Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/53: differenze tra le versioni

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}} Scipione Ricci, già vescovo di Pistoia, venuto in odio per le rivelazioni da lui fatte sulle nefandezze che si commettevano da certe monache di Pistoia e di Prato. Ma tanta era la stima che professava per il valoroso prelato «la gente illuminata ed onesta,» che anche l’arcivescovo ebbe a interessarsi della sua sorte. E per dimostrare che roba fossero gli aretini insorti al grido di {{Wl|Q3557931|''Viva Maria''}}, basta sentirlo dalla bocca stessa del vescovo Ricci, il quale, raccontando le sue sofferenze durante l’empia prigionia, così si esprime: «Io ho dovuto più volte gemere davanti a Dio per le orrende bestemmie e per le infami laidezze ch’ero costretto sentire continuamente, in modo che gli orrori della
}} {{Wl|Q2248669|Scipione Ricci}}, già vescovo di Pistoia, venuto in odio per le rivelazioni da lui fatte sulle nefandezze che si commettevano da certe monache di Pistoia e di Prato. Ma tanta era la stima che professava per il valoroso prelato «la gente illuminata ed onesta,» che anche l’arcivescovo ebbe a interessarsi della sua sorte. E per dimostrare che roba fossero gli aretini insorti al grido di {{Wl|Q3557931|''Viva Maria''}}, basta sentirlo dalla bocca stessa del vescovo Ricci, il quale, raccontando le sue sofferenze durante l’empia prigionia, così si esprime: «Io ho dovuto più volte gemere davanti a Dio per le orrende bestemmie e per le infami laidezze ch’ero costretto sentire continuamente, in modo che gli orrori della