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capitolo xli. 315

Artibano: — «E se il padre suo fu traditore, ei lo somiglia: imperocchè sì bene mi fidò, già pochi giorni, e poi mi fece assalire da tutto il campo come un traditore, e per la fede ch’io giurai al principe di Taranto mio signore s’io mi potessi fidare di non esser tradito, io accetterei la battaglia». E così rispose il Meschino contro Utinafar, che volevano due ostaggi. — Il messo tornò al campo, ed essendo avanti a Lionetto fece l’ambasciata. Utinafar si rivoltò al fratello Melidonio, e lo pregò che volesse andarvi per ostaggio, ed ei non voleva andarvi; ma il fratello tanto lo pregò che pure fu contento d’andare. Mandarono pel salvo condotto e fu mandato dentro Melidonio turco ed ordinata la battaglia per la seguente mattina.

La mattina il Meschino per aver ogni suo onore, subito quando il sole apparve venne alla battaglia di fuori della città; pregò Alessandro che attendesse acciò Melidonio non fuggisse, e pregò Parvidas che guardasse bene la città, e disse ad Artibano che stesse ben armato; che sebben avessero l’ostaggio non era da fidarsi di essi. — Allora disse Artibano: «Per il Dio che mi ha fatto salvare, se essi faranno alcuna mossa, farò tagliar la testa a Melidonio;» poi si armò e stette armato con molti cavalieri. — Quando il Meschino fu fuori della terra, e trovato il suo nemico, lo salutò. Rispose Utinafar: «Guerino, tu sia il mal venuto, che tanti del mio lignaggio hai fatto perire, ma per virtù di Macometto tu non ucciderai più niuno!» Allora disse Guerino: «Se io li ho uccisi, non lo feci a tradimento, ma li ho ammazzati con la spada in mano e però non posso essere biasimato se non a torto». — Quindi si sfidarono colle lancie in mano, e aspramente si percossero. Utinafar era buon cavaliero, e non fu tra loro con le lancie alcun vantaggio, e venuti alle spade fecero una gran battaglia, tagliandosi tutte l’arme ed alla fine si stancarono. Presero alquanto di riposo, e uno dimandava all’altro che si rendesse, e Utinafar diceva di perdonargli la vita e fargli perdonare da Lionetto, il quale era con molti signori appresso a loro una mezza arcata, per vedere la battaglia. In questo mezzo Alessandro che vide mover Lionetto dal padiglione, dubitò che non assalissero il Meschino, e armato montò a cavallo, raccomandando Melidonio a Parvidas cittadino. Poi se ne venne alla porta, e disse