Attraverso l'Atlantico in pallone/Capitolo 20 - L'isola misteriosa: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Porto il SAL a SAL 75%
 
Nessun oggetto della modifica
Riga 60:
«Avevo messo in serbo alcuni biscotti e un mezzo litro d’acqua che avevo nascosto nel cavo di una trave, sotto il tavolato della coperta. Decisi di fuggire senza perdere tempo. Attesi che tutti dormissero, poi salii nel canotto che era ormeggiato a poppa della zattera, m’imbarcai portando con me le poche provviste e mi allontanai dirigendomi verso il sud. Arrancai disperatamente tutta la notte, e all’alba avevo percorso tanto cammino da non scorgere più la zattera. Due giorni dopo avevo consumato i miei viveri, ma continuai a remare, con la speranza di incontrare qualche nave in rotta dall’Europa all’America, finché, stremato di forze, morendo di sete e di fame, stramazzai in fondo al canotto. Mi ero rassegnato a morire, quando, aprendo gli occhi vidi brillare una luce e presso a questa disegnarsi una forma umana...»
 
«Ero io che avevo acceso una torcia,» disse l’ingegnere. «Devi essere rimasto assai sorpreserosorpreso nel vedere un uomo in aria.»
 
«Sì, signore,» rispose il mozzo. «Credetti di sognare, ma avendo scoperto sopra di voi una grande massa nera che rifletteva qua e là i bagliori della torcia, quantunque la cosa mi sembrasse strana, indovinai subito che sopra di me passava un pallone e lancialanciai il mio primo grido.»
 
«Sei americano?» gli chiese Kelly.
Riga 146:
«Ma quel picco che voi scorgete è quello di Teneriffa, il quale è tanto alto che lo si scorge dalla distanza di più di duecento chilometri.»
 
«Abbiamo del tempo per giungere a quell’arcipelago.»
 
«Se mai lo toccheremo, poiché il vento ci spinge al largo di quelle isole.»
Riga 168:
«Cent’anni dopo?» chiese O’Donnell.
 
«Sì, ma è la leggenda che narra questo, amico mio. Si fece conoscere, ma lo trattarono da pazzo: più nessuno si ricordava di lui e del suo viaggio all’isola delle sette opulente città, essendo i suoi amici e i suoi parenti morti da molti anni. Un vecchio, però, si rammentò di aver udito raccontare, nella sua gioventù, che un Ulmo era partito per le Canarie e condusse il navigatore presso una tomba dove era scolpito il suo ritratto, che gli somigliava assai, malgrado l’età. Ulmo ripartì per le Canarie per ritrovare la sua isola, ma era scomparsa. Morì poco dopo mentre sul promontorio di Palma cercava avidamente con gli sguardi le tracce di quella misteriosa terra, e fu sepolto nella cattedrale dell’isola.»
 
«Ma credete che sia realmente esistita quell’isola?»