Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/240: differenze tra le versioni

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<section begin="va1" />{{AutoreCitato|Plauto}} e in {{AutoreCitato|Lucrezio}}. In un vecchio MS. citato dallo {{AutoreCitato|Stazio}} leggesi ''qui'', ch’è manifesto sbaglio del copista. Da ciò che {{AutoreCitato|Quintiliano}} dice, 1,7, ''a med.'', si scorge che la ''q'' era volgarmente usata per ''c'', e quindi per distinguere ''qui'' dat. da ''qui'' nom. s'usò scrivere ''quoi''. Leggo ''adpetenti'' col sussidio dei migliori alla barba di {{Ac|Isaac Vossius|Vossio}}, che con la sua famosa mania di mutare e corregger tutto a suo modo legge ''ac petentes'', citando quei versi di Lucrezio:
<section begin="va1" />{{AutoreCitato|Tito Maccio Plauto|Plauto}} e in {{AutoreCitato|Tito Lucrezio Caro|Lucrezio}}. In un vecchio MS. citato dallo {{AutoreCitato|Publio Papinio Stazio|Stazio}} leggesi ''qui'', ch’è manifesto sbaglio del copista. Da ciò che {{AutoreCitato|Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano}} dice, 1,7, ''a med.'', si scorge che la ''q'' era volgarmente usata per ''c'', e quindi per distinguere ''qui'' dat. da ''qui'' nom. s'usò scrivere ''quoi''. Leggo ''adpetenti'' col sussidio dei migliori alla barba di {{Ac|Isaac Vossius|Vossio}}, che con la sua famosa mania di mutare e corregger tutto a suo modo legge ''ac petentes'', citando quei versi di Lucrezio:


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<poem>{{smaller|Pag. 156.}}{{spazi|10}}{{§|credo|[[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte prima. Amore ed illusione/1. Al passere di Lesbia - II Ad passerem Lesbiae#credo|''Credo, ut tam gravis acquiescat ardor.'']]}}</poem>
<poem>{{smaller|Pag. 156.}}{{spazi|10}}{{§|credo|[[Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte prima. Amore ed illusione/1. Al passere di Lesbia - II Ad passerem Lesbiae#credo|''Credo, ut tam gravis acquiescat ardor.'']]}}</poem>


Gli antichi MS: ''Credo ut quom grama acquiescet error.'' Un vecchio codice citato da {{Ac|Giuseppe Giusto Scaligero|Giuseppe Scaligero}} ''credont'', come non di rado nelle lapidi ''vivont''. ''Acquiescet'' in cambio di ''acquiescit'', essendo comune scambiar l’''e'' con l’''i'', come in Catullo medesimo: ''ipse que luce'' invece di ''ipsi qui luci''. Ingegnosa è la congettura del {{Ac|Giano Dousa|Dousa}}, che vuole s’abbia a legger ''cedo'' e non ''credo'' o ''credunt'', assumendo il verbo ''cedo'' nel significato di ''dare, accordare''. Ma così leggendo il ''gravis ardor'' si riferirebbe al poeta, quando al contrario io credo che s’abbia a riferire alla Lesbia, la quale trova alcun refrigerio all’ardore intenso dell’anima sua, trastullandosi col suo passerino. Rispettando fino a un certo segno la lezione dei vecchi MS. e del codice citato dallo Scaligero, io ho cavato da essi medesimi la mia lezione. ''Credo'' è più{{Pt| oppor-|}}<section end="va1" />
Gli antichi MS: ''Credo ut quom grama acquiescet error.'' Un vecchio codice citato da {{Ac|Giuseppe Giusto Scaligero|Giuseppe Scaligero}} ''credont'', come non di rado nelle lapidi ''vivont''. ''Acquiescet'' in cambio di ''acquiescit'', essendo comune scambiar l’''e'' con l’''i'', come in Catullo medesimo: ''ipse que luce'' invece di ''ipsi qui luci''. Ingegnosa è la congettura del {{AutoreCitato|Giano Dousa|Dousa}}, che vuole s’abbia a legger ''cedo'' e non ''credo'' o ''credunt'', assumendo il verbo ''cedo'' nel significato di ''dare, accordare''. Ma così leggendo il ''gravis ardor'' si riferirebbe al poeta, quando al contrario io credo che s’abbia a riferire alla Lesbia, la quale trova alcun refrigerio all’ardore intenso dell’anima sua, trastullandosi col suo passerino. Rispettando fino a un certo segno la lezione dei vecchi MS. e del codice citato dallo Scaligero, io ho cavato da essi medesimi la mia lezione. ''Credo'' è più{{Pt| oppor-|}}<section end="va1" />