Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/409: differenze tra le versioni
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Artibano: — «E se il padre suo fu traditore, ei lo somiglia: imperocchè sì bene mi fidò, già pochi giorni, e poi mi fece assalire da tutto il campo come un traditore, e per la fede ch’io giurai al principe di Taranto mio signore s’io mi potessi fidare di non esser tradito, io accetterei la battaglia». E così rispose il Meschino contro Utinafar, che volevano due ostaggi. — Il messo tornò al campo, ed essendo avanti a Lionetto fece l’ambasciata. Utinafar si rivoltò al fratello Melidonio, e lo pregò che volesse andarvi per ostaggio, ed ei non voleva andarvi; ma il fratello tanto lo pregò che pure fu contento d’andare. Mandarono pel salvo condotto e fu mandato dentro Melidonio turco ed ordinata la battaglia per la seguente mattina. |
Artibano: — «E se il padre suo fu traditore, ei lo somiglia: imperocchè sì bene mi fidò, già pochi giorni, e poi mi fece assalire da tutto il campo come un traditore, e per la fede ch’io giurai al principe di Taranto mio signore s’io mi potessi fidare di non esser tradito, io accetterei la battaglia». E così rispose il Meschino contro Utinafar, che volevano due ostaggi. — Il messo tornò al campo, ed essendo avanti a Lionetto fece l’ambasciata. Utinafar si rivoltò al fratello Melidonio, e lo pregò che volesse andarvi per ostaggio, ed ei non voleva andarvi; ma il fratello tanto lo pregò che pure fu contento d’andare. Mandarono pel salvo condotto e fu mandato dentro Melidonio turco ed ordinata la battaglia per la seguente mattina. |
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La mattina il Meschino per aver ogni suo onore, subito quando il sole apparve venne alla battaglia di fuori della città; pregò Alessandro che attendesse acciò Melidonio non fuggisse, e pregò Parvidas che guardasse bene la città, e disse ad Artibano che stesse ben armato; che sebben avessero l’ostaggio non era da fidarsi di essi. — Allora disse Artibano: «Per il Dio che mi ha fatto salvare, se essi faranno alcuna mossa, farò tagliar la testa a Melidonio |
La mattina il Meschino per aver ogni suo onore, subito quando il sole apparve venne alla battaglia di fuori della città; pregò Alessandro che attendesse acciò Melidonio non fuggisse, e pregò Parvidas che guardasse bene la città, e disse ad Artibano che stesse ben armato; che sebben avessero l’ostaggio non era da fidarsi di essi. — Allora disse Artibano: «Per il Dio che mi ha fatto salvare, se essi faranno alcuna mossa, farò tagliar la testa a Melidonio;» poi si armò e stette armato con molti cavalieri. — Quando il Meschino fu fuori della terra, e trovato il suo nemico, lo salutò. Rispose Utinafar: «Guerino, tu sia il mal venuto, che tanti del mio lignaggio hai fatto perire, ma per virtù di Macometto tu non ucciderai più niuno!» Allora disse Guerino: «Se io li ho uccisi, non lo feci a tradimento, ma li ho ammazzati con la spada in mano e però non posso essere biasimato se non a torto». — Quindi si sfidarono colle lancie in mano, e aspramente si percossero. Utinafar era buon cavaliero, e non fu tra loro con le lancie alcun vantaggio, e venuti alle spade fecero una gran battaglia, tagliandosi tutte l’arme ed alla fine si stancarono. Presero alquanto di riposo, e uno dimandava all’altro che si rendesse, e Utinafar diceva di perdonargli la vita e fargli perdonare da Lionetto, il quale era con molti signori appresso a loro una mezza arcata, per vedere la battaglia. In questo mezzo Alessandro che vide mover Lionetto dal padiglione, dubitò che non assalissero il Meschino, e armato montò a cavallo, raccomandando Melidonio a Parvidas cittadino. Poi se ne venne alla porta, e disse |