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{{Pt|tezza|sfrenatezza}} scrupolosamente protrarre sino al mattino, noi ci riunimmo a notte già alta. Le vivande copiose e squisite e i vini generosi versavansi a guazzo ne’ calici splendenti; nè vi ha dubbio si fossero lasciate in disparte seduzioni di ben altra pericolosa natura: a tale che, in sul primo impallidire dell’alba su ’n cielo, le nostre turpi stranezze, i nostri brutali delirii erano al colmo. Acceso furiosamente dai vapori del vino e dalla febbre del giuoco, io continuava, bestialmente ostinato, a voler fare un brindisi in un de’ più strani ed indecenti modi; quand’ecco a un tratto la mia attitudine distratta dall’impetuoso semiaprirsi di una porta, da cui ansia ansia si fè sentire la voce di un cameriere.
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tezza scrupolosamente protrarre sino al mattino,
Precipitosamente annunziava che un incognito, dall’aria impresciata ed importuna, chiedeva di parlarmi nel vestibolo della casa.
noi ci riunimmo a notte già alla. Le vivande co¬

piose e squisite e ir' vini generosi versavansi a
Eccitato singolarmente dal vino, questa sì inattesa interruzione causommi minor meraviglia che piacere. Barcollante attraversai la sala, e in pochi passi mi trovai nel vestibolo. Nessuna lampada illuminava questa bassa e stretta stanza, in cui cominciava a penetrare il pallido lume dell’alba, quasi incerto e furtivo, a traverso l’arcuata finestra.
guazzo ne’ calici splendenti; nè vi ha dubbio si

fossero lasciate in disparte seduzioni di ben altra
Ponendo il piè sulla soglia, distinsi la persona di un uomo, su per giù della mia statura, che indossava una vesta da camera di casimiro bianco, tagliata di moda, proprio come quella che in quell’istante io pure indossava. E tutto ciò potei vedere a quel debolissimo barlume, ma non mi fu possibile distinguere i lineamenti del viso. Messo appena il piè nella camera, e’ fu sopra di me, e, afferratomi il braccio con gesto imperativo, mi
pericolosa natura : a tale che, in sul primo impalli¬
dire dell’ alba su ’n cielo, le nostre turpi stranezze,
i nostri brutali delirii erano al colmo. Acceso fu¬
riosamente dai vapori del« vino e dalla febbre del
giuoco, io continuava, bestialmente ostinato, a vo¬
ler fare un brindisi'in un de'più strani ed inde¬
centi modi; quand’ecco a un tratto I« mia atti¬
tudine distraila dall’ impetuoso semiaprirsi di una •
porta,-da cui ansia ansia si fè sentire 4a voce di
un cameriere.
Precipitosamente annunziava che un incognito,
dall' aria impresciata ed importuna, chiedeva ài
parlarmi nel vestibolo della casa.
Eccitato singolarmente dal vino, questa sì inat¬
tesa interruzione causommi minor meraviglia che
piacere. Barcollante* attraversai la sala, e in pochi
passi mi trovai nel vestibolo. Nessuna lampada il¬
luminava questa bassa e stretta stanza, in cui co¬
minciava a penetrare il pallido lume dell’ alba,
quasi incerto e furtivo, a traverso l’arcuata finestra.
. Ponendo il piè sulla soglid, distinsi la persona
di un uomo, su per giù della mia statura, che in¬
dossava una' vesta da camera di casimiro bianco',
tagliala di moda, proprio come quella che in quel-
l’istante io pure indossava. E tutto ciò potei ve¬
dere a quel debolissimo barlume ,• ma non mi fu
possibile distinguere i lineamenti del viso. Messo
appena il piè nella camera, e’ fu sopra di me, e, •
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