L'androgino: differenze tra le versioni

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{{Ct|v=1|t=2|III}}
{{Ct|v=2|L’ANDROGINO.}}
<poem>
Mentre all'ardenteall’ardente nuzial facella,
Cheche all'amorosoall’amoroso talamo ti scorge,
Altrialtri, o giovin Signorsignor, con cetre e carmi,
Gligli avi dall'urnadall’urna richiamando applaude,
{{R|5}}Ee d'augurjd’augúri percosso il cielo echeggia;
Lascialascia ch'ioch’io nel sermon prisco a te venga
Ornandoornando un sogno dell'Egiziadell’egizia Scuolascuola:
Misticomistico sogno, che, se piacque a {{AutoreCitato|Platone|Plato}},
Nonnon indegno è di te: che puoi per esso
{{R|10}}Deldel bel tuo stato affigurar l'immagol’imago.
di gemme splendor, forza d'aurod’auro,
covertati d'ostrod’ostro eburnei letti,
mille campi, a mille buoi fatica,
Lussuriantilussurianti d'infinitad’infinita messe,
{{R|15}} qual piùpiú cosa uom giova altra o piùpiú aggrada,
Tantotanto a vedersi è bello, e non val tanto,
Sgombresgombre le cure, a giocondare un core,
Quantoquanto amistàamistá di conjugaleconiugale affetto,
Cheche due bell'almebell’alme annodi, e in dolci tempre
{{R|20}}Nelnel vario corso della varia vita
D'und’un concorde voler ambo le pasca.
Questa non tiensi a un biondo crin, che all'usoall’uso
S'adattis’adatti, e al garbo d'ariosad’ariosa fronte,
Debildebil sostegno: e non si tiene a un vago
{{R|25}}Colorcolor, che per mordace aura o per lieve,
Ee a chi d'uomd’uom nacque inevitabil morbo,
Oo per tempo, che sprona e piùpiú non torna
Furandofurando il fior d'ognid’ogni terrena cosa,
Languelangue, e l'etàl’etá, ch'èch’è temuta, annunzia:
{{R|30}}Mama da virtùvirtú tien qualitade, e solo
Specchiasispecchiasi in essa, e se ne suggello,
Ee per essa i mortali uguaglia ai numi.
Volgea stagion, che dell’umana stirpe
 
da quello, ch’oggi appar, era diversa
Volgea stagion, che dell'umana stirpe
{{R|35}}la sembianza e la sorte, era indiviso
Da quello, ch'oggi appar, era diversa
nome femminamaschio: e questo a quella
{{R|35}}La sembianza e la sorte, era indiviso
temprato e misto, intera forma, uscio
Nome femminamaschio: e questo a quella
dalla man prima dell’olimpio Giove.
Temprato e misto, intera forma, uscio
Dalla man prima dell'Olimpio Giove.
Dagli omeri sorgea bifronte il capo,
{{R|40}}Quattroquattro le braccia discendeano, quattro
Lele gambe avvicendavansi, gli orecchi
Sporgeansporgean pur quattro: in uno eravi quanto
Nene ristora da morte. Immane a forza
Reggeareggea que'que’ corpi riquadrati e destri
{{R|45}}Aa mover ritto, e, se 'l’l chiedea vaghezza,
Saltandosaltando in capo e roteando a spira
Lungolungo in brev'orabrev’ora a misurar cammino.
Immagini chi può come le genti
Soprasopra la terra allor guidasser giorni
{{R|50}}Senzasenza sinistri, da tristezza intatte,
d'avversad’avversa avvenir sorte presaghe.
Ma di tal sorte imbaldanzito, il dono,
Perper cui fiorìafioría di possa, ardea di giojagioia,
Aa proprio scorno Androgino ritorse,
{{R|55}}Ingratoingrato al donator: che avvien pur sempre,
Cheche al benefizio sconoscenza è presso,
Comecome da corpo inseparabil' ombra.
EbbreEbre d'audaciad’audacia le superbe menti
Sisi consigliaro di far forza al Cielocielo,
{{R|60}}Ee disertar del buon Saturno il regno.
Limpida luce di miglior consiglio
Invanoinvano folgorava entro a que'que’ petti,
Ee lor mostrava invan, che a folle impresa
Sempresempre consegue irreparabil danno:
{{R|65}} campa molto chi con Diidii combatte.
La perversa d’Androgino baldanza
 
vide il Tonante: e benché intorno a lui
La perversa d'Androgino baldanza
rimbombi il cupo infaticabil suono,
Vide il Tonante: e benchè intorno a lui
e ’l sempre vivo folgore rosseggi,
Rimbombi il cupo infaticabil suono,
{{R|70}}a scoccar pronto, e a rinnovar l’esempio,
E 'l sempre vivo folgore rosseggi,
onde i protervi della Terra figli,
{{R|70}}A scoccar pronto, e a rinnovar l'esempio,
torva, aspra, fiera, abbominosa prole,
Onde i protervi della terra figli,
dal tricuspide telo in val di flegra
Torva, aspra, fiera, abbominosa prole,
giacquer percossi, folgorati, e tutti
Dal tricuspide telo in val di Flegra
{{R|75}}spiranti orror di smisurata morte:
Giacquer percossi, folgorati, e tutti
non comandò, che su la schiatta iniqua
{{R|75}}Spiranti orror di smisurata morte:
tal piombasse vendetta, e sol si piacque
Non comandò, che su la schiatta iniqua
scuoterne i vanti, e il primo ben far manco.
Tal piombasse vendetta, e sol si piacque
E Mercurio chiamando a sé, gli disse:
Scuoterne i vanti, e il primo ben far manco.
{{R|80}}— La brigante tu vedi umana razza,
E Mercurio chiamando a se, gli disse,
mia larghezza abusando e sua ventura,
{{R|80}}La brigante tu vedi umana razza,
alzar contro di me fronte rubella.
Mia larghezza abusando e sua ventura,
Alzar contro di me fronte rubella.
Debita pena ai fallitor sul capo
Caschicaschi, e gli assenni: d'und’un voler con Temitemi
{{R|85}}Nemesinemesi ultrice bilanciolla, e quadra
Aa me, che non decreto indarno mai.
In duo si parta Androgino: divisa
Cosìcosí l'integritàl’integritá del primo aspetto,
Cosìcosí le forze svigorite, e sciolta
{{R|90}}L'equabilel’equabile cosìcosí tempra del core,
Crucciocruccio amaro rodendol, si divezzi
Daldal tracotar superbioso, e vegga,
Cheche Giove è sommo, e signoreggia a tutto.
A te l'opral’opra commetto, a te, che il troppo
{{R|95}}Scaltroscaltro Prometeoprometeo, rapitor del fuoco,
Festifesti inchiovar su la Caucaseacaucasea rupe,
Pastopasto all'aquilaall’aquila eterno. Udisti? orOr parti. ·
Rispose al motto l’atlantiade araldo.
 
il pennuto cappello assetta al capo,
Rispose al motto l'Atlantiade araldo.
{{R|100}}e dagli aurei talar veste le piante,
Il pennuto cappello assetta al capo,
ond’esso puote, aer varcando e nubi,
{{R|100}}E dagli aurei talar veste le piante,
scorrer di giuno e di nettuno i campi,
Ond'esso puote, aer varcando e nubi,
e l’universo misurar col volo.
Scorrer di Giuno e di Nettuno i campi,
Né la tremenda oblía verga dorata
E l'Universo misurar col volo.
{{R|105}}da’ lubrici distinta attorti serpi,
Nè la tremenda obblìa verga dorata
per cui ne’ regni eternalmente bui
{{R|105}}De' lubrici distinta attorti serpi,
mandar può i vivi, o richiamar le lievi
Per cui ne' regni eternalmente bui
immagini de’ morti ai nervi, all’ossa,
Mandar può i vivi, o richiamar le lievi
e mille altri condur prodigi a riva:
Immagini de' morti ai nervi, all'ossa,
{{R|110}}ché tanto in essa di poter infuse
E mille altri condur prodigi a riva:
l’onnipossente adunator de’ nembi.
{{R|110}}Che tanto in essa di poter infuse
Alato il capo, alato il piè, nel volto
L'onnipossente adunator de' nembi.
arieggiante di Giove il voler, scende
 
pel sentiero de’ venti e delle nubi
Alato il capo, alato il piè, nel volto
{{R|115}}il celeste, uccisor d’Argo, messaggio,
Arieggiante di Giove il voler, scende
ratto cosí, che va men ratto il nibbio
Pel sentiero de' venti e delle nubi
su le spase ali, alto-stridente augello,
{{R|115}}Il celeste, uccisor d'Argo, messaggio,
e lo sparviere, che disteso aleggi.
Ratto così, che va men ratto il nibbio
Su le spase ali, alto stridente augello,
E lo sparviere, che disteso aleggi.
Fu giunto a terra, ragguardò, di corto
{{R|120}}Androgino trovato ebbe, e fe'fe’ motto.
Libero cenno dell'Egiocodell’egioco Giove,
Largolargo-veggente, agitator del tuono,
Didi lui, che a tutti per possanza è sopra,
Mandamimandami a te. Gl'insaniGl’insani vanti, ond'osoond’oso
{{R|125}}Didi conturbar fosti l'Olimpol’olimpo, e nuda
Renderrender di scettro l'invincibill’invincibil destra
Vibratricevibratrice del fulmine, in te vuole,
Miseromisero! me nomar, e farti saggio,
Cheche in Cielciel v'hav’ha un tale, che fa forza ai forti.
{{R|130}}Disse: e levata la terribil verga
Divinamentedivinamente pel diritto mezzo
Androgino percosse. In duo fendute
Eccoecco scoppiarsi, ed allenar le membra
Inin pria giàgiá tanto poderose, ed altro
{{R|135}}Prendereprendere aspetto le disgiunte parti;
Ee pur di ricongiungersi bramose.
CosìCosí, partita da veloce remo,
Oo da possenti notatrici braccia
L'ondal’onda gorgoglia, e ricorrendo a tergo
{{R|140}}Risarcirrisarcir cerca lo squarciato velo.
Cillenio intanto messaggier, recando
 
novella in ciel dell’ubbidito cenno,
Cillenio intanto messaggier recando,
degli umani descrisse il dolor grave,
Novella in ciel dell'ubbidito cenno,
onde in selve, tra fiere, e a queste uguali,
Degli umani descrisse il dolor greve,
{{R|145}}l’un senza pace ognor dell’altro in traccia
Onde in selve, tra fiere, e a queste uguali
menan la vita disperatamente
{{R|145}}L'un senza pace ognor dell'altro in traccia
preda d’ambasce: e di bestemmie e d’onte,
Menan la vita disperatamente
dannando il giorno, che mirâro il sole,
Preda d'ambasce: e di bestemmie e d'onte
chiaman funesto d’esistenza il dono.
Dannando il giorno, che miraro il Sole,
{{R|150}}Un riso acerbo cacciò fuori il padre
Chiaman funesto d'esistenza il dono.
degli uomini, e de’ numi, e da quel riso
{{R|150}}Un riso acerbo cacciò fuori il Padre
il piacer tralucea della vendetta.
Degli uomini, e de' numi, e da quel riso
Il piacer tralucea della vendetta.
Quando di mezzo alle stellanti ruote
Tuttatutta atteggiata di soave affetto
{{R|155}}Mossemosse Pietade, e la seguiano ancelle
Concon gli occhi in pianto, e pallor tinte il viso
Lele vacillanti pavide preghierePreghiere,
Ee disse: Padre, cui Destino e Forza
Sortironosortirono l'imperol’impero alto del Cielocielo:
{{R|160}}Tutu, che l'imparil’impari cose adegui, e all'imeall’ime
Leghileghi le somme, e le inimiche accordi,
Spirandospirando a tutte spirito di vita,
Ee d'ammirabild’ammirabil tempri ordine il Mondomondo,
Aa noi facil consenti. Or giàgiá tua voglia
{{R|165}}Empièempiè la retto-consigliante Astrea:
Giàgiá del malnato Androgino per lei
L'alterezzal’alterezza piegò, mendossi il rio,
Cheche in te commise. Ve'Ve’ quai pene ei soffre
Aa portar tormentose, a mirar triste
{{R|170}}Dada se stesso diviso, e da se stesso,
Fuorfuor d'ognid’ogni speme, e senza posa, attratto,.
Ascolta, o Padrepadre, con quali alte grida
Eiei chiama morteMorte, che lo afferri e spegna.
siafia sorda colei, che d'ossad’ossa albergo
{{R|175}}Fattofatto vorrebbe l'Universol’universo, e tutto
Silenziosilenzio, solitudine, deserto.
altare a te piùpiú sorgeria, tempio
Dell'umandell’uman culto testimon, l'innol’inno,
Cheche ti fe'fe’ spesso a rimirar invito
{{R|180}}Ee d'agnellid’agnelli incorrotti e pingui capre,
Ostiaostia votiva, e di novennjnovenni buoi.
Lo priego di Pietá scosse la salda
 
mente di Giove. Lampeggiò d’un riso
Lo priego di pietà scosse la salda
promettitore di conforto e pace
Mente di Giove. Lampeggiò d'un riso
{{R|185}}l’egíoco padre; indi ad Amor fe’ cenno;
Promettitore di conforto e pace
ad Amor, che bellissimo fra’ dii
{{R|185}}L'Egioco Padre; indi ad Amor fe' cenno;
surse di Caos con ali d’oro a tergo,
Ad amor, che bellissimo fra' Dii
e nella mole delle cose immensa
Surse di caos con ali d'oro a tergo,
per varie guise sua virtú comparte:
E nella mole delle cose immensa
{{R|190}}perché scendendo e saettando i cori
Per varie guise sua virtù comparte:
con quell’arco possente, a cui non vale
{{R|190}}Perchè scendendo e saettando i cori
ferrata maglia e adamantina piastra,
Con quell'arco possente, a cui non vale
ciascun di sua metá facesse accorto:
Ferrata maglia e adamantina piastra,
e fu poi cura d’Imeneo la bella
Ciascun di sua metà facesse accorto:
{{R|195}}opra compir, cui diè principio Amore,
E fu poi cura d'Imeneo la bella
e, sbramando i desii, le salme unendo
{{R|195}}Opra compir, cui diè principio Amore,
in sacro alterno indissolubil nodo,
E, sbramando i desii, le salme unendo
ammendar morte, e rintegrar natura.
In sacro alterno indissolubil nodo,
O lui beato, che per don d’Amore,
Ammendar morte, e rintegrar natura.
{{R|200}}veracemente sua metá ritrova!
 
O lui beato, che per don d'Amore,
{{R|200}}Veracemente sua metà ritrova!
E te beato tre fiate e quattro
Oo giovine Signorsignor, che la trovasti
Nell'Insubrenell’insubre Donzelladonzella, a cui t'annodit’annodi
Tratra le speranze della Patriapatria e i plausi,
{{R|205}}Cheche a te, suo buon cultor, scioglie Elicona.
</poem>