Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/248: differenze tra le versioni

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quale porzione si tiri una linea dal punto Q al G, chiamata A B, e questa porzione sarà modulo a tutto l'edifizio, con la quale si parta la linea diagonia: e quante parti si troverà essa linea di porzioni, tante nell'altezza si darà, aggiungendo una parte più, allora avrà giusta altezza alla larghezza seguendo l'ordine della presente figura. E per volere la medesima forma imitare facciansi due connessi quadri d'eguali faccie: tirata una linea per il mezzo d'ambidue segnata C D (Tav. III. 7), e nel mezzo d'essa al punto N, e dal V al K si tiri un semicircolo: dipoi dall'estremità del semicircolo terminato K si muova una linea diagonia passante per l'intersecazione della linea media insino all'estremità dell'angolo X, la quale linea farà una porzione di circolo lineato dal N al T, della quale si pigli S, la quale latitudine sarà modulo a tutto il tempio. Delle quali sene dia parti cinque alla linea media dal punto N A, e questa sarà l'altezza del tutto terminata dalla transversa linea B F, sicchè sarà parti sette in suo diametro come la figura: e questa si può anco pigliare dal sommo del semicircolo Q e discendendo la sua altezza per la linea media infino all'imbasamento D. E benchè alcune volte paia molto difficile e tedioso fare alcuno circolare partimento, e massime nelle costituzioni de' sacrati templi per i molti intervalli di colonne, cappelle, stipiti o porte, e però essendo questo attissimo modo di partire brevemente, con manifesta figura dimostrerò. Tirata la circonferenza (Tav. III. 8) sia quadripartita da quattro rette linee: dipoi le due linee angolari, cioè A B, B C siano ciascuna quadripartita: dipoi si tiri una linea diagonia dai punti D E, e dalla linea diagonia al punto G si tiri una trasversa linea chiamata G F, la quale sia partita in parti cinque, delle quali parti si troverà la circonferenza contenerne trecentosessantacinque. Dipoi tirando un'altra linea diagonia dal punto G ad E con la trasversa H I, questa parte e latitudine si troverà essere cinquantesima di tutta la circonferenza. Anco si facci un quadrato d'eguali lati, e ciascuna faccia sia quadripartita: tirate le linee dall'uno partimento all'altro, si tiri un altro controquadrato, che le linee medie siano il termine d'esso, cioè A B C D: dipoi si tiri quattro altre linee intermedie per ogni faccia a queste, e quattro altre controlinee le quali faranno nelle estremità degli angoli li
quale porzione si tiri una linea dal punto Q al G, chiamata A B, e questa porzione sarà modulo a tutto l’edifizio, con la quale si parta la linea diagonia: e quante parti si troverà essa linea di porzioni, tante nell’altezza si darà, aggiungendo una parte più, allora avrà giusta altezza alla larghezza seguendo l’ordine della presente figura.
E per volere la medesima forma imitare facciansi due connessi quadri d’eguali faccie: tirata una linea per il mezzo d’ambidue segnata C D ({{Pt|[[Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, III.djvu/17|Tav. III. 7]]|[[Trattato di architettura civile e militare III/Tavola 3|Tav. III. 7]]}}), e nel mezzo d’essa al punto N, e dal l’al K si tiri un semicircolo: dipoi dall’estremità del semicircolo terminato K si muova una linea diagonia passante per l’intersecazione della linea media insino all’estremità dell’angolo X, la quale linea farà una porzione di circolo lineato dal N al T, della quale si pigli S, la quale latitudine sarà modulo a tutto il tempio. Delle quali sene dia parti cinque alla linea media dal punto N A, e questa sarà l’altezza del tutto terminata ''dalla'' transversa linea B F, sicchè sarà parti sette in suo diametro come la figura: e questa si può anco pigliare dal sommo del semicircolo Q e discendendo la sua altezza per la linea media infino all’imbasamento D.
E benchè alcune volte paia molto difficile e tedioso fare alcuno circolare partimento, e massime nelle costituzioni de’ sacrati templi per i molti intervalli di colonne, cappelle, stipiti o porte, e però essendo questo attissimo modo di partire brevemente, con manifesta figura dimostrerò. Tirata la circonferenza ({{Pt|[[Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, III.djvu/17|Tav. III. 8]]|[[Trattato di architettura civile e militare III/Tavola 3|Tav. III. 8]]}}) sia quadripartita da quattro rette linee: dipoi le due linee angolari, cioè A B, B C siano ciascuna quadripartita: dipoi si tiri una linea diagonia dai punti D E, e dalla linea diagonia al punto G si tiri una trasversa linea chiamata G F, la quale sia partita in parti cinque, delle quali parti si troverà la circonferenza contenerne trecentosessantacinque. Dipoi tirando un’altra linea diagonia dal punto G ad E con la trasversa H I, questa parte e latitudine si troverà essere cinquantesima di tutta la circonferenza.
Anco si facci un quadrato d’eguali lati, e ciascuna faccia sia quadripartita: tirate le linee dall’uno partimento all’altro, si tiri un altro controquadrato, che le linee medie siano il termine d’esso, cioè A B C D: dipoi si tiri quattro altre linee intermedie per ogni faccia a queste, e quattro altre controlinee le quali faranno nelle estremità degli angoli li