Elettra (D'Annunzio)/Nel primo centenario della nascita di Vincenzo Bellini: differenze tra le versioni
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{{X-larger|NEL PRIMO CENTENARIO<br />DELLA NASCITA DI<br />VINCENZO BELLINI}}
Nell’isola divina che l’etnèo
Giove alla figlia di Demetra antica
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ai fonti ascosi,
{{R|15}}il re degli inni {{AutoreCitato|Pindaro|Pindaro}} tebano
assiso in ferreo trono,
invocando le Grazie dal sen vasto
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Dove il veglio {{AutoreCitato|Stesicoro}} per Ilio
{{R|50}}ereditò la cecità di {{AutoreCitato|Omero|Omero}},
dove Pindaro assunse ai cieli il carro
del re Ierone fondatore d’Etna
e {{AutoreCitato|Teocrito|Teocrito}} addusse tra i bifolchi
eloquenti le Càriti dal fresco
{{R|55}}fiato silvano,
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scena attendeva l’urto del coturno.
Sicelie Muse, incominciate il carme
fùnebre! O rosignoli, annunziate
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Sicelie Muse, incominciate il carme
fùnebre! Varca il doriense Orfeo
{{R|110}}l’atra riviera.
Non sonò forse questo antico pianto
sul trapassato auleta?
Respiran elle come le tue labbra.
{{R|115}}Pan non si ardisce. E oppresso
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che pur pensosa è d’Enna in Acheronte,
ella in memoria dei narcissi ennèi
{{R|120}}ti ridona al tuo mare ed al tuo monte.
Non piansero così forse i selvaggi
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nutrì di sé le dolci creature?
Fra l’alte sepolture
{{R|190}}della città ch’ebbe di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} l’ossa
e al gran nome sfavilla di future
sorti qual fredda selce alla percossa?
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{{R|205}}foggiarono le mie speranze invitte,
saluta l’Urbe!
Saluta, nella gloria del Cantore
fiorito a piè dell’Etna,
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e d’ogni raggio s’orni
il suo capo che sta sopra la Terra.
{{R|215}}Sveglia i dormenti e annunzia ai desti:
sono prossimi. Usciamo all’alta guerra!
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