Al Polo Nord/24. I misteri del Polo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Porto il SAL a SAL 75%
 
CandalBot (discussione | contributi)
m Bot: accenti, corsivi
Riga 20:
Ah! Poteva bene essere orgoglioso l'audace ingegnere di quel successo meraviglioso, incredibile, come lo potevano essere i suoi bravi marinai che lo avevano secondato nell'impresa.
 
Il ''Taimyr'' dopo quel primo contatto con quella terra perduta si può dire, ai confini del mondo, aveva ripresa la marcia girando attorno alla montagna che s'innalzava bruscamente dal fondo del mare.
 
Pareva che l'ingegnere cercasse qualche punto dove sbarcare e tentare forse l'ascensione di quel cono, ma si avrebbe detto che quella terra non volesse essere contaminata da alcun piede umano, poiché non offriva approdi in alcun luogo.
Riga 26:
Era un vero cono alto forse duecentocinquanta metri, colle pareti perfettamente lisce, senza una screpolatura, senza una sporgenza qualsiasi. Era una roccia gigante impossibile a scalare che doveva conservare forse per sempre la sua cima vergine da ogni contatto cogli abitanti del globo. Pareva che perfino gli ultimi ghiacci tentassero di difenderla, poiché all'intorno si erano accumulati colossali ice-bergs, formando un'ultima, ma formidabile barriera.
 
Orloff e l'ingegnere, mentre il ''Taimyr'' compiva il giro del cono, scandagliavano il fondo, ma cosa strana: mentre fino allora avevano incontrati dei bassifondi, colà l'acqua doveva avere una profondità straordinaria, poiché le sonde di trecento braccia non toccavano.
 
Senza dubbio in quel luogo doveva trovarsi un avvallamento enorme, una specie di bacino profondissimo.
Riga 36:
— Sì, — rispose l'ingegnere, — ma dopo mezzogiorno.
 
— Perché? — chiese SandoéSandoë.
 
— Per essere certo che noi siamo realmente al polo.
Riga 52:
— Meglio così; in venti giorni potremmo avvistare le coste dell'Islanda.
 
— E poi le Fàr-Óer? — chiese SandoéSandoë, con viva emozione.
 
— Se vorrete rivederle — disse l'ingegnere.
Riga 66:
Tutti, l'equipaggio compreso che aveva ricevuto il permesso di sedersi alla tavola dei comandanti, assalirono quelle diverse vivande con appetito invidiabile e soprattutti Mac-Doil a cui l'aria del polo conferiva assai, almeno così asseriva con tutta serietà.
 
Allo Champagne furono fatti numerosi brindisi all'ingegnere, ad Orloff, al ''Taimyr'' ed al Polo Nord. Quando s'alzarono era vicino il mezzogiorno. Orloff, l'ingegnere ed i due cacciatori salirono sulla piattaforma ed essendo il sole splendido, fu tosto fatto il punto.
 
— Signori — disse Nikirka, scoprendosi il capo. — Noi siamo al Polo Nord!...
Riga 74:
I tre urrah di rigore echeggiarono per la seconda volta su quell'estremo punto del mondo, fugando i pochi uccelli, che più fortunati degli esploratori, volteggiavano sulla candida vetta della montagna.
 
Un istante dopo il boccaporto veniva chiuso ed il ''Taimyr'' si inabissava lentamente nell'Oceano Artico, per esplorarne il fondo.
 
Gli sportelli del salotto erano stati aperti e la lampada elettrica accesa, prevedendo che quel bacino sarebbe stato ben profondo, dopo gli scandagli fatti.
Riga 96:
— Che nel fondo del mare vi siano delle enormi masse di calamità?...
 
— È probabile, ma dovrebbero essere d'una potenza straordinaria, poiché anche il ''Taimyr'' ne sente l'influenza.
 
— E...
Riga 134:
— Sì — rispose questi, che era al colmo dello stupore.
 
— Signore — disse SandoèSandoë, che era diventato pallido. — Scendiamo all'inferno noi?... Si direbbe che il Teymyr''Taimyr'' precipita verso gli abissi dell'oceano.
L'ingegnere non rispose. Un altro lampo aveva squarciato le tenebre facendo scintillare le acque, mentre delle lunghe strisce rosse pallide e verdi languide erano state vedute guizzare in varie direzioni, per poi spegnersi quasi subito.
 
Riga 155:
— Saliamo — disse. — Le bussole sono troppo preziose per perderle.
 
Le due eliche laterali furono arrestate, le pompe dei serbatoi si misero in opera ed il ''Taimyr'' si mise a risalire ma quasi a fatica, come se il suo slancio fosse neutralizzato da quella misteriosa attrazione.
 
Quando il boccaporto fu aperto ed i due comandanti ed i cacciatori uscirono sulla piattaforma, scorsero una enorme nuvola nera che si aggirava sulla vetta della montagna e che accennava ad allargarsi rapidamente, mentre tutto all'intorno l'orizzonte si copriva d'una densa nebbia la quale aveva di già oscurato il sole.
Riga 167:
— Cosa volete dire?
 
— Fuggiamo, signore. Se un uragano scoppiasse qui, fra questi bassifondi, le onde potrebbero gettare il nostro ''Taimyr'' su qualche banco ed immobilizzarci per sempre.
 
— Sia, partiamo — rispose l'ingegnere che pareva pure inquieto. — Sono ancora impazzite le bussole?
Riga 179:
— Macchina avanti e scandaglio in mano.
 
Il ''Taimyr'' si mise in marcia verso l'est a piccola velocità, non sapendosi se in quella direzione l'acqua era sufficientemente profonda o se scemasse. Lo scandaglio diede però ben presto delle profondità straordinarie anche in quella direzione, poiché una sola volta potè toccare il fondo a trecentosessanta braccia.
 
Non scorgendosi alcuna terra e continuando l'acqua ad essere profondissima, il battello riprese la sua rapida marcia di quindici o sedici nodi.
Riga 189:
La bandiera, lasciata piantonata sui fianchi del cono gigante, era di già scomparsa sotto l'orizzonte.
 
La marcia precipitava. Pareva che il ''Taimyr'' fosse impaziente di allontanarsi da quelle regioni e che temesse di subire un'altra volta quella misteriosa attrazione che aveva spaventato perfino l'audace compagno dell'ingegnere.
 
La luce scompariva rapidamente come se fosse per piombare, su quella regione dove il sole per sei mesi non tramontava, la lunga e cupa notte polare. Si sarebbe detto che l'astro diurno era scomparso sotto l'orizzonte, poiché più nessun raggio di luce trapelava fra gli strappi della fosca nube.
Riga 197:
Un superstizioso terrore agitava gli animi degli audaci scopritori del polo, e tutti, fors'anche lo stesso ingegnere, avrebbero desiderato in quel momento trovarsi mille miglia più al sud.
 
Alle nove di sera il ''Taimyr'' incontrava i primi ghiacci galleggianti, l'avanguardia della gigantesca barriera degli ice-fields. Erano grandi ice-bergs che cappeggiavano lentamente e che pareva navigassero verso l'est, trasportati forse da qualche corrente marina.
 
Alle dieci, quando maggiore era l'oscurità e più acuta la tensione elettrica, alcune fiammelle azzurre comparvero sullo sperone del battello, balzando e scorrendo lungo la parte emergente del grande fuso e saltellando perfino sulla gabbia del timoniere. Quasi nel medesimo istante verso il nord, in direzione della montagna, parve che il mare ed il cielo avvampassero. Una luce vivida s'alzava percorrendo, con un fremito, le nuvole addensate negli spazi celesti, con ondeggiamenti biancastri, azzurrini, rossi o verdi-pallidi, formando come una mezza cupola immensa.
Riga 216:
— È vero, signor Orloff, e speriamo che non ci sia fatale.
 
— Pel nostro valoroso ''Taimyr''!... Non credetelo, signore.
 
— Chi può dire cosa potrà accadere?... Io non lo so, signor Orloff, ma ho dei tristi presentimenti.