Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/430: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3496}}-->l’umanità e la divinità, di quel che a comporre i due sessi umani, il maschio e la femmina, negl’immaginari ermafroditi; quasi l’umano e il divino fossero, non altrimenti che il virile e il donnesco, due diverse specie, per dir cosí, d’un genere istesso, né maggior differenza, o intervallo, <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3497}} o distinzion di natura fosse tra loro (22 settembre 1823).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|3496}}-->l’umanità e la divinità, di quel che a comporre i due sessi umani, il maschio e la femmina, negl’immaginari ermafroditi; quasi l’umano e il divino fossero, non altrimenti che il virile e il donnesco, due diverse specie, per dir cosí, d’un genere istesso, né maggior differenza o intervallo <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|3497}} o distinzion di natura fosse tra loro (22 settembre 1823).




{{ZbPensiero|3497/1}} Le speranze che dà all’uomo il Cristianesimo sono pur troppo poco atte a consolare l’infelice e il travagliato in questo mondo, a dar riposo all’animo di chi si trova impediti quaggiú i suoi desiderii, ributtato dal mondo, perseguitato o disprezzato dagli uomini, chiuso l’adito ai piaceri, alle comodità, alle utilità, agli onori temporali, inimicato dalla fortuna. La promessa e l’aspettativa di una felicità grandissima e somma ed intiera bensí, ma 1°. che l’uomo non può comprendere né immaginare né pur concepire o congetturare in niun modo di che natura sia, nemmen per approssimazione,. ch’egli sa bene di non poter mai né concepire né immaginare né averne veruna idea finché gli durerà questa vita,. ch’egli sa espressamente esser di natura affatto diversa ed aliena da quella che in questo mondo ei desidera, da quella che quaggiú gli è negata, da quella il cui desiderio e la cui privazione forma il soggetto e la causa della sua infelicità; una tal promessa, dico, e una tale <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3498}} espettativa è ben poco atta a consolare in questa vita l’infelice e lo sfortunato, a placare e sospendere i suoi desiderii, a compensare quaggiú le sue privazioni. La felicità che l’uomo naturalmente desidera è una felicità temporale, una felicità materiale, e da essere sperimentata dai sensi o da questo nostro animo tal qual egli è presentemente e qual noi lo sentiamo; una felicità insomma di questa vita e di questa esistenza, non di un’altra vita e di una esistenza che noi sappiamo dover essere affatto da questa {{pt|di-|diversa, }}<section end=3 />
{{ZbPensiero|3497/1}} Le speranze che dà all’uomo il cristianesimo sono pur troppo poco atte a consolare l’infelice e il travagliato in questo mondo, a dar riposo all’animo di chi si trova impediti quaggiú i suoi desiderii, ributtato dal mondo, perseguitato o disprezzato dagli uomini, chiuso l’adito ai piaceri, alle comodità, alle utilità, agli onori temporali, inimicato dalla fortuna. La promessa e l’aspettativa di una felicità grandissima e somma ed intiera bensí, ma 1°, che l’uomo non può comprendere, né immaginare, né pur concepire o congetturare, in niun modo di che natura sia, nemmen per approssimazione;, ch’egli sa bene di non poter mai né concepire, né immaginare, né averne veruna idea finché gli durerà questa vita;, ch’egli sa espressamente esser di natura affatto diversa ed aliena da quella che in questo mondo ei desidera, da quella che quaggiú gli è negata, da quella il cui desiderio e la cui privazione forma il soggetto e la causa della sua infelicità; una tal promessa, dico, e una tale <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|3498}} espettativa è ben poco atta a consolare in questa vita l’infelice e lo sfortunato, a placare e sospendere i suoi desiderii, a compensare quaggiú le sue privazioni. La felicità che l’uomo naturalmente desidera è una felicità temporale, una felicità materiale, e da essere sperimentata dai sensi o da questo nostro animo tal qual egli è presentemente e qual noi lo sentiamo; una felicità insomma di questa vita e di questa esistenza, non di un’altra vita e di una esistenza che noi sappiamo dover essere affatto da questa {{pt|di-|diversa, }}<section end="3" />