Pagina:Il "genio" in guerra.djvu/30: differenze tra le versioni

 
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esempio, e traeva in salvo due graduati. Ferito gravemente alla testa e alla faccia colla perdita dell’occhio destro, con grande stoicismo diceva: «Mi dispiace di essere stato ferito, perchè non posso andare lassù!» E indicava la posizione nemica.
esempio, e traeva in salvo due graduati. Ferito gravemente alla testa e alla faccia colla perdita dell’occhio destro, con grande stoicismo diceva: «Mi dispiace di essere stato ferito, perchè non posso andare lassù!» E indicava la posizione nemica.


Il soldato MITRUCCIO ANTONIO da Nociglia (Lecco), facente parte di una squadra incaricata di trasportare a spalle una barca sull’Isonzo, si comportò con coraggio e slancio, mentre infuriava il tiro nemico. Pur essendo ferito gravemente ad una gamba, non appena sentì la voce del suo ufficiale pure ferito, si trascinò sino a lui, tentando di soccorrerlo. Morto poco dopo l'ufficiale per una nuova scarica di fucileria avversaria, volle trascinarsi ancora sebbene il terreno s’arrossasse del suo sangue, per avvertirne il proprio capitano.
Il soldato MITRUCCIO ANTONIO da Nociglia (Lecco), facente parte di una squadra incaricata di trasportare a spalle una barca sull’Isonzo, si comportò con coraggio e slancio, mentre infuriava il tiro nemico. Pur essendo ferito gravemente ad una gamba, non appena sentì la voce del suo ufficiale pure ferito, si trascinò sino a lui, tentando di soccorrerlo. Morto poco dopo l’ufficiale per una nuova scarica di fucileria avversaria, volle trascinarsi ancora sebbene il terreno s’arrossasse del suo sangue, per avvertirne il proprio capitano.


Il soldato PIGNOTTI OMERO da Firenze gettavasi vestito nell’Isonzo in soccorso d'un compagno che, già scomparso in acqua profonda tre metri, stava per affogare. Raggiuntolo e coraggiosamente schermitosi del tentativo d’avvinghiamento, lo afferrava per un braccio, e dopo viva lotta lo traeva semi-svenuto a riva, dove gli praticava la respirazione artificiale, riuscendo così a trarlo in salvo.
Il soldato PIGNOTTI OMERO da Firenze gettavasi vestito nell’Isonzo in soccorso d’un compagno che, già scomparso in acqua profonda tre metri, stava per affogare. Raggiuntolo e coraggiosamente schermitosi del tentativo d’avvinghiamento, lo afferrava per un braccio, e dopo viva lotta lo traeva semi-svenuto a riva, dove gli praticava la respirazione artificiale, riuscendo così a trarlo in salvo.


Il soldato CASAVECCHIA LUIGI da Pocapaglia (Cuneo) veniva travolto con molti altri sotto la rovina di una baracca colpita in pieno da un proiettile di grosso calibro. Appena si vide tratto dalle macerie, accortosi che lì presso pericolava un altro sepolto, dava opera a liberarlo benchè grondante sangue e spasimante per più ferite egli stesso. Essendo riuscito con fatica e pericolo a liberarlo, lo portava da solo in un posto di medicazione. Quasi non gli paresse compiuta neppur allora l’opera di fraterno soccorso, faceva ritorno al luogo della sciagura. Ivi le forze fisiche, indebolite dalla perdita di sangue e dal dolore, furono meno salde del suo animo eroico e cadeva svenuto.
Il soldato CASAVECCHIA LUIGI da Pocapaglia (Cuneo) veniva travolto con molti altri sotto la rovina di una baracca colpita in pieno da un proiettile di grosso calibro. Appena si vide tratto dalle macerie, accortosi che lì presso pericolava un altro sepolto, dava opera a liberarlo benchè grondante sangue e spasimante per più ferite egli stesso. Essendo riuscito con fatica e pericolo a liberarlo, lo portava da solo in un posto di medicazione. Quasi non gli paresse compiuta neppur allora l’opera di fraterno soccorso, faceva ritorno al luogo della sciagura. Ivi le forze fisiche, indebolite dalla perdita di sangue e dal dolore, furono meno salde del suo animo eroico e cadeva svenuto.
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