Lettera a Melitta (16 marzo 1909): differenze tra le versioni

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{{A destra|16 marzo 1909}}
Io vengo su dalla bassa forza, cara signora :
<poem>
''Alto e illustre io non vanto ordine d' avi''.
 
</poem>
I miei nonni erano sarti, e forse per questo io non manco di una certa bravura nel maneggiare le forbici.
 
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Dall' Italia non sono mai uscito.
 
Ebbi più volte il desiderio di « sconfinare >»; ma tra la poca salute e i pochi quattrini e le attrattive, che per me erano irresistibili, della Toscana, io non ebbi mai il coraggio di allontanarmi da Firenze, dove mi recavo tutti gli anni e dove conobbi ''i migliori uomini d'Italia'', dai quali ebbi incoraggiamenti e prove di stima e di affetto.
 
Il ''{{AutoreCitato|Giovanni Prati|Prati}}'' , il ''{{AutoreCitato|Niccolò Tommaseo|Tommaseo}}'' , ''Atto Vannucci'', ''Pietro Fanfani'', ''{{AutoreCitato|Andrea Maffei|Andrea Maffei}}'', il ''Regaldi'', ''Erminia'' ed ''{{AutoreCitato|Arnaldo Fusinato|Arnaldo Fusinato}}'', il ''{{AutoreCitato|Francesco Dall'Ongaro|Dall'Ongaro}}'', il M''amiani{{AutoreCitato|Terenzio Mamiani|Mamiani}}'' e altri illustri e buoni, come ora non usa, li incontrai tutti a Firenze.
 
Il ''Prati'', a cui la « Palingenesi » era sembrata troppo seria per un giovine imberbe, presentandomi ad un ''comm. Franceschi'': * « Ecco il Rapisardi — gli disse — un fanciullo vecchio ». Ed io di rimando: « Ecco il Prati, un vecchio fanciullo ». « Birbante !» ei bofonchiò battendomi sulla spalla, con quel ghigno che gli era caratteristico e mordendo la cicca che teneva costantemente fra i denti... ''Quelli erano uomini grandi davvero !''
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Ascensione o decadenza della poesia italiana?
 
Deca denzaDecadenza , cara signora , decadenza.... La poesia italiana sbucata in classico paludamento dalle fucine barbaresche, trascorrendo poi per qualche tempo in veste succinta, dalla taverna alla suburra, precipita ora maledettamente, a scavezzacollo, verso il manicomio.
 
Il verso libero ? E'È il luogo comodo della scioperataggine pretenziosa.
 
Dal ''Kahn'', che ne è l' apostolo fervente, si potrebbe chiamare verso kanino.
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Il ''{{AutoreCitato|Francesco De Sanctis|De Sanctis}}'', il ''Trezza'', lo ''Zumbini'' ne svilupparono alcune parti genialmente ; il ''{{AutoreCitato|Giosuè Carducci|Carducci}}'' la consolidò su le basi foscoliane, non senza mescolarla di chiazze verdastre, segni non dubbi della epatite alcoolica che gli corrompeva il sangue e gli offuscava il giudizio.
 
Il ''{{AutoreCitato|Arturo Graf|Graf}}'' la va ora lumeggiando con profonda e varia dottrina letteraria e scientifica, con sentimento storico ed artistico ammirevole.
 
Razzolatori di materia fecale hegeliana, eruditonzoli fegatosi, che si atteggiano a riformatori della critica, non ne mancano, la Dio mercè ; ma costoro, egregia signora, per quanto si facciano sonare intorno i pifferi e le gran casse, non riesciranno a fondare e a diffondere altro che la loro nomea di grafomani burbanzosi e di critici disonesti.
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Delle mie opere non rifiuto nessuna, perchè tutte ispirate da una brama ardente di giustizia e di libertà.
 
Per l' arte preferisco a tutte le altre il « [[{{TestoCitato|Giobbe (Rapisardi)|Giobbe]]}} » « [[{{TestoCitato|Le poesie religiose |Le Poesie religiose]]}} » e i « [[{{TestoCitato|Poemetti (Rapisardi)|Poemetti]]}} ».
 
A un amico che mi consigliava di fare una scelta, perchè ''avec un gros bagage on ne va pas a la postèritè'', risposi col sonetto che Le trascrivo, orgoglioso ma sincero :