Pagina:Il Baretti - Anno III, n. 1, Torino, 1926.djvu/4: differenze tra le versioni

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<section begin="s1" />plebi meridionali sorreggono e danno sangue e muscoli e vita allo stile politico e storico più compiuto e forte della nostra letteratura moderna. Come di {{AutoreCitato|Vilfredo Pareto|Vilfredo Pareto}} ciò che vivrà sono quei suoi capitoletti sdegnosi in cui la storia sempre uguale dell’uomo e lo suo peripezie sono descritte con labbra appena dischiude o con ironia machiavellica, così di Fortunato vivranno gli scritti e i discorsi in cui la pietà delle memorie e della piccola patria nel Vulture è meno nascosta dietro discussioni costringenti di dati e di cifre.
<section begin="s1" />plebi meridionali sorreggono e danno sangue e muscoli e vita allo stile politico e storico più compiuto e forte della nostra letteratura moderna. Come di {{AutoreCitato|Vilfredo Pareto|Vilfredo Pareto}} ciò che vivrà sono quei suoi capitoletti sdegnosi in cui la storia sempre uguale dell’uomo e le sue peripezie sono descritte con labbra appena dischiuse o con ironia machiavellica, così di Fortunato vivranno gli scritti e i discorsi in cui la pietà delle memorie e della piccola patria nel Vulture è meno nascosta dietro discussioni costringenti di dati e di cifre.


Ah, chi dei giovani sa, per esempio, che la ''Badia di Monticchio'' — una delle monografie del Fortunato — è il più bello, il più — oltre a tutto — letterariamente — bello, saggio storico dell’Italia moderna? Quanti di noi hanno potuto sentire su quelle pagine che non periranno — sissignore, caro e illustre senatore, che non periranno — tutta la potenza o la forza di questa nostra lingua, creata apposta, foggiata apposta per rendere la solenne malinconia della storia umana; il travaglio senza tregua delle generazioni, i dolori dello moltitudini oscure, il baratro dei secoli donde a noi non arrivavano che poche pergamene, poche mura diroccate, e qualche grido? Là, nella ''Badia di Monticchio'' ci son dei tratti di bellezza superba come quando il Fortunato descrive il sussurro che corre il Reame alla prima notizia dell’arrivo di Corradino e come quando, verso la chiusa, egli parla del silenzio del Bosco di Monticchio famoso per tutto il Vulture questo silenzio finchè non ne uscirono, dopo il ’61 Crocco, Caruso e Ninco Nanco come furie vendicatrici di un passato di dolori; tratti che, a chi sa cosa costi una paginetta di prosa, e quanto sia difficile l’arte, fanno venire, così senza parere, quella tal pollo d’oca dello grandi occasioni e delle grandi ammirazioni...
Ah, chi dei giovani sa, per esempio, che la ''Badia di Monticchio'' — una delle monografie del Fortunato — è il più bello, il più — oltre a tutto — letterariamente — bello, saggio storico dell’Italia moderna? Quanti di noi hanno potuto sentire su quelle pagine che non periranno — sissignore, caro e illustre senatore, che non periranno — tutta la potenza o la forza di questa nostra lingua, creata apposta, foggiata apposta per rendere la solenne malinconia della storia umana; il travaglio senza tregua delle generazioni, i dolori delle moltitudini oscure, il baratro dei secoli donde a noi non arrivavano che poche pergamene, poche mura diroccate, e qualche grido? Là, nella ''Badia di Monticchio'' ci son dei tratti di bellezza superba come quando il Fortunato descrive il sussurro che corre il Reame alla prima notizia dell’arrivo di Corradino e come quando, verso la chiusa, egli parla del silenzio del Bosco di Monticchio famoso per tutto il Vulture questo silenzio finchè non ne uscirono, dopo il ’61 Crocco, Caruso e Ninco Nanco come furie vendicatrici di un passato di dolori; tratti che, a chi sa cosa costi una paginetta di prosa, e quanto sia difficile l’arte, fanno venire, così senza parere, quella tal pelle d’oca delle grandi occasioni e delle grandi ammirazioni...


Ora mentre i discorsi politici sono allontanati dal vasto pubblico per il corredo documentario di cui il Fortunato fu sempre diligentissimo raccoglitore, gli scritti storici, praticamente, sono introvabili. L’autore li fece stampare a sue spese presso il tipografo Vecchi, di Trani, molti anni fa: ebbe cura, già fin d’allora, di metterli fuori commercio, e di farne, tirare solo duecento cinquanta copie, riservate agli amici: ed egli stesso non ne possiedo ormai che una copia: dicesi una. Di queste bravure, Giustino Fortunato si vanta ancora adesso. Incorreggibile!
Ora mentre i discorsi politici sono allontanati dal vasto pubblico per il corredo documentario di cui il Fortunato fu sempre diligentissimo raccoglitore, gli scritti storici, praticamente, sono introvabili. L’autore li fece stampare a sue spese presso il tipografo Vecchi, di Trani, molti anni fa: ebbe cura, già fin d’allora, di metterli fuori commercio, e di farne, tirare solo duecento cinquanta copie, riservate agli amici: ed egli stesso non ne possiedo ormai che una copia: dicesi una. Di queste bravure, Giustino Fortunato si vanta ancora adesso. Incorreggibile!
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de l’acque... Si difilan, presso, fughe
de l’acque... Si difilan, presso, fughe
d’acquidocci. Dai clivi d’Apennino recan essi codesto favellio
d’acquidocci. Dai clivi d’Apennino
recan essi codesto favellio
tinnulo che ti sfugge tra le rughe
tinnulo che ti sfugge tra le rughe