Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/90: differenze tra le versioni

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''Nunc quoque, se supra ne quid nisi sidera cernat,''
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''Exiguum templi tecta foramen habent;''
''Exiguum templi tecta foramen habent;''
e {{AutoreCitato|Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio|Lattanzio Firmiano}} ''Divin. inst. lib. 1. c. 25''.</ref>, la quale in questo tempio non è stata aperta dai Cristiani, come taluno ha preteso; provando manifestamente l’opposto l’orlo, ossia ornato grazioso di metallo, che vi si vede ancora attualmente, e che non è lavoro di tempi barbari. Quando ai tempi d’Urbano VIII, fu fatta una gran chiavica per lo spurgo delle immondezze fino al tevere, fu trovata quindici palmi sotto il pavimento di quel tempio una grande apertura circolare per lo scolo delle acque, che potessero cadere dall’occhio nello stesso tempio. V’erano anche dei tempj rotondi senza quest’apertura<ref>Molti, che si credono tempj, erano
e {{AutoreCitato|Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio|Lattanzio Firmiano}} ''Divin. inst. lib. 1. c. 25''.</ref>, la quale in questo tempio non è stata aperta dai Cristiani, come taluno ha preteso; provando manifestamente l’opposto l’orlo, ossia ornato grazioso di metallo, che vi si vede ancora attualmente, e che non è lavoro di tempi barbari. Quando ai tempi d’Urbano VIII, fu fatta una gran chiavica per lo spurgo delle immondezze fino al tevere, fu trovata quindici palmi sotto il pavimento di quel tempio una grande apertura circolare per lo scolo delle acque, che potessero cadere dall’occhio nello stesso tempio. V’erano anche dei tempj rotondi senza quest’apertura<ref>Molti, che si credono tempj, erano bagni. Vedi il {{AutoreCitato|Paolo Antonio Paoli|P. Paoli}} ''Antich. di Pozzuolo Tav. 54. segg. fol. 12''. Del Panteon ne parleremo appresso nella nostra dissertazione.</ref>.
bagni. Vedi il {{AutoreCitato|Paolo Antonio Paoli|P. Paoli}} Antìch. di Pozzuolo
Tav. 54. segg. sol. 12. Del Panteon ne parleremo
appresso nella nostra dissertazione.</ref>.


§. 66. Se si potesse giudicare dagli antichi edifizj, che ci restano, e particolarmente da quei della villa Adriana a Tivoli, dovremmo credere, che gli antichi preferissero le tenebre alla luce; perocchè non vi si trova alcuna volta, nè camera veruna, che abbia delle aperture a modo di finestre. Pare che la luce vi entrasse anche per mezzo di un buco nel centro della volta; ma siccome le volte sono cadute verso il punto della chiave, ossia il punto centrale, non è possibile il convincersene chiaramente. Chechè ne sia<ref name=pagina90>Non mi pare che si possa trarre alcun argomento a questo proposito dalle rovine della villa Adriana, che non si sa per qual uso fossero destinate. Dagli scrittori abbiamo generalmente il contrario. {{AutoreCitato|Rutilio Tauro Emiliano Palladio|Palladio}} ''De re rust. lib. 1. cap. 12''. prescrive che le case di campagna abbiano molta luce; e di quelle di campagna, e di città non meno lo dice {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}} ''lib. 6. c. 9''. Illuminatissime erano quelle di Plinio, delle quali si è parlato qui avanti ''pag. 62. not.'' {{Sc|b}}, la casa descritta da {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}}, nominata alla precedente: tale il bagno di Claudio Etrusco descritto da {{AutoreCitato|Publio Papinio Stazio|Stazio}} ''Sylv. lib. 1. cap. 5''.; e per tutti vagliono le tante leggi romane, che dimostrano la gran premura, che si aveva, perchè non si venisse dai vicini a pregiudicare al lume delle case di città, e di campagna, come può leggersi nelle Pandette, nel Codice, e nelle Istituzioni, ove si tratta delle servitù. {{AutoreCitato|Luca Olstenio|Luca Olstenio}}, {{AutoreCitato|Marsilio Cagnati|Marsilio Cagnato}}, ed altri, che hanno creduto come il nostro Autore intorno all’angustia, e poco numero delle finestre nelle antiche fabbriche, sono stati confutati dal {{AutoreCitato|Giovanni Battista Doni|Donio}} ''De restit. salubr. agri rom. in suppl. Ann''.</ref>, è certo
§. 66. Se si potesse giudicare dagli antichi edifizj, che ci
restano, e particolarmente da quei della villa Adriana a Tivoli, dovremmo credere, che gli antichi preferissero le tenebre
alla luce; perocchè non vi si trova alcuna volta, nè
camera veruna, che abbia delle aperture a modo di finestre.
Pare che la luce vi entrarle anche per mezzo di un buco nel
centro della volta; ma siccome le volte sono cadute verso
il punto della chiave, ossia il punto centrale, non è possibile
il convincersene chiaramente. Chechè ne sia<ref name=pagina90>Non mi pare che si possa trarre alcun
argomento a questo proposito dalle rovine
della villa Adriana, che non li fa per qual
uso fossero destinate. Dagli scrittori abbiamo
generalmente il contrario. {{AutoreCitato|Rutilio Tauro Emiliano Palladio|Palladio}} De
re rusi. lib. 1. cap. 12. prescrive che le case di
campagna abbiano molta luce; e di quelle di
campagna, e di città non meno lo dice {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}}
lib. 6. e. p. Illuminatissime erano quelle
di Plinio, delle quali si è parlato qui avanti
pag.6 2. not. b, la casa deferirta da {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}}, nominata alla precedente: tale il bagno
di Claudio Etrusco delcritto da {{AutoreCitato|Publio Papinio Stazio|Stazio}}
Sylv. lib. 1. cap.;.; e per tutti vagliono le
tante leggi romane, che dimoftrano la gran
premura, che si aveva, perchè non si venifTe
dai vicini a pregiudicare al lume delle case
di città, e di campagna, come può leggerti
nelle Pandette, nel Codice, e nelle Iftituzioni, ove si tratta delle ferviti!. {{AutoreCitato|Luca Olstenio|Luca Olstenio}}, {{AutoreCitato|Marsilio Cagnati|Marsilio Cagnato}}, ed altri, che hanno
creduto come il nostro Autore intorno all’anguilla, e poco numero delle sintftre nelle antiche
fabbriche, sono stati confutati dal {{AutoreCitato|Giovanni Battista Doni|Donio}}
De reflit. falubr. agri rom. infuppì. Ann.</ref>, è certo
<ref follow="pagina89">quali sono larghe circa un paro di palmi, e alte quattro; altre hanno la stessa altezza, ma larghe solo mezzo palmo; nè vi è indizio, che vi siano mai stati vetri, o altro riparo dalle intemperie dell’aria.</ref>
<ref follow="pagina89">quali sono larghe circa un paro di palmi, e alte quattro; altre hanno la stessa altezza, ma larghe solo mezzo palmo; nè vi è indizio, che vi siano mai stati vetri, o altro riparo dalle intemperie dell’aria.</ref>