Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/213: differenze tra le versioni

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Domenico, che veniva e andava dalla cucina alla stanza dov’erano essi, con le mani in tasca e con la testa bassa, senza guardarli mai, uscì e andò sfogarsi dal suo amico droghiere: un figliolo non doveva portarsi in casa le amanti, sia pure che facesse bene a fare il comodo suo ora che era giovine. Ma il droghiere rise della sua collera e gli disse che lo lasciasse divertire, giacchè si trattava di una bella ragazza.
Domenico, che veniva e andava dalla cucina alla stanza dov’erano essi, con le mani in tasca e con la testa bassa, senza guardarli mai, uscì e andò sfogarsi dal suo amico droghiere: un figliolo non doveva portarsi in casa le amanti, sia pure che facesse bene a fare il comodo suo ora che era giovine. Ma il droghiere rise della sua collera e gli disse che lo lasciasse divertire, giacchè si trattava di una bella ragazza.


Ghìsola, mangiando, non alzò mai la testa; e pareva che avesse poco appetito. Ma Pietro le pestava leggermente i piedi e le diceva qualche parola perchè dissipasse il malumore. Poi la lasciò nella trattoria a chiacchierare con la cugina Rosaura, accanto alla dispensa, dov’era meno luce. E Ghìsola accompagnata da lei andò a trovare la zia, raccontandole una filza di abili menzogne, con Taria più ingenua che ci fosse. Rebecca le disse:
Ghìsola, mangiando, non alzò mai la testa; e pareva che avesse poco appetito. Ma Pietro le pestava leggermente i piedi e le diceva qualche parola perchè dissipasse il malumore. Poi la lasciò nella trattoria a chiacchierare con la cugina Rosaura, accanto alla dispensa, dov’era meno luce. E Ghìsola accompagnata da lei andò a trovare la zia, raccontandole una filza di abili menzogne, con l'aria più ingenua che ci fosse. Rebecca le disse: