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Le altre città essersi temerariamente precipitate, da per se hauerli procurate le domestiche calamità, dateli in preda alle proprie miserie.
Le altre città essersi temerariamente precipitate, da per se haversi procurate le domestiche calamità, datesi in preda alle proprie miserie.


Non mancarono però chi inuidiorno l'ottima natura di quel Prencipe, la di lui buona & prudente amministratione, & chi non poteuano tollerare ne vedere con Imon occhio anni fu: autorità, a rovere nella Città; Fu “ciò renali: depone da qui]: aria n: coùmenne d: nnligni quudm In)er Cefare: In: pocogli iouà, erchcl'lml’craton zonofcium, 6: [coperta lanialignid 'inni 'ofi cfifcrmo nel fuo oflìcio Giorgio giìcf cimentato. fe- dele, a: prudétiflìmo nel gouerno,vollc ad onta e perfccuzori re,»- flafl'e in una mrbolznzc, a difag ' di ucrrnl ouanndi quel- ll Cina“ , ecoudnuafl'enl difpeno e ma uaggi ne la fu: nrica .
Non mancarono però chi invidiorno l’ottima natura di quel Prencipe, la di lui buona & prudente amministratione, & chi non potevano tollerare ne vedere con buon occhio tanta sua auttorità, & potere nella Città; acciò restasse deposto da quella carica nascosamente da maligni querelato appresso Cesare: ma poco gli giovò, perche l’Imperatore conosciuta, & scoperta la malignità d’invidiosi confermò nel suo officio Giorgio già esperimentato, fedele, & prudentissimo nel governo, volle ad onta de persecutori restasse in tante turbolenze, & disaggi di guerre al governo di quella Città, e continuasse al dispetto de malvaggi nella sua carica.


Che perciò fu opinione morill'c quel buon Prelato penne , & opera d'vn certo tal pemcrfo , a temerario huomo, qual in qucl remyofi rirrouauni V:rona,& pretender“ quella Pufcuura, ma «mendo la di cnfiui ano anza dalla virnì di Giorgio rafrcnau, conobbe , che mai haure be panno carnet: oflicio d'honore ,in quella Cinàmcntredominnuuil’l'muino ,‘ficlx: era blfognooo- glierfi dalla Città. ò farsi,cl:e renali: il Prelato cflinro .
Che perciò opinione morisse quel buon Prelato per arte, & opera d’un certo tal perverso, & temerario huomo, qual in quel tempo si ritrovava in Verona, & pretendeva quella Prefettura, ma essendo la di costui arroganza dalla virtù di Giorgio rafrenata, conobbe, che mai havrebbe potuto ottenere officio d’honore, in quella Città, mentre dominava il Trentino, si che era bisogno togliersi dalla Città, ò far sì, che restasse il Prelato estinto.


Douendolì dunque appiglizrfi ad ma de partiri,d mminòle- uarfi dalli Occhi Giorgio . Cominciò rramargli inganni, l'aflzli fraudolentemcnu: , a finalmentene riportò l’intento , perda: rip mare morto il buon Vel'couo . Dunque quello prudennfllmo Verme doppàcbc hebbe lupa-n anni: fin fayienza la potcnu (le Veneziani, ridotta Verona ì i'e , 8: mododi Città libera, nnufiate I usatiin po òli fià. i lnm contrari)", a ngiuci da ciuili difcnrìic , tante vo te ialuara la Città da rapine , fmmani, inocndij , lunean digiì propone fa! un ritornati Tmro dl infelice , 8: infaufia conflcluronc, mi da ferma foi' 'one di ve- ncno perdè lavin,anmrclae altri vogliono moriil': a nmralein. fermirì s gliindidj però fono ì quella opinione eniduwemenm contrarij, iidilui cadauero refiò rum liuido, a: per boocavfd- nnof lune, manifdti giuri dal Veneno.
Dovendosi dunque appigliarsi ad uno de partiti, determinò levarsi dalli Occhi Giorgio. Cominciò tramargli inganni, l’assalì fraudolentemente, & finalmente ne riportò l’intento, perche rimase morto il buon Vescovo. Dunque questo prudentissimo Vescovo doppò, che hebbe superata con la sua sapienza la potenza de Venetiani, ridotta Verona à segno, & modo di Città libera, tante fiate aquetati gli popoli frà di loro contrarij, & agitati da civili discordie, tante volte salvata la Città da rapine, sacomani, incendij, havendo di già proposto far una ritornata à Trento da infelice, & infausta constelatione, ma da ferma sospetione di veneno perdè la vita, ancorche altri vogliono morisse da naturale infermità; gli indicij però sono à questa opinione evidentemente contrarij, il di lui cadavero restò tutto livido, & per bocca uscivano spume, manifesti effetti del Veneno.


M un inmbbeà Veronefi la mora: di Giorgio, mrodnloro n ylandmpmaxn, ùdefidcruo, grano lcfim mionida cinfcuno (il cheèpardcolnrdono)appouaze, ànmi riufciu: grano . Male- diunno con audcli cfl'agerarioni gli inuenrorl di tal iniquità,afl'cr. mimi/a che n15 haueano oll'efo Gior 'o, ma il bépublico di quclla Città-Si fmdnanovoci fràil buindc a n'ore, che ei'clamido contm il rudimch dimdauano‘iuom Preferto.chdici(diceu ano) il noflro
Molto increbbe à Veronesi la morte di Giorgio, tanto da loro applaudato, amato, & desiderato, erano le sue attioni da ciascuno (il che è particolar dono) appovate, à tutti riusciva grato. Maledivano con crudeli essagerationi gli inventori di tal iniquità, affermando che non haveano offeso Giorgio, ma il ben publico di quella Città. Si sentivano voci frà il buio della note, che esclamando contro il traditore dimandavano il loro Prefetto. Rendici (dicevano) il