Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/77: differenze tra le versioni

 
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{{Ni}}che questa sua opra, alli studiosi inviata, prenda così buon porto. E che meraviglia n’è, s’oltre il conoscimento de’ meriti, il legame dell’amicizia, col quale egli l’ama ammira ed osserva, la Lince, la patria, l’assidua compagnia assieme gli giungono<ref>Tra le linee si legge: «L’ama il Sig. Velsero e conosce benissimo, e son per ciò sicuro» ; nè è indicato il luogo dove queste parole si debbano inserire.</ref>? La nobil città di Firenze, fertile tanto di virtuosi ingegni, ricettacolo insigne di dottrina e propria e straniera, primo ospizio delle greche lettere ch’ora abbiamo, che sotto l’ombra e protezzione de’ gran Lorenzi e Cosmi e di tutti i principi Medicei ha vivamente in ogni virtù e grandezza fiorito e fiorisce, ben ragione era che de’ proprii frutti e de’ suoi scoprimenti prima gustasse e godesse. Anzi erano questi prodotti nell’istessa villa di V. S. Illustrissima, mentre seco l’Autore dimorava e seco godeva de’ celesti spettacoli; onde vi aveva sopra per ciò ragioni particolari. E venendo ora da’ Signori Lincei, benissimo le<ref>«le» è sottolineato.</ref> conveniva indrizzarsi a lei, tanto fra loro stimata ed osservata, e facendosi questo con tanta loro sodisfazione. Essendo poi al publico de’ letterati inviata<ref>«Essendo... inviata» è indicato che si corregga in «Posta in via per lo comune de’ letterati».</ref> in ottimo luogo avanti a lei v’apparisce<ref>Sopra «apparisce» leggesi «arriva».</ref>, che non solo di sublime ingegno, di fervente<ref>Sopra «fervente», che è sottolineato, leggesi «assiduo».</ref> studio, parti colar dottrina, fra quelli risplende, ma con eroica magnificenza li favorisce, li protegge, li solleva, promovendo sempre opre di vera virtù. E se finalmente, per il mio uffizio, ragionevol era (come ragionevol mi pare)<ref>«(come... pare)» è sottolineato.</ref> ch’in questo dono io v’avessi qualche parte, grandemente godo recarlo<ref>Sopra «recarlo», che è sottolineato, è scritto «portarlo».</ref> a un tanto mio Signore. {{Pt|Com-|}}
{{Ni}}che questa sua opra, alli studiosi inviata, prenda così buon porto. E che meraviglia n’è, s’oltre il conoscimento de’ meriti, il legame dell’amicizia, col quale egli l’ama ammira ed osserva, la Lince, la patria, l’assidua compagnia assieme gli giungono<ref>Tra le linee si legge: «L’ama il Sig. Velsero e conosce benissimo, e son per ciò sicuro» ; nè è indicato il luogo dove queste parole si debbano inserire.</ref>? La nobil città di Firenze, fertile tanto di virtuosi ingegni, ricettacolo insigne di dottrina e propria e straniera, primo ospizio delle greche lettere ch’ora abbiamo, che sotto l’ombra e protezzione de’ gran Lorenzi e Cosmi e di tutti i principi Medicei ha vivamente in ogni virtù e grandezza fiorito e fiorisce, ben ragione era che de’ proprii frutti e de’ suoi scoprimenti prima gustasse e godesse. Anzi erano questi prodotti nell’istessa villa di V. S. Illustrissima, mentre seco l’Autore dimorava e seco godeva de’ celesti spettacoli; onde vi aveva sopra per ciò ragioni particolari. E venendo ora da’ Signori Lincei, benissimo le<ref>«le» è sottolineato.</ref> conveniva indrizzarsi a lei, tanto fra loro stimata ed osservata, e facendosi questo con tanta loro sodisfazione. Essendo poi al publico de’ letterati inviata<ref>«Essendo... inviata» è indicato che si corregga in «Posta in via per lo comune de’ letterati».</ref> in ottimo luogo avanti a lei v’apparisce<ref>Sopra «apparisce» leggesi «arriva».</ref>, che non solo di sublime ingegno, di fervente<ref>Sopra «fervente», che è sottolineato, leggesi «assiduo».</ref> studio, parti colar dottrina, fra quelli risplende, ma con eroica magnificenza li favorisce, li protegge, li solleva, promovendo sempre opre di vera virtù. E se finalmente, per il mio uffizio, ragionevol era (come ragionevol mi pare)<ref>«(come... pare)» è sottolineato.</ref> ch’in questo dono io v’avessi qualche parte, grandemente godo recarlo<ref>Sopra «recarlo», che è sottolineato, è scritto «portarlo».</ref> a un tanto mio Signore. Com-