Per lo spiritismo/XXV: differenze tra le versioni

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Ma la tradizione conosce altre due specie di apparizioni, prodotte dalla volontà, cioè dalla magia, poichè la magia, secondo la giusta definizione del Kiesewetter, non può essere che ''l’esercizio volontario della forza psichica'', delle facoltà latenti nello spirito umano, e non ancora sviluppate coll’esercizio. Una di queste apparizioni magiche è l'''apparizione volontaria''. Si racconta che alcuni, mentre sognavano, siano apparsi a gran distanza, e vi abbiano fatto precisamente ciò che sognavano di fare; per tacere dei casi antichi, per esempio di quel filosofo (di cui credo che parli Sant’Agostino), il quale una sera ebbe la soluzione di un dubbio dal fantasma di un suo amico, mentre il suo amico stava a casa propria, dormendo, e sognando precisamente di dargli quegli schiarimenti, rimando il lettore al caso moderno del Wilson, raccontato dall’Askàkow, (p. 631, ss.), e sopratutto al caso più recente, più strano e più autentico, raccolto da un giornale che può dirsi del Richet, cioè dagli ''Annales des sciences psychiques''; è il caso della signora Wilmot, la quale si addormenta, in America, inquieta per suo marito che era in alto mare, tornando dall’Inghilterra; essa sogna di rintracciare il suo bastimento, di aprir la porta della sua cabina, di soffermarsi vedendo uno straniero sveglio, di accostarsi a suo marito dormente, e di fargli un bacio; intanto suo marito sogna che essa viene e lo bacia; e quando si sveglia, il suo compagno di cabina, persona seria, che stava guardandolo, gli dice: «bisogna esser un fortunato mortale, per ricever di queste visite in questo luogo ed a questa ora!» Se dunque c’è del vero nel detto di Cicerone, che in sogno lo spirito va lontano, o almeno se alcuni lo hanno creduto, è naturale che alcuni abbiano tentato di girare il mondo e agire liberamente mettendosi volontariamente in sonnambulismo; è questa la magia che gli Indiani chiamavano (māyāvi-rūp<sup>a</sup>), e sulla quale è da leggere tutto un capitolo della ''Monistiche Seelenlehre'' del du Prel. Si narra che in sogno viaggiassero e visitassero gli amici anche Epimenide di Creta, forse contemporaneo di Solone, ed Ermotimo di Clazomene, maestro di Anassagora, dunque circa sei secoli avanti Cristo. Tra gli esempi moderni il più autentico è quello raccontato dallo Jung Stilling (nella ''Theorie der Geisterkunde''), di un mago di Filadelfia il quale, impietosito di una donna che da un pezzo non aveva notizie di suo marito, si addormenta, rintraccia il marito in un caffè di Londra, gli domanda sue notizie, e svegliandosi le comunica alla moglie; e il marito al ritorno riconobbe nel mago la persona con cui aveva discorso in quel caffè. Che più? La telepatia o meglio ''telefania sperimentale'' fu tentata a Londra dal Keulemans e da altri; si vedano le ''Hallucinations télépathiques'', pagina 32, SS. (cfr. Aksákow, p. 616).
 
L’altra specie di apparizione magica del vivente è la ''citazione'', ossia l’apparizione forzata di un vivente, cioè l’evocazione dello spirito, non dalla tomba, ma da un corpo vivente. A crederne la {{Ac|Helena Petrovna Blavatsky|Blavatsky}}, fonte delle più sospette, con quest’arte si sarebbero commessi nientemeno che degli assassinj<ref>Vedi la citazione medianica di un dormente in Aksàkow, 591 — Miss Marriat, nel suo curiosissimo libro, ''There is no Death'', Londra, 1890, p. 41, pretende di aver sempre avuto il potere di chiamar al tavolino gli spiriti dei viventi, ''anche svegli''. Ma in questo caso, dice Allan Kardec, il vivente si addormenta.</ref>.
 
Ora le allucinazioni telepatiche permettono di fare allo spiritismo un’obbiezione alla quale esso deve rispondere. Se vi può essere un ''fantasma del vivente'' (il suo ''double'' o ''Doppelgänger''), i fantasmi che appariscono negli esperimenti medianici possono essere fantasmi di viventi. Ossia, quando non c’è impostura o allucinazione, ci sarà telepatia. Cosa strana, nessuno ha fatto sentire la forza di questa obbiezione quanto l’Aksákow, che è proprio uno dei generali in capo dello spiritismo. Egli cita (617, ss.) apparizioni di viventi in numero molto minore della raccolta londinese, ma ancora più straordinari; parla di fantasmi che picchiano alla porta, appariscono a 17 persone, entrano urtando la gente, parlano e scrivono; parla perfino di un fantasma che si lagnava di aver sete ed avrebbe bevuto un bicchier d’acqua non fantastico. E per il momento possiamo ammetter che sian tutte storie vere, poichè queste storie sarebbero documenti contro lo spiritismo.