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Le due definizioni, monche e imperfette tutte
e due di per sè, si compiono a vicenda, ed hanno
il suggello, per così dire, nella conclusiva dichiarazione di Virgilio: che la disposizione che il ciel non
vuole, di quei quattro ordini di peccatori, è incontinenza. E questa è la definizione Aristotelica, la quale
non toglie che delle sottospecie non si dia poi la
denominazione, dirò cosi, teologica o cristiana. Ma
sì da come per incidente, a mezzo un discorso, senza
parere: "a vizio di ''lussuria''" "''lussuriosa''" "per
la dannosa colpa della ''gola''" in "cui usa ''avarizia'' il suo soperchio" "portando dentro ''accidioso''
''fummo''"<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#54|Inf. V 55}}, {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#63|63}}; {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VI#54|VI 53}}; {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VII#48|VII 48}}, {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VII#123|123}}.</ref>. E qui osserviamo che nei due cerchi, in cui sono punite le due colpe contrarie, la denominazione cristiana della reità è unica: avarizia, accidia. E un caso? Il fatto è che Stazio, prodigo, non dice o non sa dire il proprio nome della sua colpa.
Egli dice<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Purgatorio/Canto XXII#33|Purg. XXII 34}}.</ref>:
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troppo da me, e questa dismisura...</poem></div>



Le due definizioni, monche e imperfette tutte e due di per sè, si compiono a vicenda, ed hanno il suggello, per così dire, nella conclusiva dichiarazione di Virgilio: che la disposizione che il ciel non vuole, di quei quattro ordini di peccatori, è incontinenza. E questa è la definizione Aristotelica, la quale non toglie che delle sottospecie non si dia poi la denominazione, dirò cosi, teologica o cristiana. Ma sì dà come per incidente, a mezzo un discorso, senza parere: “a vizio di ''lussuria''„ “''lussuriosa''„ “per la dannosa colpa della ''gola''„ “in cui usa ''avarizia'' il suo soperchio„ “portando dentro ''accidioso'' ''fummo''„.<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#54|Inf. V 55}}, {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#63|63}}; {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VI#54|VI 53}}; {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VII#48|VII 48}}, {{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto VII#123|123.}}</ref> E qui osserviamo che nei due cerchi, in cui sono punite le due colpe contrarie, la denominazione cristiana della reità è unica: avarizia, accidia. È un caso? Il fatto è che Stazio, prodigo, non dice o non sa dire il proprio nome della sua colpa. Egli dice:<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Purgatorio/Canto XXII#33|Purg. XXII 34.}}</ref>
La colpa che rimbecca il peccato a cui è opposta, è bensi spiegata, ma non denominata. Anzi dalle parole di Stazio noi possiamo figurarci che le due colpe si chiamino, troppa avarizia o troppo poca avarizia. E cosi per la palude stigia potremmo imaginare, troppa accidia o troppo poca accidia. Già: l'accidia ha per segni l'esser fitti nel fango, il gor-
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gogliare con parole mozze, l'essere depressi e vinti
or sappi ch’avarizia fu partita
dal timore. II troppo poco d'essa sarà il muoversi
troppo da me, e questa dismisura...</poem></div>
il vociferare rapido e forte, l'agitarsi continuamente,
{{Ni|}}La colpa che rimbecca il peccato a cui è opposta, è bensi spiegata, ma non denominata. Anzi dalle parole di Stazio noi possiamo figurarci che le due colpe si chiamino, troppa avarizia o troppo poca avarizia. E così per la palude stigia potremmo imaginare, troppa accidia o troppo poca accidia. Già: l’accidia ha per segni l’esser fitti nel fango, il gorgogliare con parole mozze, l’essere depressi e vinti dal timore. Il troppo poco d’essa sarà il muoversi il vociferare rapido e forte, l’agitarsi continuamente,
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