Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/72: differenze tra le versioni

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Il celebre Incmaro Arcivescovo di Reims così scriveva nel secolo {{Sc|ix}} ai Vescovi e principali della sua provincia (''ep.'' {{Sc|ix}}) ''Et sicut Episcopus et suas et ecclesiasticas facuitates sub debita discretione in vita sua dispensandi habet potestatem, ita facultates Ecclesiae viduatae post mortem Episcopi penes oeconomum integrae conservari jubentur futuro successori ejus Episcopo: quoniam res et facultates ecclesiasticae'' {{Sc|non imperatorum atque regum potestate sunt}} ''ad dispensandum vel invadendum, sive diripiendum, sed ad defensandum atque tuendum''. Le stesse cose questo celebre Vescovo scrive direttamente al re Carlo il Calvo, ''ep.'' {{Sc|xxix}}; e lo stesso ripete in diverse sue lettere, come nella {{Sc|xxi}}, e {{Sc|xlv}}.
Il celebre Incmaro Arcivescovo di Reims così scriveva nel secolo {{Sc|ix}} ai Vescovi e principali della sua provincia (''ep.'' {{Sc|ix}}) ''Et sicut Episcopus et suas et ecclesiasticas facuitates sub debita discretione in vita sua dispensandi habet potestatem, ita facultates Ecclesiae viduatae post mortem Episcopi penes oeconomum integrae conservari jubentur futuro successori ejus Episcopo: quoniam res et facultates ecclesiasticae'' {{Sc|non imperatorum atque regum potestate sunt}} ''ad dispensandum vel invadendum, sive diripiendum, sed ad defensandum atque tuendum''. Le stesse cose questo celebre Vescovo scrive direttamente al re Carlo il Calvo, ''ep.'' {{Sc|xxix}}; e lo stesso ripete in diverse sue lettere, come nella {{Sc|xxi}}, e {{Sc|xlv}}.


Un altro celebre Arcivescovo di Reims, cioè Gerberto, quegli stesso che fu poi sommo Pontefice col nome di {{W|Papa Silvestro II|Silvestro {{Pt|{{Sc|i}}|{{Sc|ii}}}}}}, stabilisce la stessa dottrina nella sua lettera 118{{Pt|.|}} diretta al clero ed al popolo.
Un altro celebre Arcivescovo di Reims, cioè Gerberto, quegli stesso che fu poi sommo Pontefice col nome di {{AutoreCitato|Papa Silvestro II|Silvestro {{Pt|{{Sc|i}}|{{Sc|ii}}}}}}, stabilisce la stessa dottrina nella sua lettera 118{{Pt|.|}} diretta al clero ed al popolo.


Essendo queste leggi tanto ripetute, e inculcate nella chiesa, non potevano i principi fino al secolo {{Sc|ix}} manomettere le facoltà della Chiesa senza incorrere nella pubblica disapprovazione: quindi gli {{W|Annales Bertiniani|Annali Bertiniani}}, in ragion d’esempio, all’anno 882 non</ref>.{{Pt|</p>|}}<noinclude>
Essendo queste leggi tanto ripetute, e inculcate nella chiesa, non potevano i principi fino al secolo {{Sc|ix}} manomettere le facoltà della Chiesa senza incorrere nella pubblica disapprovazione: quindi gli {{W|Annales Bertiniani|Annali Bertiniani}}, in ragion d’esempio, all’anno 882 non</ref>.{{Pt|</p>|}}<noinclude>