Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/211: differenze tra le versioni

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{{Pt|nistro|Ministro}} dell’interno, avesse voluto invece il Ministro della guerra mantenerlo sotto la divisione militare del generale Bartolucci, il quale poi aveva condannato lui comandante il Battaglione, agli arresti di rigore per mancanza ad altri imputabile. Quindi aggiungeva «non potendo più permettere di vedere compromesso il suo onore presso persone che prendono di fronte chi alla patria avea consacrato libertà, interessi, e vita col prestar servizio senza percezione di soldo, dichiara col presente atto di emettere la sua rinuncia formale al grado di Tenente colonnello comandante il Battaglione civico de’ reduci; con che però se non vi fosse in pronto il nuovo comandante, intende per pochi altri giorni prestarsi all’andamento di quel corpo senza però ne grado, nè responsabilità».


Nel 26 Aprile dirigeva un foglio all’Avvocato Sturbinetti Generale della Guardia Civica e Senatore di Roma: gli accennava che nello scorso Novembre i Civici romani, reduci dal Veneto, ottennero dal Ministero dell’interno di formarsi in un Battaglione civico dipendente dal Generale di essa guardia, e che perciò a forma del regolamento civico, venne esso per voti eletto a comandante il battaglione: gli rammentava che stante i bisogni di correre al confine di Napoli e di altre città dello Stato furono mobilizzate varie compagnie, e che allora in Roma completamente armata non ve n’era che una, la quale guarniva il portone del Ministero dell’interno, mentre altra era mancante quasi tutta di armi e vestiario: lo cerziorava che nel giorno 18 dello stesso Aprile dietro sua istanza il Triumvirato avea deciso che il Battaglione dovesse dipendere dal ministero dell’interno a forma della primitiva sua istituzione, e che ciò non ostante il ministro della guerra, ed il Generale della divisione, preso di mira lui comandante, gli trasmetteva ad ogni momento prescrizioni ineseguibili, intimandogli ingiustamente anche gli arresti: quindi lo interessava che stante la dimissione da esso già data il dì 26 nelle mani del Triumviro Armellini, venisse senza dilazione sostituita persona al di lui rimpiazzo, tanto più che trovandosi esso per volontà del popolo eletto a consigliere municipale, restava impossibilitato ad occuparsi ulteriormente all’andamento di quel corpo f. 3871.
nistro dell7 interno, avesse voluto invece il Ministro della guerra
mantenerlo sotto la divisione militare del generale Bartolucci, il
quale poi aveva condannato lui comandante il Battaglione, agli arresti di rigore per mancanza ad altri imputabile. Quindi aggiungeva
«non potendo piú permettere di vedere compromesso il suo onore
«presso persone che prendono di fronte chi alla patria avea con«sacrato libertá, interessi, e vita col prestar servizio senza per«cezione di soldo, dichiara col presente atto di emettere la sua
«rinuncia formale al grado di Tenente colonnello comandante il
«Battaglione civico de’ reduci; con che però se non vi fosse in
«pronto il nuovo comandante, intende per pochi altri giorni pre«starsi all’andamento di quel corpo senza però ne grado, nè re«sponsabilitá».


E nello stesso giorno 26 Aprile il Senatore {{AutoreCitato|Francesco Sturbinetti|Sturbinetti}}, raccomandandone l’ammissione, ripiegava la surriferita istanza del Grandoni al Triumvirato, che vi rescrisse ordine al Ministero della guerra perchè sostituisse altra persona al posto del Grandoni, il quale per necessità municipale dovea trattenersi in Roma f. 3872.
Nel 26 Aprile dirigeva un foglio all’Avvocato Sturbinetti Generale della Guardia Civica e Senatore di Roma: gli accennava

che nello scorso Novembre i Civici romani, reduci dal Veneto,
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ottennero dal Ministero dell’interno di formarsi in un Battaglione
civico dipendente dal Generale di essa guardia, e che perciò a
forma del regolamento civico, venne esso per voti eletto a comandante il battaglione : gli rammentava che stante i bisogni di correre al confine di Napoli e di altre cittá dello Stato furono mobilizzate varie compagnie, e che allora in Roma completamente armata
non ve n’era che una, la quale guarniva il portone del Ministero
dell’ interno, mentre altra era mancante quasi tutta di armi e
vestiario: lo cerziorava che nel giorno 18 dello stesso Aprile dietro
sua istanza il Triumvirato avea deciso che il Battaglione dovesse
dipendere dal ministero dell’interno a forma della primitiva sua
istituzione, e che ciò non ostante il ministro della guerra, ed il
Generale della divisione, preso di mira lui comandante, gli trasmetteva ad ogni momento prescrizioni ineseguibili, intimandogli
ingiustamente anche gli arresti : quindi lo interessava che stante
la dimissione da esso giá data il dí 26 nelle mani del Triumviro
Armellini, venisse senza dilazione sostituita persona al di lui rimpiazzo, tanto piú che trovandosi esso per volontá del popolo eletto
a consigliere municipale, restava impossibilitato ad occuparsi ulteriormente all’andamento di quel corpo f. 3871.
E nello stesso giorno 26 Aprile il Senatore Sturbinetti, raccomandandone l’ammissione, ripiegava la-surriferita istanza del Grandoni al Triumvirato, che vi rescrisse ordine al Ministero della
guerra perchè sostituisse altra persona al posto del Grandoni, il
quale per necessitá municipale dovea trattenersi in Roma f. 3872.