Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/129: differenze tra le versioni

 
ac
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
poeta potesse ritornar di sotterra, non l’avrebbe senza dubbio riconosciuto.<ref>{{AutoreIgnoto|Handii}}, ''Observ. critic. in Catul. Carm. specim.''</ref> Da una nota di {{Ac|Matteo Palmerio|Matteo Palmerio}} scritta al margine d’un codice tutto di sua mano, e del quale s’era servito {{Ac|Andrea Scotto|Andrea Scotto}},<ref>''Observ.,'' libr. II, c 16.</ref> risulta che il libro di Catullo fu scoperto nell’anno 1425.
poeta potesse ritornar di sotterra, non l’avrebbe senza dubbio riconosciuto.<ref>{{Ac|Ferdinandus Handius|Handii}}, ''Observ. critic. in Catul. Carm. specim.''</ref> Da una nota di {{Ac|Matteo Palmerio|Matteo Palmerio}} scritta al margine d’un codice tutto di sua mano, e del quale s’era servito {{Ac|Andrea Scotto|Andrea Scotto}},<ref>''Observ.,'' libr. II, c 16.</ref> risulta che il libro di Catullo fu scoperto nell’anno 1425.


C’è anche un epigramma d’un tal veronese attribuito da {{Ac|Apostolo Zeno|Apostolo Zeno}}<ref>''Ephemerid. lit. ital.,'' vol. XII, pag. 11.</ref> a {{Ac|Guarino Veronese|Guarino padre}}, e dal {{AutoreIgnoto|Burmanno}} a {{Ac|Battista Guarino|Guarino figlio}}, dal quale si rileva che i carmi di Catullo, manoscritti da un Francesco qualunque, furono trovati a Verona. E {{Ac|Scipione Maffei}} asserisce che in uno degl’inediti sermoni del vescovo Raterio è detto che questi lesse Catullo la prima volta in Verona, e che {{Ac|Guglielmo Pastrengo|Guglielmo Pastrengo}}, amico del {{Ac|Petrarca}}, l’avea avuto fra le mani nel secolo XIV, e ne cita qua e là qualche verso.<ref>''Ver. illustr.,'' vol. II, pag. 7.</ref>
C’è anche un epigramma d’un tal veronese attribuito da {{Ac|Apostolo Zeno|Apostolo Zeno}}<ref>''Ephemerid. lit. ital.,'' vol. XII, pag. 11.</ref> a {{Ac|Guarino Veronese|Guarino padre}}, e dal {{Ac|Pieter Burman il Giovane|Burmanno}} a {{Ac|Battista Guarino|Guarino figlio}}, dal quale si rileva che i carmi di Catullo, manoscritti da un Francesco qualunque, furono trovati a Verona. E {{Ac|Scipione Maffei}} asserisce che in uno degl’inediti sermoni del vescovo Raterio è detto che questi lesse Catullo la prima volta in Verona, e che {{Ac|Guglielmo Pastrengo|Guglielmo Pastrengo}}, amico del {{Ac|Petrarca}}, l’avea avuto fra le mani nel secolo XIV, e ne cita qua e là qualche verso.<ref>''Ver. illustr.,'' vol. II, pag. 7.</ref>


Quanto a tutti gli altri codici manoscritti possiamo col consenso dei dotti affermare, che sono posteriori al Quattrocento e che gli errori, le lacune, il disordine e le varianti di essi sono in gran parte da attribuire alla lascivia dei frati e all’ignoranza degli amanuensi.<ref>Ferd. Handii, ibidem.</ref>
Quanto a tutti gli altri codici manoscritti possiamo col consenso dei dotti affermare, che sono posteriori al Quattrocento e che gli errori, le lacune, il disordine e le varianti di essi sono in gran parte da attribuire alla lascivia dei frati e all’ignoranza degli amanuensi.<ref>Ferd. Handii, ibidem.</ref>