Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/172: differenze tra le versioni

{{RigaIntestazione||''Il sofista.''|161}}

<section begin="XXIV" />{{Sc|Teet.}} Per parte mia disponi come vuoi; e il ragionamento, come meglio avrà a procedere, vedilo tu, e cammina avanti e conduci anche me per la stessa strada.<section end="XXIV" />

<section begin="XXV" />{{Centrato|{{larger|XXV.}}}}

{{Sc|For.}} Bisognerà far così. Dimmi dunque: ''ciò che non è in alcun modo'', — lo abbiamo il coraggio di pronunciarla anche noi questa parola?

{{Sc|Teet.}} E come no?

{{Sc|For.}} Se però non per litigare, nè per scherzare, ma sul serio, qualcuno degli uditori dopo {{annotazione a lato|C}}averci pensato dovesse rispondere, a che devasi riferire questa espressione ''ciò che non è'', per che cosa e per quale potremmo immaginare ch’egli se ne servirebbe o vorrebbe spiegarla a chi ne lo interroghi?<ref>La questione noi la porremmo più spiccia: di che cosa si possa predicare il non essere.</ref>

{{Sc|Teet.}} Hai domandato una cosa difficile e direi quasi impossibile affatto per le mie forze.

{{Sc|For.}} Ma almeno questo è chiaro, che ciò che non è non s’ha da riferire ad alcuna cosa che è.

{{Sc|Teet.}} E come potrebbe?

{{Sc|For.}} Dunque se non si riferisce a ciò che è, neanche il riferirlo a ''qualche cosa'' sarebbe riferirlo giustamente.

{{Sc|Teet.}} Non sarebbe.

<section end="XXV" />

{{ruleLeft|5em}}