A Venere (Pindemonte): differenze tra le versioni

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Venere eterna , in variopinto soglio,
Di Giove fìglia, artefice d'inganni,
O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio
Di noje e affanni.
 
E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,{{R|5}}
Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
Dal paterno venisti almo soggiorno,
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Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
Te guidavano intorno al fosco suolo{{R|10}}
Battendo i vanni spesseggianti, snelli
Tra l' aria e il polo,
 

MaMa giunser ratti: tu di riso ornata
Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perchè te, beata, {{R|15}}
Chiami io dall'alto.
 
Qual cosa io voglio più che fatta sia
Al forsennato mio core, qual caggìa
Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
Saffo , ti oltraggia ?{{R|20}}
 
S' ei fugge, ben ti seguirà tra poco ,
Doni farà, s' egli or ricusa i tuoi,
E s'ei non t' ama, il vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.
 
Vienne pur ora, e sciogli a me la vita {{R|25}}
D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
Che a me compiuto sia compj, e m'aita
meco pugnando.
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