I pescatori di balene/XI. Attraverso le nevi: differenze tra le versioni

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— Quest'animale ci voleva — disse Koninson. — Ho una fame proprio feroce.
 
— Metteremo ad arrostire il fegato, che passa per un boccone delicatissimo—delicatissimo — disse il tenente. — Ma affrettati ad accendere il fuoco, Koninson, poichè stiamo per gelare. Tò! Cosa c'è laggiù? Una provvista di legna!
 
Riprese il ramo di pino che aveva piantato accanto la foca e si recò in fondo alla caverna. Con sua grande sorpresa trovò una considerevole provvista di legna, un alto strato di licheni e due lance colla punta di ossidiana.
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— È vero, tenente, che queste otarie non appariscono sulle coste americane che il primo di maggio?
 
— Sì, Koninson, e posso aggiungere anche che tutti gli anni giungono anche alla stessa ora..
 
— E quanto vi rimangono?
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— Ne sono certo; ti ho detto che il capitano Weimar non è uomo da abbandonare i suoi marinai.
 
IIIl tenente accese la pipa che aveva ritrovata in una tasca della sua giacca assieme alla scatola del tabacco che era rimasto perfettamente asciutto, si sdraiò sullo strato di licheni e si mise a fumare flemmaticamente, mentre Koninson richiudeva alla meglio, con grossi sassi e rami di pino, l'apertura della caverna, per essere meglio riparato dal vento e dal freddo.
 
Alle 9 mentre l'uragano accennava a decrescere, i due marinai, coricatisi l'uno accanto all'altro, coi piedi rivolti verso il fuoco, si addormentavano profondamente. Il loro sonno però fu di breve durata, poichè il baccano che veniva dal di fuori era veramente spaventevole. Erano continui muggiti prodotti dalle onde che venivano a sfasciarsi ai piedi del colle, lanciando degli sprazzi d'acqua persino dentro la caverna; erano continui scoppi prodotti dai ghiacci che si frantumavano gli uni contro gli altri e continui fischi ed urla indiavolate prodotte dal vento, il quale dopo essersi un pò calmato, aveva ripreso novella foga. Verso le 11, secondo i calcoli del tenente, provarono a mettere la testa fuori. Non nevicava più, ma il cielo era sempre coperto da gigantesche nubi le quali correvano disordinatamente per il cielo, accavallandosi confusamente sotto i furiosi colpi di vento, e il mare era ancora agitatissimo. Sulle onde oscillavano spaventosamente gran numero di «icebergs», di «hummocks» e di «streams».
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— Dannata bufera! — esclamò Koninson, piegandosi verso terra per meglio resistere agli urti del vento. — Quando cesserà?
 
— Ne avremo fino a domani di certo. — rispose il tenente, che segnava la via.
 
— Se il «Danebrog» si trova ancora in mare, sarà a quest'ora ben lontano da noi.
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— Ohe! Del «Danebrog»! — urlò Koninson con voce tonante.
 
Un marinaio, poi due, poi cinque, poi tutti apparvero sulla tolda della nave. Un gran grido echeggiò:
 
— Il tenente Hostrup! Viva il tenente! Viva Koninson!