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della storia dell’ordì no. Se Pesame dei fatti fosse stato guidato da una più larga concezione, questi sviluppi pratici e ideali, che altri ha interesse a dipingere corno le tappe successive di una rapida decadenza, sarebbero apparsi come il risultato d’un’attività centuno e molteplice, della quale il Santo c parte soltanto, sebben notevolissima. Nò v’ora alcuna necessità d’inventar liti e discordie dove non ce no furono, quando a spiegare i progressi d un’idea son sufficienti lo condizioni naturali o storicho tra lo quali essa deve vivere.
Pag. 112

IL GARETTI
La più recente biografia, che è anche la più vera o bella fino ad oggi, voglio dir quella di Luigi Salvatorelli, può offrirci un’immagine netta e rilevata di quello che è lo stato presente dogli studi francescani. Sebbene anche la sua sia, o voglia essere, soltanto una vita di San Francesco, e non una storia del movimento complesso che dal Santo prese origine, tuttavia il Salvatorelli ha immerso profondamente il racconto dei casi particolari del suo soggetto nel quadro dell’Italia Comunale, o non ò a dire quanto la figura del protagonista acquisti di nuova luce, così riavvicinata alla realtà, alla sua realtà. Le figure dei papi e dei cardinali elio si muovono intorno a quella doll’Assisiate non son disegnato con spirito d’antipatia, ma in modo giusto ed umano, come persone vivo.
della storia dell’ordì no. Se Pesame dei fatti fosse

stato guidato da una più larga concezione,
Basta leggero le pagine dedicate a Innocenzo III dal Salvatorelli, o confrontarle con quelle corrispondenti del Buonaiuti por esempio, per vedere quale differenza profonda ed essenziale corra fra un libro d’indole storica e un altro d’indolo polemica. Il Salvatorelli riafferma ancora lo spirito recisamente e sicuramente cattolico di Francesco, e tocca il punto giusto, o il principale, quando osserva elisegli aveva bisogno assoluto del sacerdote... Non era prete, nò intendeva diventarlo (il compilo suo era altro):
questi sviluppi pratici e ideali, che altri ha interesse

a dipingere corno le tappe successive di
e solo i preti, egli credeva cattolicamente, avevano i poteri sacramentali. Berciò la sua comunità e il suo genere di vita presupponevano!J clero cattolico e il pieno accordo don esso».
una rapida decadenza, sarebbero apparsi come

il risultato d’un’attività centuno e molteplice,
Anche la narrazione doll’ultimo periodo della rita del Santo è nel complesso persuasiva cd obbiettiva.
della quale il Santo c parte soltanto, sebben

notevolissima. Nò v’ora alcuna necessità d’inventar
Scnonchò quello che, da un punto di rista strettamente biografico può parere rinuncia esclusiva e forzata di Francesco di fronte ad ostilità insormontabili, visto in un.quadro più ampio, apparirebbe probabilmente come il risultato dell’attività parziale e della parziale rinuncia di ciascuno degli attori: c, come del Santo, così della curia papale, o dei frati delle varie tendenze. Come sempre, dell’opera di tutti si fece anche qqesta volta la realtà. Che fu poi una realtà sul serio, o grande, non già, come altri vorrebbe, il residuo d’un’croica sconfitta Quale dunque è l’immagine del Santo e dell’opera sua che gli ultimi e più degni studi ci additano o ci fanno desiderare? Un’immagine più lineare c sincera, più ricca anche se meno drammatica di quella che ci hanno offorta gli epigoni del’romanticismo. Bieca di tutta la vita storica complicata o multiforme che le pullula intorno. Togliendo l’artificio degli atteggiamenti battaglieri e l’orpello delle immaginario lotte intime, si priva certamente di ogni sfogo la passione di quelli che non amerebbero San Francesco, so non a patto di non distinguerlo da Pietro Valdo o da Arnaldo da Brescia. Ma la Btoria vera’guadagna da questa come da ogni altra distinzione. Ed ò chiaro ormai che uno de’ compiti essenziali del francescanesimo fu proprio quello di tradurre quel tanto che v’era d’ortodosso nel rinascente spirito di riforma evangelica entro le linee sicure ed eterne della Chiesa: dal che guadagnò corto la Chiesa stessa, che tornava ad abbeverarsi alle pure sorgenti originarie, ma guadagnarono anche quelle idee stesse conquistandosi, pur attraverso deformazioni o moderazioni, un campo d’attività iinmensamento più vasto e pjù umano di quello offerto a qualsiasi setta di eretici. Così pure un’altra romantica immaginazione scompare, quando si rifiuti la descrizione a colori cupi ed ostili cho i vecchi biografi ci offrivano delle lotte sotterranee dei papi contro l’ideale francescano.
liti e discordie dove non ce no furono,

quando a spiegare i progressi d un’idea son sufficienti
Ma noi abbiamo imparato a tempo a diffidare di certe rappresentazioni troppo schematiche o semplici: e la nostra umanità rimane più soddisfatta e si placa meglio nella verità d’uu atteggiamento da parte dei pontefici misto di commossa aspettazione c di qualche diffidenza, atteggiamento naturale c illuminato di quella alta saggezza di fronte alla quale San Francesco ap punto volle binare il capo.
lo condizioni naturali o storicho tra lo

quali essa deve vivere.
La rappresentazione ideale del Santo scaturirà, anche meglio integrata, quando lo figure, che ora stanno nell’ombra intorno a lui, saliranno al primo piano, e avremo una valutazione piena e sicura degli spiriti d’Elia e di Leone, d’Innocenzo, d’Onorio e di Gregorio, e una chiara distinzione dei diversi gruppi che si formarono sin dai primi tempi noll’ordine:
La più recente biografia, che è anche la più

vera o bella fino ad oggi, voglio dir quella di
valutazione c distinzione, s’intende, dalle quali sia escluso ogni spirito ostile e polemico.
Luigi Salvatorelli, può offrirci un’immagine

netta e rilevata di quello che è lo stato presente
Certamente l’ordine francescano fu ben altra cosa da quello che il Santo aveva pensato ull’inizio.
dogli studi francescani. Sebbene anche la sua

sia, o voglia essere, soltanto una vita di San
Ma neppure perciò ò necessario immaginarsi Francesco costretto a rinunciare di giorno in giorno a un frammento del suo ideale:
Francesco, e non una storia del movimento complesso

che dal Santo prese origine, tuttavia il
se pur non si voglia alludere a quella rinuncia che ogni uomo fa a tutte le ore dei suoi sogni in faccia alla realtà maestra cd arbitra. E scipratuito bisogna abituarsi a considerare elio, por quanto grandi e privilegiati siano stati il merito e l’intelligenza de! Santo, il risultato fittalo dell’ordine, risultato grandioso ed effettivo, lo trascende c non fu tutto opera sua. Vi cooperarono, uccunto a lui, gli uomini accorsi all’ardore primo della sua chiamata e, sopra ogni altro artefice, la Chiesa.
Salvatorelli ha immerso profondamente il racconto

dei casi particolari del suo soggetto nel
Tra un concorso di così varie persone c vicende, con il crescer d’una sempre più ricca ed La poesia di Nella poesia di Diego Valori confluiscono, purificati, molti elementi spirituali che carnttcriz”?.»rouo l’arte d’avanguardia fiorita in questi ultimi anni d’eresia. La parte ch’egli assunse fra i giovani fu di rispettoso riserbo per!a nuova coscienza che sì andava formando: ma non nascondeva una certa simpatia ohe a’in lobo!iva, quà o là, in nn timido proposito di fedeltà alla tradizione.
quadro dell’Italia Comunale, o non ò a dire

quanto la figura del protagonista acquisti di
Il suo temperamento si sviluppa attraverso questa doppia esigenza: donde la sua indecisione e la sua aria di scontentezza, che si acqueta solo nell’incantata melodia del ritmo. Le suo intenzioni di rinato classicismo si dissolvono nella fragilità del verso e nella maniera tutta romantica di crear l’immagiuc c di atteggiarla nel periodo musicale. Egli non possiede la solare* chiarezza dei classici, verso i quali si sente attratto per la nobiltà degii studi anziché per una naturalo disjxwizione a risolvere le esigenze dell’anima entra linee armoniose e decise in cui l’ispirazione s’inserisca placidamente e trovi la sua giusta misura. La sua pagina serba tremori e inquietudini non completamente risolti, ed è sostenuta da una intenzione verbale più clic da una necessità intima e laboriosa. Ha, però, una sua particolare bellezza che la mette accanto alla più gentile poesia dei nostri giorni, sebbene con poca originalità fra tanto bisogno di aprire vie nuovo allu nostra coscienza. Da (’tnnnu (1915) a frisai uì e (1919) ad A rich ( r92d). la poesia del Valori insiste di più su motivi tenaci e delicati, non troppo ricchi o complessi, ma pieni di grazia u, quà e là, resi profondi dalla tendenza a corcare nella vita le tracce del dolore u del mistero. Dolore e mistero senza dramma e, direi, ingentiliti: risolti in lieve melanconia. Del dolore.l’un Leopardi o del mistero ch’ò nella poesia del Pascoli, il VaIeri accoglio c intendo la parte piò somplice:
nuova luce, così riavvicinata alla realtà, alla

sua realtà. Le figure dei papi e dei cardinali
tanto c vero ch’egli gode di sentirsi triste, ed ò più disposto a fingersi che a crearsi un suo dramma, per la cara illusione di vedersi specchiato nelle, piccole amarezze cotidiane o di anticipare gli abbandoni della vecchiaia.
elio si muovono intorno a quella doll’Assisiate

non son disegnato con spirito d’antipatia, ma
La sua melanconia ò la melanconia dei tramonti e delle acquo lungo i filari ombrosi e delle avventure amorose: melanconia di brevi momenti che si scioglie in tenerezza e ignora la profondità d’una lacrima. E lo stupore o l’umiltà di chi si sente sulla terra a cospetto delle meraviglio del mondo e avverte il pulsare del cuore mentre attorno c la grande armonia dell’universo.
in modo giusto ed umano, come persone vivo.

Basta leggero le pagine dedicate a Innocenzo
E’ la «gaia tristezza» (s’intitola cosi il primo libro del nostro autore: 1913) di chi si sente amato e comincia a conoscere il turbamento dell’amore con la trepidazione d’un fanciullo che si affacci perla prima volta sul mondo. Che altro può nascere da una realtà così semplice e domestica? Non certo l’acerbo dolore. Solo, a tratti, l’accoralo rimpianto pei giorni che non sono più e l’amarezza per la «rete di piccole rughe» ch’ò intorno agli occhi.
III dal Salvatorelli, o confrontarle con quelle

corrispondenti del Buonaiuti por esempio, per
Un accenno di maggiore sviluppo di questo motivo doloroso inseritosi nella realtà idillica e fiabesca in cui di preferenza ama vivere il nostro scrittore, si ha, quà e là, in tutto l‘Aride (in Umana e in Crisalide c’ò ancora odore di favola c d’infanzia) e culmina nelle liriche Un giorno, Perduto amore, Sala d’aspedo e nelle incantate Canzonelle per.Vuvnladoro, così notevoli per chi voglia studiare questo poeta fuori della sua consueta sede di quadretti familiari e schizzi di paesi, e. ad ogni modo, in un’occasione opportuna per comprendere come la sua arte vada conquistando una ragione più umana e profonda che non ò da scambiarsi con certe equivoche complessità che sembrano lusingarla a proposito di liricho nelle quali ò tentata, senza fortuna, la descrizione di paese particolareggiata e mossa (si vedrà, accennando a Po) disdegnosa delle sottili pennellate di quattro e sei versi.
vedere quale differenza profonda ed essenziale

corra fra un libro d’indole storica e un altro
Il passaggio dall’umile episodio della strada e della casa, della campagna e dei luoghi amati alla tristezza dell’amore ò reso senza incompoati rivolgimenti e senza quegli eccessivi abbandoni alla nuova conquista che sogliono turbare i sogni di poeti ambiziosi c sfrenati.
d’indolo polemica. Il Salvatorelli riafferma ancora

lo spirito recisamente e sicuramente cattolico
Tranne, j>erò, che questo piccolo dramma non si allontani alle sue origini (non si dimentichi cho per noi l’ispirazione fondaniuntalc del Valeri ò da ricercarsi nei componimenti in cui fioriscono soavi profiili di donne c occhi sgranati di bimbi e in cui cielo e nuvole si specchiano. Da qui nasce tutta la sua poesia, anche quando sembri allontanarsi dalle sue naturali disposizioni) e non diventi «cosmico» porche, allora, si isterilisce, malgrado la vivezza del motivo lirico.
di Francesco, e tocca il punto giusto, o il

principale, quando osserva elisegli aveva bisogno
Il Valeri ò poeta:?i troppo semplice cuore e di troppo modesto virtù per [x>tcrsi addentrare nel mistero dell’universo e cantare una alta esperienza, ò naturale cho l’animo di Francesco mutasse, r> con l’animo le idee di lui. Ad alcuni parrà che sia in tale concezione sminuita l’entità e la grandezza del profeta d’Assisi quale essi se Forano immaginato, ma noi invece vorremmo sapere in quale modo e fino a qual pun* tp l’esaltino coloro che lo dipingono come un fanatico ostinato a perseguire un sogno, che essi stessi poi son costretti a dichiarare irrealizzabile.
assoluto del sacerdote... Non era prete, nò

intendeva diventarlo (il compilo suo era altro):
e solo i preti, egli credeva cattolicamente, avevano
i poteri sacramentali. Berciò la sua comunità
e il suo genere di vita presupponevano!J clero cattolico e il pieno accordo don esso».
Anche la narrazione doll’ultimo periodo della
rita del Santo è nel complesso persuasiva cd obbiettiva.
Scnonchò quello che, da un punto di
rista strettamente biografico può parere rinuncia
esclusiva e forzata di Francesco di fronte ad
ostilità insormontabili, visto in un.quadro più
ampio, apparirebbe probabilmente come il risultato
dell’attività parziale e della parziale rinuncia
di ciascuno degli attori: c, come del
Santo, così della curia papale, o dei frati delle
varie tendenze. Come sempre, dell’opera di tutti
si fece anche qqesta volta la realtà. Che fu poi
una realtà sul serio, o grande, non^ già, come
altri vorrebbe, il residuo d’un’croica sconfitta
Quale dunque è l’immagine del Santo e dell’opera
sua che gli ultimi e più degni studi ci
additano o ci fanno desiderare? Un’immagine
più lineare c sincera, più ricca anche se meno
drammatica di quella che ci hanno offorta gli
epigoni del’romanticismo. Bieca di tutta la vita
storica complicata o multiforme che le pullula
intorno. Togliendo l’artificio degli atteggiamenti
battaglieri e l’orpello delle immaginario
lotte intime, si priva certamente di ogni sfogo
la passione di quelli che non amerebbero San
Francesco, so non a patto di non distinguerlo
da Pietro Valdo o da Arnaldo da Brescia. Ma
la Btoria vera’guadagna da questa come da
ogni altra distinzione. Ed ò chiaro ormai che
uno de’ compiti essenziali del francescanesimo
fu proprio quello di tradurre quel tanto che
v’era d’ortodosso nel rinascente spirito di riforma
evangelica entro le linee sicure ed eterne
della Chiesa: dal che guadagnò corto la Chiesa
stessa, che tornava ad abbeverarsi alle pure sorgenti
originarie, ma guadagnarono anche quelle
idee stesse conquistandosi, pur attraverso deformazioni
o moderazioni, un campo d’attività
iinmensamento più vasto e pjù umano di quello
offerto a qualsiasi setta di eretici. Così pure
un’altra romantica immaginazione scompare,
quando si rifiuti la descrizione a colori cupi ed
ostili cho i vecchi biografi ci offrivano delle lotte
sotterranee dei papi contro l’ideale francescano.
Ma noi abbiamo imparato a tempo a diffidare
di certe rappresentazioni troppo schematiche o
semplici: e la nostra umanità rimane più soddisfatta
e si placa meglio nella verità d’uu atteggiamento
da parte dei pontefici misto di commossa
aspettazione c di qualche diffidenza, atteggiamento
naturale c illuminato di quella alta
saggezza di fronte alla quale San Francesco ap
punto volle ^binare il capo.
La rappresentazione ideale del Santo scaturirà,
anche meglio integrata, quando lo figure,
che ora stanno nell’ombra intorno a lui, saliranno
al primo piano, e avremo una valutazione
piena e sicura degli spiriti d’Elia e di
Leone, d’Innocenzo, d’Onorio e di Gregorio, e
una chiara distinzione dei diversi gruppi che
si formarono sin dai primi tempi noll’ordine:
valutazione c distinzione, s’intende, dalle quali
sia escluso ogni spirito ostile e polemico.
Certamente l’ordine francescano fu ben altra
cosa da quello che il Santo aveva pensato ull’inizio.
Ma neppure perciò ò necessario immaginarsi
Francesco costretto a rinunciare di
giorno in giorno a un frammento del suo ideale:
se pur non si voglia alludere a quella rinuncia
che ogni uomo fa a tutte le ore dei suoi sogni
in faccia alla realtà maestra cd arbitra. E scipratuito
bisogna abituarsi a considerare elio,
por quanto grandi e privilegiati siano stati il
merito e l’intelligenza de! Santo, il risultato
fittalo dell’ordine, risultato grandioso ed effettivo,
lo trascende c non fu tutto opera sua. Vi
cooperarono, uccunto a lui, gli uomini accorsi
all’ardore primo della sua chiamata e, sopra
ogni altro artefice, la Chiesa.
Tra un concorso di così varie persone c vicende,
con il crescer d’una sempre più ricca ed
La poesia di
Nella poesia di Diego Valori confluiscono, purificati,
molti elementi spirituali che carnttcriz”?.»rouo l’arte d’avanguardia fiorita in questi ultimi
anni d’eresia. La parte ch’egli assunse fra
i giovani fu di rispettoso riserbo per!a nuova
coscienza che sì andava formando: ma non nascondeva
una certa simpatia ohe a’in lobo!iva,
quà o là, in nn timido proposito di fedeltà alla
tradizione.
Il suo temperamento si sviluppa attraverso
questa doppia esigenza: donde la sua indecisione
e la sua aria di scontentezza, che si acqueta
solo nell’incantata melodia del ritmo. Le suo
intenzioni di rinato classicismo si dissolvono
nella fragilità del verso e nella maniera tutta
romantica di crear l’immagiuc c di atteggiarla
nel periodo musicale. Egli non possiede la solare*
chiarezza dei classici, verso i quali si sente attratto
per la nobiltà degii studi anziché per
una naturalo disjxwizione a risolvere le esigenze
dell’anima entra linee armoniose e decise in
cui l’ispirazione s’inserisca placidamente e trovi
la sua giusta misura. La sua pagina serba tremori
e inquietudini non completamente risolti,
ed è sostenuta da una intenzione verbale più
clic da una necessità intima e laboriosa. Ha,
però, una sua particolare bellezza che la mette
accanto alla più gentile poesia dei nostri giorni,
sebbene con poca originalità fra tanto bisogno
di aprire vie nuovo allu nostra coscienza. Da
(’tnnnu (1915) a frisai uì e (1919) ad A rich
( r92d). la poesia del Valori insiste di più su
motivi tenaci e delicati, non troppo ricchi o
complessi, ma pieni di grazia u, quà e là, resi
profondi dalla tendenza a corcare nella vita le
tracce del dolore u del mistero. Dolore e mistero
senza dramma e, direi, ingentiliti: risolti in
lieve melanconia. Del dolore.l’un Leopardi o
del mistero ch’ò nella poesia del Pascoli, il VaIeri
accoglio c intendo la parte piò somplice:
tanto c vero ch’egli gode di sentirsi triste, ed
ò più disposto a fingersi che a crearsi un suo
dramma, per la cara illusione di vedersi specchiato
nelle, piccole amarezze cotidiane o di anticipare
gli abbandoni della vecchiaia.
La sua melanconia ò la melanconia dei tramonti
e delle acquo lungo i filari ombrosi e delle
avventure amorose: melanconia di brevi momenti
che si scioglie in tenerezza e ignora la
profondità d’una lacrima. E lo stupore o l’umiltà
di chi si sente sulla terra a cospetto delle
meraviglio del mondo e avverte il pulsare del
cuore mentre attorno c la grande armonia dell’universo.
E’ la «gaia tristezza» (s’intitola cosi
il primo libro del nostro autore: 1913) di chi si
sente amato e comincia a conoscere il turbamento
dell’amore con la trepidazione d’un fanciullo
che si affacci perla prima volta sul mondo. Che
altro può nascere da una realtà così semplice e
domestica? Non certo l’acerbo dolore. Solo, a
tratti, l’accoralo rimpianto pei giorni che non
sono più e l’amarezza per la «rete di piccole
rughe» ch’ò intorno agli occhi.
Un accenno di maggiore sviluppo di questo
motivo doloroso inseritosi nella realtà idillica e
fiabesca in cui di preferenza ama vivere il nostro
scrittore, si ha, quà e là, in tutto l‘Aride (in
Umana e in Crisalide c’ò ancora odore di favola
c d’infanzia) e culmina nelle liriche Un giorno,
Perduto amore, Sala d’aspedo e nelle incantate
Canzonelle per.Vuvnladoro, così notevoli per
chi voglia studiare questo poeta fuori della sua
consueta sede di quadretti familiari e schizzi di
paesi, e. ad ogni modo, in un’occasione opportuna
per comprendere come la sua arte vada
conquistando una ragione più umana e profonda
che non ò da scambiarsi con certe equivoche
complessità che sembrano lusingarla a proposito
di liricho nelle quali ò tentata, senza fortuna,
la descrizione di paese particolareggiata e mossa
(si vedrà, accennando a Po) disdegnosa delle sottili
pennellate di quattro e sei versi.
Il passaggio dall’umile episodio della strada e
della casa, della campagna e dei luoghi amati
alla tristezza dell’amore ò reso senza incompoati
rivolgimenti e senza quegli eccessivi abbandoni
alla nuova conquista che sogliono turbare
i sogni di poeti ambiziosi c sfrenati.
Tranne, j>erò, che questo piccolo dramma non
si allontani alle sue origini (non si dimentichi
cho per noi l’ispirazione fondaniuntalc del Valeri
ò da ricercarsi nei componimenti in cui fioriscono
soavi profiili di donne c occhi sgranati di
bimbi e in cui cielo e nuvole si specchiano. Da
qui nasce tutta la sua poesia, anche quando
sembri allontanarsi dalle sue naturali disposizioni)
e non diventi «cosmico» porche, allora,
si isterilisce, malgrado la vivezza del motivo lirico.
Il Valeri ò poeta:?i troppo semplice cuore
e di troppo modesto virtù per [x>tcrsi addentrare
nel mistero dell’universo e cantare una
alta esperienza, ò naturale cho l’animo di Francesco
mutasse, r> con l’animo le idee di lui. Ad
alcuni parrà che sia in tale concezione sminuita
l’entità e la grandezza del profeta d’Assisi quale
essi se Forano immaginato, ma noi invece vorremmo
sapere in quale modo e fino a qual pun*
tp l’esaltino coloro che lo dipingono come un
fanatico ostinato a perseguire un sogno, che
essi stessi poi son costretti a dichiarare irrealizzabile.
Natali no Sapeono.
Natali no Sapeono.

Diego Valeri
Diego Valeri realtà in cui la sua anima, c vero, trova un vago tremore -.{’ingenuità (tremori di bimbo dinanzi all’Eterno) ma che, certo pesa su lui col formidabile significato storico assunto in esempi colossali di poesia (Leopardi c, in una sfera assai minoro, Pascoli) e per Puntilo sforzo di trovare un’adeguata espressione nelle suo pagino (es.: Terra invernale).
realtà in cui la sua anima, c vero, trova un

vago tremore -.{’ingenuità (tremori di bimbo dinanzi
L’eterno si dispiega, in lui, in una vaga forma di stupore:
all’Eterno) ma che, certo pesa su lui col

formidabile significato storico assunto in esempi
«... nel cuor fanciullo nasce improvviso un senso d’universo o d’eterno...».
colossali di poesia (Leopardi c, in una sfera

assai minoro, Pascoli) e per Puntilo sforzo di
Non ò, cioè, una nota da cui può prender lo mosse una lirica; ma ò la finale ansietà d’uii incousapcvolo cuore di fanciullo. Nella poesia di Diego Valori tutto ciò ch’ò nel mondo c nella vita passa attraverso questo cuore di bimbo meravigliato.
trovare un’adeguata espressione nelle suo pagino

(es.: Terra invernale).
I momenti di dolore e di ansia sono una parentesi non destinata ad avere uno sviluppo maggiore di quello che anno già avuto con le liriche citate di Perdala umore, ecc. anche se torneranno nell’opera futura. Segno clic l’ispiraziono più costante di questo poeta ò di preferenza rivoltd, si diceva, ad argomenti tenui o delicati e si attarda di rado in regioni psicologiche complicate allo quali poter chiederò quel tono di maggior vigore cli’ò l’errata ambizione di chi ignora su stesso.
L’eterno si dispiega, in lui, in una vaga forma

di stupore:
In via generale, il Valeri non esce dai limiti e dalla grazia solitaria d’una )>oesin per «album»
«... nel cuor fanciullo nasce improvviso un

senso d’universo o d’eterno...».
ili cui le notazioni siano tutte essenziali anche se scarne e povere e la cui bellezza ò affidata quasi esclusivamente alla semplicità della parola trascclta con gentile gusto o collocata in modo da oreare una dolce e ingenua armonia come di vecchi cantari.
Non ò, cioè, una nota da cui può prender lo

mosse una lirica; ma ò la finale ansietà d’uii incousapcvolo
II suo verso non regge al confronto con quello di altri poeti minori: non à mai la sua bella e intatta purezza stilistica clic rende necessarie ogni vbee e ogni movenza,‘e "non à neppure’la vigorosa concisione propria del verso italiano.
cuore di fanciullo. Nella poesia di

Diego Valori tutto ciò ch’ò nel mondo c nella
Ed ò senza pause interiori ih cui la materia poe* tica trovi la sua riposata melodia e in cui circoli sangue giovine.
vita passa attraverso questo cuore di bimbo meravigliato.

I momenti di dolore e di ansia sono una parentesi
In compenso, la sua visione è sempre nitida e s’inquadra su uno sfondo di natura cordiale e pensosa, in cui abbondano l’azzurro e il violaceo e l’oro stinto l’un sole malato, senza, però, che la pennellata sia vivace e netta, perché il Valeri preferisce le trasparenze di crepuscolo e di aurora e le ombro della itero, le quali hanno, nelle sue pagine, una funzione specifica in quan* ‘to servono a meglio determinare la sua fantasia.
non destinata ad avere uno sviluppo maggiore

di quello che anno già avuto con le liriche
Nelle sue tre racolte ci sono, |>er questo riguardo, gruppi di componimenti assai vicini fra loro, sebbene scritti in anni diversi. Questo potrebbe far pensare al poco sviluppo che ha avuto il suo temperamento dai primi esperimenti allu ultime prove. E in realtà, la sua arte non si ò mai approfondita e si ò lasciata cullare dalla dolcezza monotona delle sue rime, facili o comuni.
citate di Perdala umore, ecc. anche se torneranno

nell’opera futura. Segno clic l’ispiraziono
Si sente che questa poesia nasce per creare una rima canora: e ignora l’eterno. Non’ha piena coscienza della vita e del mistero ch’ò attorno:
più costante di questo poeta ò di preferenza rivoltd,

si diceva, ad argomenti tenui o delicati
e quando si sforza di rappresentare qualcosa nello svolgimento della civiltà poetica contemporanea per gettare sulla nostra esistenza una sua parola umana e solitaria com’ò stato per tutta la nostra grande poesia, rimane imprigionata nell’angustia della sua povertà emotiva c si isterilisce.
e si attarda di rado in regioni psicologiche complicate

allo quali poter chiederò quel tono di
Così è in certi * Momenti beethoveniani» o in certi «Preludi» (in.-I fiele come in Crisalide e Umana!) coi quali il poeti lenta di penetrare nel mistero del sogno attraverso l’eco di grandi voci musicali, mentre questo bisogno di superare «la siepe che <}i tanta parte dell’ultimo orizzontc il guardo esclude» per naufragare nell’infinito, era reso meglio in talune poesie descrittive, ove il colore e il ritmo fanno ini ravvedere non so che pace sovrumana, perchè creano una realtà musicale, c le cose circostanti si velano di trasparenze leggere in cui tutto «odora di mistero».
maggior vigore cli’ò l’errata ambizione di chi

ignora su stesso.
E, allora si rimpiangono i momenti nei quali il Valeri si accontenta di poco e canta in sordina, suscitando quella incantata melodia di canzoni notturne, cho si confonde con lo sciacquìo del mare ch’è propria dei suoi quadretti veneziani e di certe strofi scritte con aria di nulla ma in cui c fermata, con delicatezza, la grazia d’una nuvola che s’indora al tramonto (Pini) o il fascino di due occhi «più umari degli occhi della sera» (Giovinetta).
In via generale, il Valeri non esce dai limiti

e dalla grazia solitaria d’una )>oesin per «album»
Gli aspetti d’un paese (vasto ed intenso di colori: noti più schizzato in sottili e arioso tinte v in brevi tratteggi di penna) gli si sfaccettano, frantumandosi: sfumano, perdono la loro forma: come in Po, lirica mutevole e sensibile alla curiosa volontà del poeta, mtynolla quale il pao’ saggio c soffocato e senza proiqiettivn.
ili cui le notazioni siano tutte essenziali anche

se scarne e povere e la cui bellezza ò affidata
I particolari sono tutti a tm medesimo piano, sonimorsi in un’iiiiiea tonalità che rendo inerte c uniforme la pagina, malgrado l’ambizione di abbracciare la vastità del piano lombardo e di rendere, con misteriosa eco. la voce antica del Po.
quasi esclusivamente alla semplicità della parola

trascclta con gentile gusto o collocata in
II verso ò senza immagini che gli diano un ritmo, c la topografìa dei luoghi scivola in una realtà pigia ed opaca, così lontana, del resto, dalla particolare attitudine di questo poeta di fronte alle cose. Perdio il suo difetto •essenziale non è nella freschezza delle sensazioni, ma nella maniura di dare concretezza fantastica al mondo che gli tumultua nel cuore.
modo da oreare una dolce e ingenua armonia

come di vecchi cantari.
Dall’iucertn vita interiore ut!’eternità dell’urto, il cammino, pel Valeri, ò impervio-, e la pagina ò piena di cose inespresse: più viva o cordiale nel sentimento che vuol cantare anziché nel risultato artistico.
II suo verso non regge al confronto con quello

di altri poeti minori: non à mai la sua bella e
Abbiamo dinanzi un taccuino di pittore con abbozzi svelti e leggeri ma senza la potenza del.definitivo. Ecco perchè la sua arte nasce o si forvila in una sfera d’umiltà e arieggia, con successo, modi e ritmi popolareschi che lo aiutano a narrare vicende di amori leggendari (si legga Snrrg ina: nella «Biv19ta d’Italia» del 15 maggio 1925) o a rifarsi un’anima primitiva attraverso ingenue e candido pagine di anonimi scrittosi jAlca**ino l’iVicoteffn frati. «L’eroica»
intatta purezza stilistica clic rende necessarie

ogni vbee e ogni movenza,‘e "non à neppure’la
vigorosa concisione propria del verso italiano.
Ed ò senza pause interiori ih cui la materia poe*
tica trovi la sua riposata melodia e in cui circoli
sangue giovine.
In compenso, la sua visione è sempre nitida
e s’inquadra su uno sfondo di natura cordiale
e pensosa, in cui abbondano l’azzurro e il violaceo
e l’oro stinto l’un sole malato, senza, però,
che la pennellata sia vivace e netta, perché il
Valeri preferisce le trasparenze di crepuscolo e
di aurora e le ombro della itero, le quali hanno,
nelle sue pagine, una funzione specifica in quan*
‘to servono a meglio determinare la sua fantasia.
Nelle sue tre racolte ci sono, |>er questo riguardo,
gruppi di componimenti assai vicini fra
loro, sebbene scritti in anni diversi. Questo potrebbe
far pensare al poco sviluppo che ha avuto
il suo temperamento dai primi esperimenti allu
ultime prove. E in realtà, la sua arte non si ò
mai approfondita e si ò lasciata cullare dalla
dolcezza monotona delle sue rime, facili o comuni.
Si sente che questa poesia nasce per creare
una rima canora: e ignora l’eterno. Non’ha piena
coscienza della vita e del mistero ch’ò attorno:
e quando si sforza di rappresentare qualcosa
nello svolgimento della civiltà poetica contemporanea
per gettare sulla nostra esistenza
una sua parola umana e solitaria com’ò stato
per tutta la nostra grande poesia, rimane imprigionata
nell’angustia della sua povertà emotiva
c si isterilisce.
Così è in certi * Momenti beethoveniani» o in
certi «Preludi» (in.-I fiele come in Crisalide e
Umana!) coi quali il poeti lenta di penetrare
nel mistero del sogno attraverso l’eco di grandi
voci musicali, mentre questo bisogno di superare
«la siepe che <}i tanta parte dell’ultimo orizzontc
il guardo esclude» per naufragare nell’infinito,
era reso meglio in talune poesie descrittive,
ove il colore e il ritmo fanno ini ravvedere
non so che pace sovrumana, perchè creano
una realtà musicale, c le cose circostanti si velano
di trasparenze leggere in cui tutto «odora
di mistero».
E, allora si rimpiangono i momenti nei quali
il Valeri si accontenta di poco e canta in sordina,
suscitando quella incantata melodia di
canzoni notturne, cho si confonde con lo sciacquìo
del mare ch’è propria dei suoi quadretti veneziani
e di certe strofi scritte con aria di nulla
ma in cui c fermata, con delicatezza, la grazia
d’una nuvola che s’indora al tramonto (Pini) o
il fascino di due occhi «più umari degli occhi
della sera» (Giovinetta).
Gli aspetti d’un paese (vasto ed intenso di
colori: noti più schizzato in sottili e arioso tinte
v in brevi tratteggi di penna) gli si sfaccettano,
frantumandosi: sfumano, perdono la loro forma: come in Po, lirica mutevole e sensibile alla
curiosa volontà del poeta, mtynolla quale il pao’
saggio c soffocato e senza proiqiettivn.
I particolari sono tutti a tm medesimo piano,
sonimorsi in un’iiiiiea tonalità che rendo inerte
c uniforme la pagina, malgrado l’ambizione di
abbracciare la vastità del piano lombardo e di
rendere, con misteriosa eco. la voce antica del
Po.
II verso ò senza immagini che gli diano un
ritmo, c la topografìa dei luoghi scivola in una
realtà pigia ed opaca, così lontana, del resto,
dalla particolare attitudine di questo poeta di
fronte alle cose. Perdio il suo difetto •essenziale
non è nella freschezza delle sensazioni, ma nella
maniura di dare concretezza fantastica al mondo
che gli tumultua nel cuore.
Dall’iucertn vita interiore ut!’eternità dell’urto,
il cammino, pel Valeri, ò impervio-, e la
pagina ò piena di cose inespresse: più viva o
cordiale nel sentimento che vuol cantare anziché
nel risultato artistico.
Abbiamo dinanzi un taccuino di pittore con
abbozzi svelti e leggeri ma senza la potenza del.definitivo. Ecco perchè la sua arte nasce o si
forvila in una sfera d’umiltà e arieggia, con
successo, modi e ritmi popolareschi che lo aiutano
a narrare vicende di amori leggendari (si
legga Snrrg ina: nella «Bivi9ta d’Italia» del 15
maggio 1925) o a rifarsi un’anima primitiva attraverso
ingenue e candido pagine di anonimi
scrittosi jAlca**ino r iVicoteffn frati. «L’eroica»
192l’).
192l’).

Tutto^ciò testimonia un’educazione stilistica
poco laboriosa, ma semplice o nativa c può manifestare,
Tuttociò testimonia un’educazione stilistica poco laboriosa, ma semplice o nativa c può manifestare, nel Valeri, lina consuetudine lunga e cordiale con ulcuni poeti d’oltr’Ali>c, Jammes e Samain.

nel Valeri, lina consuetudine lunga e
Nel quadro della noatra poesia novecentesca la sua figura s’inserisco senza eccessivo rilievo e in una luce discreta c tranquilla; ma son sicuro che parecchi di quei «Poeti d’oggi» che si videro ufficialmente laureati da Tapini e Pancrazi, incontrandosi con lui e con le cose fresche e immediate ch’egli ci ha date, sentirebbero il disagio della sua presenza.
cordiale con ulcuni poeti d’oltr’Ali>c, Jammes e

Samain.
Nel quadro della noatra poesia novecentesca
la sua figura s’inserisco senza eccessivo rilievo
e in una luce discreta c tranquilla; ma son sicuro
che parecchi di quei «Poeti d’oggi» che
si videro ufficialmente laureati da Tapini e Pancrazi,
incontrandosi con lui e con le cose fresche
e immediate ch’egli ci ha date, sentirebbero il
disagio della sua presenza.
G A. Pbimtore.
G A. Pbimtore.

“ Modernissima., Uà Mmi
“Modernissima., Uà Mmi 18 Via Convertite - Roma Ramon Gomez de la SernaRivelato l’anno scorso da Valcry Larbaud all’Europa, Ratuòn è oggi uno degli scrittori più bizzarri clic si possano leggere fra i moderni.
18 Via Convertite - Roma

Ramon Gomez de la SernaRivelato
Con le sue trenta penne stilografiche caricate a inchiostro rosso Ranidri, aveva scritto, quando a 35 anni è arrivato olla celebrità.
l’anno scorso da Valcry Larbaud

all’Europa, Ratuòn è oggi uno degli scrittori
più bizzarri clic si possano leggere fra i moderni.
Con le sue trenta penne stilografiche
caricate a inchiostro rosso Ranidri, aveva
scritto, quando a 35 anni è arrivato olla celebrità.
una biblioteca.
una biblioteca.

Scrivere è il suo modo di respirare. Diffìcile
Scrivere è il suo modo di respirare. Diffìcile ora la scelta tra la catasta dei suoi libri, da cui escono fuori chiassate, strilli, fulmini, lampi c tuoni come da una batteria di effetti teatrali dietro le quinte. A mettervi l’occhio si scorge il panorama colorito delle strade di Spagna, c su di esse acrobati che si dondolano all’altezza del (plinto piano, su un filo, pagliacci clic fanno lazzi sui marciapiedi, uomini mosca che si arrampicano pei cornicioni, sorprendendo il sonno delle pigre donne di Spagna, i gabinetti dei dentisti e dei medici, le stanze che si affittano a ora, tutto lo spaccato d’una città piena di vita lirica.
ora la scelta tra la catasta dei suoi libri,

da cui escono fuori chiassate, strilli, fulmini,
OPERE PRINCIPALI DI RAMON GOME7. DE LA SI URNA EL RASTRO 1 22.— POMPO (Storia del raffi letterario madrileno - 2 voi)»
lampi c tuoni come da una batteria di effetti

teatrali dietro le quinte. A mettervi l’occhio
40,— SENOS»
si scorge il panorama colorito delle strade di

Spagna, c su di esse acrobati che si dondolano
20,— GREGUF.RIAS»
all’altezza del (plinto piano, su un filo,

pagliacci clic fanno lazzi sui marciapiedi, uomini
22,— GREGUKRIA SELECT A»
mosca che si arrampicano pei cornicioni,

sorprendendo il sonno delle pigre donne
22,— EL ALBA Y OTRA COSA»
di Spagna, i gabinetti dei dentisti e dei medici,

le stanze che si affittano a ora, tutto
18,— VARJACJONKS toda I.A HISTORIA DE pukkta»
lo spaccato d’una città piena di vita lirica.

OPERE PRINCIPALI
24,DEL SOL»
DI

RAMON GOME7. DE LA SI URNA
24,— EL DOCTOR INVEROSIMIL»
EL RASTRO 1

22.—
24, LOS MUBRTOS Y LA MUERTAS»
POMPO (Storia del raffi letterario madrileno

- 2 voi)»
18, — EI. NOVRLISTA»!8.CINELANDIA 2Ò, — LA QUINTA DE PALMIRA Traduxioni in francssc LA VEUVE ’BLANCHE ET NOIRE •
40,—
SENOS»
20,—
GREGUF.RIAS»
22,—
GREGUKRIA SELECT A»
22,—
EL ALBA Y OTRA COSA»
18,—
VARJACJONKS
toda I.A HISTORIA DE pukkta»
24,DEL
SOL»
24,—
EL DOCTOR INVEROSIMIL»
24, LOS
MUBRTOS Y LA MUERTAS»
18, —
EI. NOVRLISTA»!8.CINELANDIA
2Ò, —
LA QUINTA DE PALMIRA
Traduxioni in francssc
LA VEUVE ’BLANCHE ET NOIRE
22.L.
22.L.

16.LE
DOCTEUR INVUAlSK.MHLABLE»
16.LE DOCTEUR INVUAlSK.MHLABLE»

16,—
SENOS»
16,— SENOS»

10,—
KCHANTILLONN (KrdnlMi d. ’anacionc*)
10,— KCHANTILLONN (KrdnlMi d. ’anacionc*) esaurito FANTASMAGOItIBS (Estratti dalle <tregue■ ruts) nella rivisti» «900» mino l.o, p. 1»

esaurito
IO,— l,n bibliografìa completa dello Opere di Rainòti Gomcx de La Sictnn è fornito gratis a richiesta.
FANTASMAGOItIBS (Estratti dalle <tregue■

ruts) nella rivisti» «900» mino l.o, p. 1»
I prcxxi qui ’sopra cqntsti essendo soggetti alle vnrinxioni dei cambi non sono impegnativi.
IO,—

l,n bibliografìa completa dello Opere di Rainòti
Per il 1927 il Harcfh svolgerà più ampio e completo il programma che sarà esposto In un lungo articolo del prossimo numero.
Gomcx de La Sictnn è fornito gratis a richiesta.

I prcxxi qui ’sopra cqntsti essendo soggetti alle
vnrinxioni dei cambi non sono impegnativi.
Per il 1927
il Harcfh svolgerà più ampio e completo il programma
che sarà esposto In un lungo articolo
del prossimo numero.
Contiamo sull’aiuto di tutti gli amici.
Contiamo sull’aiuto di tutti gli amici.

A quanti rinnoveranno l’abbonamento entro
il 30 dicembre 1926, sarà inviato in dono, dietro
A quanti rinnoveranno l’abbonamento entro il 30 dicembre 1926, sarà inviato in dono, dietro richiesta, uno dei seguenti volumi.

richiesta, uno dei seguenti volumi.
F. M. Bonciovaxni: La ragazza, di talento. La fumighti in amore, commedia L. IO
F. M. Bonciovaxni: La ragazza, di talento. La fumighti in amore, commedia L. IO F IIeubej.• Agnese Ucrnaucr ■ 6 0. PftfNAS: fi volto di Satana • 8 T. Fiore: Uccidi * 10 A. Bai.i.iano: Vele. di Fort mia • 5 F. M. Puoi.irse: Poesie» 10 G. SciQirriNO: Ventura» 5 — Che coPè PInghdferra» 6
F IIeubej.• Agnese Ucrnaucr ■ 6
0. PftfNAS: fi volto di Satana • 8
T. Fiore: Uccidi * 10
A. Bai.i.iano: Vele. di Fort mia • 5
F. M. Puoi.irse: Poesie» 10
G. SciQirriNO: Ventura» 5
— Che coPè PInghdferra» 6
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