Pagina:Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908.djvu/46: differenze tra le versioni
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⚫ | originale. Di più, dedicato fin dal IX secolo al culto cristiano, sfuggì miracolosamente ai restauri e alle distruzioni, così che è rimasto quasi intatto. Il giorno in cui si ottenesse di liberarlo dall’inutile edificio — un collegio di preti armeni — che ne racchiude un lato, si avrebbe un campione perfetto dell’architettura ellenizzante, quale era di moda a Roma durante il periodo repubblicano. Si tratta di un edificio quadrangolare in stile ionico, posato sopra un alto podio, sorretto da colonne scanalate e decorato nell’attico da un elegante fregio di foglie e di teste di leone. Lo stesso organismo architettonico lo ritroviamo nella ''Aedes pietates'' - oggi S. Nicola in Carcere — di cui ci rimangono ancora alcune colonne e i frammenti della cornice e del Podium. Una leggenda medioevale racconta che il tempio della Pietà era stato eretto per ricordare la matrona romana che aveva nutrito col latte delle sue mammelle la madre condannata a morir di fame in prigione. Ma la favola non ha fondamento e l’edificio fu invece innalzato dal console Cecilio Gabrione l’anno 181 avanti l’Era cristiana, per solennizzare la vittoria riportata alle Termopili. Il tempietto alla Mater Matuta è invece diverso e dovette incontrare il favore dei Romani per la sua forma circolare che ricordava loro le prime capanne rotonde della stirpe italica. Se bene, anche qui, la leggenda attribuisca a Servio Tullio l’origine di questo edificio, si sa invece che fu edificato da Camillo dopo la presa |
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originale. Di più, dedicato fin dal IX secolo al culto cristiano, sfuggì miracolosamente ai restauri e alle distruzioni, così che è rimasto quasi intatto. Il giorno in cui si ottenesse di liberarlo dall’inutile edificio — un collegio di preti armeni — che |
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⚫ | ne racchiude un lato, si avrebbe un campione perfetto dell’architettura ellenizzante, quale era di moda a Roma durante il periodo repubblicano. Si tratta di un edificio quadrangolare in stile ionico, posato sopra un alto podio, sorretto da colonne scanalate e decorato nell’attico da un elegante fregio di foglie e di teste di leone. Lo stesso organismo architettonico lo ritroviamo nella ''Aedes pietates'' - oggi S. Nicola in Carcere — di cui ci rimangono ancora alcune colonne e i frammenti della cornice e del Podium. Una leggenda medioevale racconta che il tempio della Pietà era stato eretto per ricordare la matrona romana che aveva nutrito col latte delle sue mammelle la madre condannata a morir di fame in prigione. Ma la favola non ha fondamento e l’edificio fu invece innalzato dal console Cecilio Gabrione l’anno 181 avanti l’Era cristiana, per solennizzare la vittoria riportata alle Termopili. Il tempietto alla Mater Matuta è invece diverso e dovette incontrare il favore dei Romani per la sua forma circolare che ricordava loro le prime capanne rotonde della stirpe italica. Se bene, anche qui, la leggenda attribuisca a Servio Tullio l’origine di questo edificio, si sa invece che fu edificato da Camillo dopo la presa |
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di Vejo. Distrutto da un incendio l’anno 213 a. G. C., fu ricostruito l’anno dopo. Ha forma rotonda — e questo deve aver generato l’errore della sua denominazione -— e riposa sopra una base di tufo. Il suo peristilio circolare è adorno da colonne di marmo d’ordine corinzio. Dedicato durante il medioevo a S. Stefano, fu detto dalla vicina piazza Santo Stefano delle Carrozze fino al 1560, anno in cui — - in seguito a un fatto miracoloso avvenuto a certa Gerolama Lentini — cambiò titolo e fu dedicato a Santa Maria della Luce. Un altro tempio, ricco di decorazioni marmoree e di fregi, fu quello eretto in onore al dio Esculapio nell’isola Teberina e di cui rimangono anche oggi alcuni curiosi frammenti. Su questa isoletta WB^che la tradizione vuole prodotta dalle messi dei Tarquinii gettate nel Tevere dai ribelli — era sorto fin dall’anno 328 prima dell’Era volgare, un tempio in onore al dio della medicina. In quell’anno essendo i Romani afflitti da una grave pestilenza interrogarono i libri sibillini che risposero dover i |
di Vejo. Distrutto da un incendio l’anno 213 a. G. C., fu ricostruito l’anno dopo. Ha forma rotonda — e questo deve aver generato l’errore della sua denominazione -— e riposa sopra una base di tufo. Il suo peristilio circolare è adorno da colonne di marmo d’ordine corinzio. Dedicato durante il medioevo a S. Stefano, fu detto dalla vicina piazza Santo Stefano delle Carrozze fino al 1560, anno in cui — - in seguito a un fatto miracoloso avvenuto a certa Gerolama Lentini — cambiò titolo e fu dedicato a Santa Maria della Luce. Un altro tempio, ricco di decorazioni marmoree e di fregi, fu quello eretto in onore al dio Esculapio nell’isola Teberina e di cui rimangono anche oggi alcuni curiosi frammenti. Su questa isoletta WB^che la tradizione vuole prodotta dalle messi dei Tarquinii gettate nel Tevere dai ribelli — era sorto fin dall’anno 328 prima dell’Era volgare, un tempio in onore al dio della medicina. In quell’anno essendo i Romani afflitti da una grave pestilenza interrogarono i libri sibillini che risposero dover i |