sorrideva dolcemente, e si vedeva che le parole venivano da una parte molto profonda di lui.
 
Ed essendo già Rinuccio a piè dell'uscio della gentil donna, la quale alle finestre con la sua fante stava per sentire se Rinuccio Alessandro recasse, già da sé armata in modo da mandargli amenduni via, avvenne che la famiglia della signoria, in quella contrada ripostasi e chetamente standosi aspettando di dover pigliare uno sbandito, sentendo lo scalpiccio che Rinuccio coi piè faceva, subitamente tratto fuori un lume per veder che si fare e dove andarsi, e mossi i pavesi e le lance, gridò:
Lo feci adagiare sulla spalla, e lui inarco' il bacino, dopo aver messo un cuscino sotto la schiena. Leccai il suo buchetto con sapienza, sentendolo gemere per il piacere. Mi tirava per la nuca a se', spingeva la mia lingua dentro il suo buco, mugolando, e fremendo di piacere.
 
- Chi è là?
Mi sollevai e risalii percorrendo la sua pancia con la mia lingua, piano, indugiando sull'ombelico, risalendo ai capezzoli, leccando i lobi delle sue orecchie, finche' la mia cappella venne a contatto con il suo buco. Lo sentivo aprirsi, chiamarmi dentro, lo sentivo desiderarmi.
 
La quale Rinuccio conoscendo, non avendo tempo da troppa lunga diliberazione, lasciatosi cadere Alessandro, quanto le gambe nel poteron portare andò via. Alessandro, levatosi prestamente, con tutto che i panni del morto avesse in dosso, li quali erano molto lunghi, pure andò via altressì.
Entrai piano, ogni centimetro del mio cazzo penetrava lentamente allargandolo dolcemente, ed ad ogni lenta avanzata, lui spalancava gli occhi e mi sorrideva, tirando a se' il mio viso per baciarmi. Mai una fusione cosi' forte, nella mia vita, mai una tale esaltazione di passione e desiderio. Rocco si inarcava, mi tirava per i fianchi con le sue gambe possenti, gestiva il suo ed il mio ritmo, si apriva risucchiandomi, facendomi sentire quanto mi desiderava, ed in che modo mi voleva. Ad un certo punto sentii che il piacere stava per giungere. Sentii la mia prostata pulsare, e sentii un calore incredibile partire dal mio bacino e salire verso le ascelle. Frenai, perche' volevo che anche Rocco godesse con me, ma Rocco mi disse ancora, sorridendo 'Dopo, Dotto', dopo'. Rallentai il ritmo, riservandomi energia per le botte finali. L'orgasmo giunse fragoroso, e spinsi il mio cazzo completamente nel corpo di Rocco. Il mio sperma venne fuori copioso (ho uno sperma molto denso, ma non abbondantissimo, ma credo di averlo inondato), e Rocco mi guardo' costantemente in viso, sorridendo per le espressioni del mio piacere e per i suoni che emettevo. 'Resta dentro di me', mi disse Rocco, 'non muoverti, fammi sentire che non e' stato solo un momento'. La cosa mi infiammo', mi riempi' di un calore strano. Che stava succedendo. Ero dentro un uomo, una persona del mio stesso sesso, e mi sentivo unito a lui come mai ero stato unito a qualcuno. Ero fortemente preso dalla cosa, e sentivo che il mio cazzo si riprendeva, sotto la spinta di quest'enorme stimolo mentale, quasi affettivo, anche se avevo paura a dirmelo. Quando tirai fuori il mio cazzo semirigido da Rocco, mi resi conto che lo sperma doveva essere stato molto piu' abbondante del solito. A quel punto Rocco mi bacio' nuovamente, mi fece stendere sulle spalle, a pancia in su, e scese a succhiarmi il cazzo, ripulendolo completamente dalle tracce di sperma che c'erano. Lo faceva con la sua solita dolcezza di maschio, e guardandomi in viso con complicita'. Nulla mi infastidiva di quello che accadeva, tutto mi sembrava enormemente pulito e bello.
 
La donna, per lo lume tratto fuori dalla famiglia, ottimamente veduto aveva Rinuccio con Alessandro dietro alle spalle, e similmente aveva scorto Alessandro esser vestito dei panni di Scannadio, e maravigliossi molto del grande ardire di ciascuno; ma con tutta la maraviglia rise assai del veder gittar giuso Alessandro, e del vedergli poscia fuggire. Ed essendo di tale accidente molto lieta e lodando Iddio che dallo 'mpaccio di costoro tolta l'avea, se ne tornò dentro e andossene in camera, affermando con la fante senza alcun dubbio ciascun di costoro amarla molto, poscia quello avevan fatto, sì come appariva, che ella loro aveva imposto.
Scese a leccarmi il buchetto. Lo apriva con le dita, e vi ficcava la lingua. Non avevo mai sentito nulla nel mio buchetto, neanche il dito di Giulia, quando cercava di provocarmi sensazioni diverse mentre mi faceva un pompino. Mi irrigidivo all'idea che lei potesse penetrarmi. Ma perche' allora cercavo il dito di Rocco? Perche' lo desideravo cosi' tanto al punto quasi da succhiarlo dentro? Perche' ricercavo avido la sua lingua quando la posava sui contorni del mio buchetto, sussultando e contraendomi quando entrava dentro?
 
Rinuccio, dolente e bestemmiando la sua sventura, non se ne tornò a casa per tutto questo, ma, partita di quella contrada la famiglia, colà tornò dove Alessandro aveva gittato, e cominciò brancolone a cercare se egli il ritrovasse, per fornire il suo servigio, ma non trovandolo, e avvisando la famiglia quindi averlo tolto, dolente a casa se ne tornò.
Ad un tratto Rocco si fece deciso. Mi guardo' in viso, mi bacio' e mi accarezzo' dolcemente. Si avvicino' a me e, fra un bacio e l,altro, mi disse teneramente 'Luca, io non voglio farti male, ma ti desidero, e purtroppo so che ti faro' un po' di male. Ma voglio unirmi a te, voglio sentirti mio e farti sentire il mio piacere, il mio corpo. Lo vuoi? Se non ti va, aspettero''. Per tutta risposta lo baciai, teneramente, e gli offrii il mio corpo, inarcandomi. Mi disse che voleva guardarmi in viso, mentre lo ricevevo, anche se in questa posizione avrei sofferto di piu'. Gli dissi che andava bene. Poso' la sua cappella enorme sul mio buchetto umido e completamente bagnato. Disse di rilassarmi, di spingere delicatamente fuori, di guardarlo in viso e di lasciarlo entrare. Mi preparavo a questa sensazione, completamente rilassato, quando Rocco entro' piano ma inarrestabile dentro di me, senza fermarsi prima che i suoi coglioni fossero arrivati a contatto del buco. Poi una leggera e veloce marcia indietro, per far risistemare i miei tessuti, e poi tutto dentro. Fu un lento ed inesorabile trasalire, che potetti soffocare solo grazie ad un bacio passionale, durante il quale ingoiai la sua lingua. Un forte stimolo, anche doloroso, ma potente e concreto, che mi riempii di calore ed energia. Si, io e Rocco ci scambiavamo energia. Si fermo', baciandomi a lungo. Poi i suoi occhi si fecero maschi e decisi, ed inizio' a lavorarmi. Era doloroso, ma la mia mente voleva avere quell'uomo dentro, e facilitava le cose producendo un livello di rilassatezza incredibile e per me inimmaginabile. Rocco inizio' a cavalcarmi, forte e deciso, estraendo tutto il suo cazzo completamente fuori e rinviandolo, facendomi gridare ad ogni nuovo inserimento di quell'enorme cazzo. Lo volevo, lo volevo dentro di me, e glielo comunicavo c on gli occhi. Rocco incalzo' il ritmo, prese a penetrarmi quasi con furia, ed il mio dolore si tramuto' in piacere, un piacere che rincorrevo con lui. Ad un certo punto i muscoli di Rocco si tesero, rocco spalanco' gli occhi e mi guardo' con passione e dolcezza dicendomi che stava per godere. Due o tre altre botte, e la mia prostata fu stimolata a punto tale che godetti proprio mentre sentivo nell'addome un caldo getto di sborra, poi un secondo, poi sentii il fiato del mio uomo, avvertii il battito del suo cuore, vidi gli occhi che si schiudevano dopo un'espressione dolcissima.
 
Alessandro, non sappiendo altro che farsi, sena aver conosciuto chi portato se l'avesse, dolente di tale sciagura, similmente a casa sua se n'andò.
Rocco rimase dentro di me per tanto tempo, a lenire quel dolore con baci e piccole stimolazioni.
 
La mattina, trovata aperta la sepoltura di Scannadio né dentro vedendovisi, perciò che nel fondo l'aveva Alessandro voltato, tutta Pistoia ne fu in vari ragionamenti, estimando gli sciocchi lui da' diavoli essere stato portato via.
Io e Rocco viviamo ora insieme. Ho lasciato Giulia e vivo sentendomi uomo come forse mai mi ero sentito prima.
 
Nondimeno ciascun de' due amanti, significato alla donna ciò che fatto avea e quello che era intervenuto, e con questo scusandosi se fornito non avean pienamente il suo comandamento, la sua grazia e il suo amore addimandava. La qual mostrando a niun ciò voler credere, con recisa risposta di mai per lor niente voler fare, poi che essi ciò che essa ad dimandato avea non avean fatto, se gli tolse da dosso.