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Il sofista. | 161 |
Teet. Per parte mia disponi come vuoi; e il ragionamento, come meglio avrà a procedere, vedilo tu, e cammina avanti e conduci anche me per la stessa strada.
XXV.
For. Bisognerà far così. Dimmi dunque: ciò che non è in alcun modo, — lo abbiamo il coraggio di pronunciarla anche noi questa parola?
Teet. E come no?
For. Se però non per litigare, nè per scherzare, ma sul serio, qualcuno degli uditori dopo averci pensato dovesse rispondere, a che devasi [C] riferire questa espressione ciò che non è, per che cosa e per quale potremmo immaginare ch’egli se ne servirebbe o vorrebbe spiegarla a chi ne lo interroghi?1
Teet. Hai domandato una cosa difficile e direi quasi impossibile affatto per le mie forze.
For. Ma almeno questo è chiaro, che ciò che non è non s’ha da riferire ad alcuna cosa che è.
Teet. E come potrebbe?
For. Dunque se non si riferisce a ciò che è, neanche il riferirlo a qualche cosa sarebbe riferirlo giustamente.
Teet. Non sarebbe.
- ↑ La questione noi la porremmo più spiccia: di che cosa si possa predicare il non essere.