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</div><section end=22-07-2018 />
 
== 29 luglio ==
<section begin=29-07-2018 />
* {{Testo|Gli Alpini}}
 
[[File:Cesare Battisti, Milano, 1915 (portrait).jpg|70px|right|link=Autore:Cesare Battisti]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">È la «Dante Alighieri» che mi ha invitato a parlare. Ed io ho risposto subito ''sì'' obbedendo al vivo desiderio di corrispondere ad un suo invito e spinto dal caldo senso di gratitudine che anima ogni irredento verso questa associazione: non pensando se avrei saputo parlare in modo degno e di essa istituzione e di questa gratitudine nostra.
 
<p>Infiniti sono infatti i titoli di benemerenze della «Dante Alighieri» verso di noi. Nessuna associazione ci è stata così come questa fedelmente e costantemente amica nei lunghi oscuri anni della nostra soggezione, nessuna ha studiato allora con altrettanto amore la nostra intricata e disperata situazione. Essa è stata il vincolo fra noi e la nazione; col suo tramite noi avemmo comunanza di spirito con la più pura rappresentanza dell’arte e della cultura italica; essa è stata generosa del suo contributo per la fondazione di scuole italiane e per quella molteplice attività che ci salvò dalla rovina estrema.<p></div>
 
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</div><section end=29-07-2018 />
 
== 5 agosto ==
<section begin=05-08-2018 />
* {{Testo|Al signor di Montgolfier}}
 
[[File:VincenzoMonti.jpg|70px|right|link=Autore:Vincenzo Monti]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify"><poem>
Quando Giason dal Pelio
Spinse nel mar gli abeti,
E primo corse a fendere
Co' remi il seno a Teti;
Su l'alta poppa intrepido
Col fior del sangue acheo
Vide la Grecia ascendere
Il giovinetto Orfeo.
Stendea le dita eburnee
Sulla materna lira;
E al tracio suon chetavasi
De' venti il fischio e l'ira.
Meravigliando accorsero
Di Doride le figlie,
Nettuno ai verdi alipedi
Lasciò cader le briglie.
</poem></div>
 
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[[Al signor di Montgolfier|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=05-08-2018 />
 
== 12 agosto ==
<section begin=12-08-2018 />
* {{Testo|Il duomo di Spoleto}}
 
[[File:Giuseppe Sordini, archeologo.jpg|70px|right|link=Autore:Giuseppe Sordini]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">[[Autore:Thomas Hope|Tommaso Hope]], in quella sua fantastica ''Storia dell’Architettura'', sull’incerto ricordo di una fugace visita, o sopra un disegno infedele, a pag. 322, scrisse intorno al Duomo di Spoleto queste mirabili parole: «''Cattedrale pseudo gotica: la parte inferiore ed il portico in istile del risorgimento. Due pulpiti: superiormente un arco acuto o composto, entro cui una pittura a musaico circondata da molti rosoni; nel mezzo vedonsi i simboli degli Evangelisti. Il frontispizio è basso e mozzato''.» Tommaso Hope, se vide il monumento, non lo intese; nè molto più meglio di lui, purtroppo, lo intesero e ne scrissero quanti, fin qui, ne hanno trattato.
 
<p>E la ragione di ciò va ricercata, in gran parte, nel fatto che il Duomo di Spoleto non è un edificio sorto tutto in un tempo, con un solo e schietto carattere stilistico, a cancellare completamente il quale, nei secoli di decadenza, non riescono nemmeno i più dissennati trasformatori; ma è, invece, un vero musaico architettonico, di epoche e stili diversi, cui quel gran pittore che, particolarmente nell’Umbria, è il tempo, ha data un’apparenza, solennemente lieta, di armonia mirabilissima.</p></div>
 
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</div><section end=12-08-2018 />
 
== 19 luglio ==
<section begin=19-08-2018 />
* {{Testo|La vecchia casa}}
 
[[File:Neera Anna Zuccari Radius.jpg|70px|right|link=Autore:Neera]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">La nebbia, che fino allora aveva tenuta la città prigioniera ne’ suoi veli, sembrava cedere agli sforzi di un pallido sole di novembre. Milano usciva nel trionfo di una opaca e tranquilla bellezza di contro al cielo grigio uniforme dolcemente pastoso, sul quale le spire salienti dai numerosi fumaioli segnavano alcune strisce appena più scure e i tetti, i campanili, i frontoni delle chiese smussavano tutto ciò che vi era di troppo acuto nei loro angoli, abbracciati, quasi cullati dalla grande morbidezza dell’aria e del cielo.
 
<p>Quel delizioso passaggio della stagione, quando il caldo è lontano e il freddo non molesta ancora, dava rilievo alla generale intonazione di compostezza e di calma. Una luce smorta, muta, coloriva dolcemente le cose. Se nel centro della città l’andirivieni affrettato della folla e le mostre appariscenti dei negozi rompevano la gamma monotona del grigio, nei quartieri deserti, giù per i navigli, la sinfonia del colore neutro si sbizzarriva sui lunghi muri degli orti e dei conventi, al di sopra dei quali alcuni radi ciuffi di platano e di castagno rameggiavano flosci, tinti di un giallo moribondo.</p></div>
 
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</div><section end=19-08-2018 />
 
== 26 agosto ==
<section begin=26-08-2018 />
* {{Testo|Il ventre di Napoli}}
 
[[File:Photo of Matilde Serao.jpg|70px|right|link=Autore:Matilde Serao]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Efficace la frase. Voi non lo conoscevate, onorevole [[Autore:Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di Napoli. Avevate torto, poiché voi siete il governo e il governo deve saper tutto. Non sono fatte pel governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore belle e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata con racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l’''altra parte'': il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore; quanti mendichi non possono entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormono in istrada la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi siano; quanto rende il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s’impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Questa altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perchè siete ministro?</div>
 
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[[Il ventre di Napoli/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]]
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== Testi successivi ==
* {{Testo|Gli Alpini}}
* {{Testo|Al signor di Montgolfier}}
* {{Testo|Il duomo di Spoleto}}
* {{Testo|La vecchia casa}}
* {{Testo|Il ventre di Napoli}}
* {{Testo|Della scienza e di Cesare Beccaria}}
* {{Testo|Della decollazione di S. Giovanni Battista}}