Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/67: differenze tra le versioni

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era bene ordinata in Roma; ed è stata sempre male ordinata nella nostra città di Firenze. E come a Roma questo ordine fece molto bene, a Firenze questo disordine fece molto male. E chi legge le istorie di questa città, vedrà quante calunnie sono state in ogni tempo date a’ suoi cittadini, che si sono adoperati nelle cose importanti di quella. Dell’uno dicevano, ch’egli aveva rubato i danari al Comune; dell’altro, che non aveva vinta una impresa per essere stato corrotto; e che quell’altro per sua ambizione aveva fatto il tale ed il tale inconveniente. Di che ne nasceva che da ogni parte ne surgeva odio: donde si veniva alla divisione, dalla divisione alle sètte, dalle sètte alla rovina. Che se fusse stato in Firenze ordine d’accusare i cittadini, e punire i calunniatori, non seguivano infiniti scandoli che sono seguiti; perché quelli cittadini, o condannati o assoluti che fussono, non arebbono potuto nuocere alla città, e sarebbeno stati accusati meno assai che non ne erano calunniati, non si potendo, come ho detto, accusare come calunniare ciascuno. Ed intra l’altre cose di che si è valuto alcun cittadino per venire alla grandezza sua, sono state queste calunnie: le quali venendo contro a cittadini potenti che all’appetito suo si opponevano, facevono assai per quello; perché, pigliando la parte del Popolo, e confermandolo nella mala opinione ch’egli aveva di loro, se lo fece amico. E benché se ne potessi addurre assai esempli, voglio essere contento
detto, era bene ordinata in Roma, ed è stata sempre male ordinata nella nostra città di Firenze. E come a Roma questo ordine fece molto bene, a Firenze questo disordine fece molto male. E chi legge le Istorie di questa città, vedrà quante calunnie sono state in ogni tempo date a’ suoi cittadini, che si sono adoperati nelle cose importanti di quella. Dell’uno dicevano, ch’egli aveva rubati danari al Comune; dell’altro, che non aveva vinto una impresa, per essere stato corrotto, e che quell’altro per sua ambizione aveva fatto il tale e tale inconveniente. Del che ne nasceva che da ogni parte ne surgeva odio, d’onde si veniva alla divisione, dalla divisione alle Sette, dalle Sette alla rovina. Che se fusse stato in Firenze ordine d’accusare i cittadini, e punire i calunniatori, non seguivano infiniti scandali che sono seguìti; perchè quelli cittadini, o condannati o assoluti che fussero, non arebbono potuto nuocere alla città, e sarebbono stati accusati meno assai, che non ne erano calunniati, non si potendo, come ho detto, accusare come calunniare ciascuno. E intra l’altre cose, di che si è valuto alcun cittadino, per venire alla grandezza sua, sono state queste calunnie, le quali venendo contra a’ cittadini potenti, che allo appetito suo si opponevano, facevano assai per quello; perchè pigliando la parte del Popolo, e confermandolo nella mala opinione ch’egli aveva di loro, se lo fece amico. E benchè se ne potesse addurre assai esempj, voglio essere {{Pt|con-|}}