Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/185: differenze tra le versioni

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{{Pt|rebbe|sarebbe}} predicata in tutta la terra, voler Iddio compiere il gran miracolo di aprire l’India da questa nuova parte •(11). Tali speculazioni agitavano la mente di Colombo; per chiarirsi delle quali ricorse al più valente geometra d’allora, Paolo Toscanelli fiorentino (12); e questi gli rispose in conformità dei desiderj suoi, anni e 348 giorni avanti Cristo, secondo i calcoli esatti di re Alfonso: si aggiungano loOi anni scorsi dopo Cristo, non ne restano più che 155. Veggasi la Lettera Harissima, da me prodotta nella Storia Universale, e poi le Profecias. Agostino Giustiniani, che nel 1516 gtampò a Genova un Salterio poliglotto, in commento a quel versetto «In omnem terrara exivit unus eorum» racconta la vita di Colombo, che ninno aspetterebbe trovar colà. (11) Tutti questi ragionamenti accumula Colombo nella lettera, ove descrive ai re il terzo viaggio. — Plinio ha scritto che il mare e la terra costituiscono insieme una sfera, che l’oceano è la maggior massa delle acque, e che questo è voltato verso il cielo, mentre la terra gli rimane al disotto e lo sostiene, e che il cielo e mare sono mescolati fra loro, e si fanno reciprocamente sostegno, come le diverse parti di una noce per mezzo del mallo che le inviluppa. «Il Mastro della storia scolastica, discorrendo intorno alla Genesi, dice che le acque sono poco abbondanti; che quando furono create, coprivano tutta terra, perchè vaporose e simili a nebbie; ma che, divenute liquide e riunite, occuparono pochissimo spazio.Nicolao de Lira è dello stesso sentimento. «Aristotele dice che il nostro orbe è piccolo, ed ha poca acqua, la quale facilmente puossi tragittare dalla Spagna alle Indie. «L’Avenruyz conferma questa opinione, e il cardinale Pietro di Aliaco lo cita riproducendo questa idea, che è conforme a quella di Seneca, dicendo che Aristotele venne in cognizione di molti segreti del mondo per via di Alessandro il Grande, e Seneca a causa di Cesare Nerone, e Plinio mercè dei Romani, avendo si gli uni che gli altri occupato molto denaro, un’infinità di persone e grandi cure per discoprire gli arcani del mondo e portarli a cognizione di lutti.
{{Pt|rebbe|sarebbe}} predicata in tutta la terra, voler Iddio compiere il gran miracolo di aprire l’India da questa nuova parte<ref>Tutti questi ragionamenti accumula Colombo nella lettera, ove descrive ai re il terzo viaggio. — Plinio ha scritto che il mare e la terra costituiscono insieme una sfera, che l’oceano è la maggior massa delle acque, e che questo è voltato verso il cielo, mentre la terra gli rimane al disotto e lo sostiene, e che il cielo e mare sono mescolati fra loro, e si fanno reciprocamente sostegno, come le diverse parti di una noce per mezzo del mallo che le inviluppa.
«Il ''Mastro della storia scolastica'', discorrendo intorno alla Genesi, dice che le acque sono poco abbondanti; che quando furono create, coprivano tutta terra, perchè vaporose e simili a nebbie; ma che, divenute liquide e riunite, occuparono pochissimo spazio.
«Nicolao de Lira è dello stesso sentimento.
{{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}} dice che il nostro orbe è piccolo, ed ha poca acqua, la quale facilmente puossi tragittare dalla Spagna alle Indie.
«L’Avenruyz conferma questa opinione, e il cardinale Pietro di Aliaco lo cita riproducendo questa idea, che è conforme a quella di {{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca il Vecchio|Seneca}}, dicendo che Aristotele venne in cognizione di molti segreti del mondo per via di Alessandro il Grande, e Seneca a causa di Cesare Nerone, e Plinio mercè dei Romani, avendo gli uni che gli altri occupato molto denaro, un’infinità di persone e grandi cure per discoprire gli arcani del mondo e portarli a cognizione di tutti.

* Il medesimo cardinale accorda a questi scrittori maggior autorità che a Tolomeo e ad altri Greci ed Arabi; e per confermare quello che dicono circa alla scarsità delle acque, e alla piccola quantità di terra da esse coperta, in opposizione a ciò che vien riferito dietro l’autorità di Tolomeo e de’ seguaci suoi, cita il profeta Esdra, dove nel III libro scrive che, di sett» parti del mondo, sei sono aride, sull’altra estendonsi le onde; sentenza approvata dai santi Padri, cioè da sant’Agostino e da sant’Ambrogio nel suo Exameroriy i quali accreditano il III ed il IV libro d’Esdra, ove questi dice: Qui verrà il mio figlio Gesù, e morirà il mio Cristo. Essi santi dicono che Esdra fu profeta, come Zaccaria padre di san Giovanni. (12) Paolo del Pozzo Toscanelli, celebre astronomo, nacque in Firenze il 1397. A lui è dovuto il gnomone di Santa Maria Novella in essa città. Di quel tempo i dotti scriveansi lettere sovra i punti pili importanti di tutte le cognizioni umane; e le due da lui dirette il 1474 a Colombo, mostrano che meritava il titolo di dotto:
«Il medesimo cardinale accorda a questi scrittori maggior autorità che a Tolomeo e ad altri Greci ed Arabi; e per confermare quello che dicono circa alla scarsità delle acque, e alla piccola quantità di terra da esse coperta, in opposizione a ciò che vien riferito dietro l’autorità di Tolomeo e de’ seguaci suoi, cita il profeta Esdra, dove nel III libro scrive che, di sette parti del mondo, sei sono aride, sull’altra estendonsi le onde; sentenza approvata dai santi Padri, cioè da sant’Agostino e da sant’Ambrogio nel suo ''Exameron'' i quali accreditano il III ed il IV libro d’Esdra, ove questi dice: ''Qui verrà il mio figlio Gesù, e morirà il mio Cristo''. Essi santi dicono che Esdra fu profeta, come Zaccaria padre di san Giovanni.</ref>.

Tali speculazioni agitavano la mente di Colombo; per chiarirsi delle quali ricorse al più valente geometra d’allora, {{AutoreCitato|Paolo dal Pozzo Toscanelli|Paolo Toscanelli}} fiorentino<ref name="p165">Paolo del Pozzo Toscanelli, celebre astronomo, nacque in Firenze il 1397. A lui è dovuto il gnomone di Santa Maria Novella in essa città. Di quel tempo i dotti scriveansi lettere sovra i punti più importanti di tutte le cognizioni umane; e le due da lui dirette il 1474 a Colombo, mostrano che meritava il titolo di dotto:</ref>; e questi gli rispose in conformità dei desiderj suoi,
<ref follow="p164">anni e 348 giorni avanti Cristo, secondo i calcoli esatti di re Alfonso: si aggiungano 1501 anni scorsi dopo Cristo, non ne restano più che 155. Veggasi la ''Lettera Rarissima'', da me prodotta nella Storia Universale, e poi le ''Profecias''.

{{AutoreCitato|Agostino Giustiniani|Agostino Giustiniani}}, che nel 1516 stampò a Genova un Salterio poliglotto, in commento a quel versetto «In omnem terram exivit unus eorum» racconta la vita di Colombo, che ninno aspetterebbe trovar colà.</ref>