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zione. Essa riduce, come abbiamo osservato, tutte le trasformazioni del mondo materiale ad una costante quantità di materia e alla forza di movimento ad essa inerente, e non lascia dunque altro da spiegare riguardo ai cambiamenti stessi, poichè ciò che fu sempre può essere soltanto causa e mai conseguenza. Ammessa la presenza di questa materia costante noi possiamo, lieti della conoscenza acquistata, esser per qualche tempo soddisfatti; ma presto sentiamo il desiderio di penetrare più addentro e di comprenderla meglio nella sua essenza. È noto però che la teoria atomica è bensì utile allo scopo dei nostri calcoli fisico-matematici, anzi è talora assolutamente necessaria, ma che se essa vuol superare i confini di ciò che le si richiede, conduce, come filosofia corpuscolare, a contraddizioni insolubili.

Un atomo fisico, vale a dire, in confronto dei corpi che noi maneggiamo, una massa pensata impercettibile, ma nonostante il suo nome ancora divisibile col pensiero, alla quale vengono attribuite delle proprietà e uno stato di moto, per mezzo del quale si esplica l’atteggiamento di una massa composta di una quantità innumerevole di tali atomi, è una finzione in sè perfettamente logica, e in certe circostanze, per esempio nella chimica, nella teoria meccanica dei gas, estremamente utile. Nella fisica matematica del resto il suo uso viene per quanto è possibile evitato, poichè invece di atomi discreti si ritorna a elementi di volume dei corpi pensati come continui.