Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/159: differenze tra le versioni

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<br>giocava, ragazzo, sotto gli occhi di sua madre, nel giardino delle ''Feuillantines''; lo vedo, sedicenne, quando scriveva in quindici giorni, per guada­gnare una scommessa, le pagine ardenti di {{Wl|Q1219303|Bug-Jargal}};penso a quando comprò il primo scialle a sua moglie coi denari dell’''Han d’Islanda;'' me lo raffiguro, fiero e impassibile, in mezzo alle tempeste delle assemblee scatenate dalla sua pa­rola temeraria; lo vedo servire umilmente i qua­ranta bambini poveri seduti alla sua mensa a {{Wl|Q1591410|Hauteville-house}}; me lo rappresento grave e tri­ste, in mezzo alla folla, dinanzi ai cento sepolcri illustri su cui fece sentire la sua parola piena di maestà e di dolcezza; lo vedo per le vie di {{Wl|Q90|Pa­rigi}}, in mezzo alla moltitudine riverente, costernato e invecchiato, seguire i feretri dei suoi fi­gli; lo vedo in quelle sue veglie febbrili, ch’egli descrisse così potentemente, quando di lontano, nel silenzio della notte, sentiva squillare il corno di Silva ed echeggiare il grido di Gennaro; lo vedo assistere nel ''Teatro francese'', dopo mezzo
giocava, ragazzo, sotto gli occhi di sua madre, nel giardino delle ''Feuillantines''; lo vedo, sedicenne, quando scriveva in quindici giorni, per guada­gnare una scommessa, le pagine ardenti di {{Wl|Q1219303|Bug-Jargal}}; penso a quando comprò il primo scialle a sua moglie coi denari dell’''Han d’Islanda''; me lo raffiguro, fiero e impassibile, in mezzo alle tempeste delle assemblee scatenate dalla sua pa­rola temeraria; lo vedo servire umilmente i qua­ranta bambini poveri seduti alla sua mensa a {{Wl|Q1591410|Hauteville-house}}; me lo rappresento grave e tri­ste, in mezzo alla folla, dinanzi ai cento sepolcri illustri su cui fece sentire la sua parola piena di maestà e di dolcezza; lo vedo per le vie di {{Wl|Q90|Pa­rigi}}, in mezzo alla moltitudine riverente, costernato e invecchiato, seguire i feretri dei suoi fi­gli; lo vedo in quelle sue veglie febbrili, ch’egli descrisse così potentemente, quando di lontano, nel silenzio della notte, sentiva squillare il corno di Silva ed echeggiare il grido di Gennaro; lo vedo assistere nel ''Teatro francese'', dopo mezzo