Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/151: differenze tra le versioni
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Può risparmiarsi la pena del resto. Il ''passer ameno'' mi ricorda l’''ameno del fosso anacoreta,'' come il {{Ac|Giovanni Prati|Prati}} si è degnato di chiamare il rospo; il morso ardito del passero è meno ''ardito'' di lei, che si è voluto cacciare in questi gineprai; il ''bel foco'' e il ''qualor vien voglia'' mi fan venire la voglia di mettere il foco, più o men bello per avventura, sotto la pancia del suo Pegaso, perchè prenda un po’ il galoppo (il Pegaso, non lei). Dia retta a un mio consiglio, sor Lanzi, lei è una buona pasta d’uomo, un vero olio di Lucca: lasci Catullo agli scapestrati, e vada in canonica a tradurre il messale. ''(Mentre il Lanzi si allontana sospirando, si ode una voce bianca, che canta in falsetto pecorino quell’aria di {{Ac|Metastasio}})'': |
Può risparmiarsi la pena del resto. Il ''passer ameno'' mi ricorda l’''ameno del fosso anacoreta,'' come il {{Ac|Giovanni Prati|Prati}} si è degnato di chiamare il rospo; il morso ardito del passero è meno ''ardito'' di lei, che si è voluto cacciare in questi gineprai; il ''bel foco'' e il ''qualor vien voglia'' mi fan venire la voglia di mettere il foco, più o men bello per avventura, sotto la pancia del suo Pegaso, perchè prenda un po’ il galoppo (il Pegaso, non lei). Dia retta a un mio consiglio, sor Lanzi, lei è una buona pasta d’uomo, un vero olio di Lucca: lasci Catullo agli scapestrati, e vada in canonica a tradurre il messale. ''(Mentre il Lanzi si allontana sospirando, si ode una voce bianca, che canta in falsetto pecorino quell’aria di {{Ac|Pietro Metastasio|Metastasio}})'': |
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D’amore il primo dardo |
D’amore il primo dardo |