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''{{Pt|ne|l’azione}}'', che è pur compresa nell’espressione, sembra piuttosto riferirsi a ciò che accade ne’ movimenti delle membra e dell’intero corpo. Sì dell’una che dell’altra deve intendersi ciò che ha scritto {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}} delle pitture di {{Sc|Seusi}}, cioè che esse erano senza {{greco}} '''ἦθος''' (senza espressione), il che io meglio spiegherò in appresso<ref>''Vedi p.204. n. b.'' e ''libro IX. in fine''. </ref>.
''{{Pt|ne|l’azione}}'', che è pur compresa nell’espressione, sembra piuttosto
riferirsi a ciò che accade ne’ movimenti delle membra e dell’intero corpo. Sì dell’una che dell’altra deve intendersi ciò
che ha fcritto {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}} delle pitture di {{Sc|Seusi}}, cioè che esse erano senza {{greco}} '''ἦθος''' (senza espressione), il che io meglio spiegherò in appresso<ref>Vedi p.204. n.LyC libro IX. In fine. </ref>.


{{Nl|Gli artisti presceglievano di rappresentare le figure in uno stato tranquillo.}}
{{Nl|Gli artisti presceglievano di rappresentare le figure in uno stato tranquillo.}}
§. 2. L’espressione presa in amendue i sensi altera i tratti del volto, il contegno del corpo, e con essi le forme che costituiscono la beltà; e quanto maggiore è questa alterazione, tanto più di bellezza si perde. Perciò lo stato di tranquillità e di riposo, che secondo {{AutoreCitato|Platone|Platone}} era lo stato medio fra ’1 dolore e l’allegrezza<ref>{{AutoreCitato|Platone|Plat.}} ''De Repub. lib. 9. pag. 584. princ''.</ref>, veniva nelle arti considerato come un punto fondamentale. La tranquillità è lo stato proprio della bellezza, come del mare; e ci dimostra diffatti l’esperienza che gli uomini più belli sono eziandio per l’ordinario i più tranquilli e di miglior indole. Richiedesi questa tranquillità non solo nella figura che disegnar si vuole, ma in quello stesso che la disegna e la forma; perchè a mio parere la giusta idea d’una sublime bellezza prodursi non può fuorché nella mente d’un’anima quieta, e da ogni altra particolare immagine sgombra. In oltre la tranquillità e ’1 riposo sì degli uomini che degli animali è quello stato, in cui meglio possiamo conoscerne e rappresentarne l’indole e le proprietà, come il fondo del mare e de’ fiumi allor solo scopriamo che tranquille sono o placide scorron l’onde.
§. 2. L’efpreflìone prefa in amendue i fenfi altera i tratti
del volto, il contegno del corpo, e con effi le forme che costituiscono la beltà; e quanto maggiore è questa alterazione, tanto più di bellezza fi perde. Perciò lo flato di tranquillità e di ripofo, che secondo {{AutoreCitato|Platone|Platone}} era lo flato medio
fra ’1 dolore e l’allegrezza<ref>{{AutoreCitato|Platone|Plat.}} De Repub. lìb.g. pag.sS4- princ.</ref>, veniva nelle arti confìderato
come un punto fondamentale. La tranquillità è lo flato
proprio della bellezza, come del mare; e ci dimoflra diffatti
l’efperienza che gli uomini più belli fono eziandio per
l’ordinario i più tranquilli e di miglior indole. Richiedefì
quefla tranquillità non folo nella figura che difegnar fi vuole, ma in quello ftefTo che la difegna e la forma; perchè
a mio parere la giufla idea d’una fublime bellezza produrfi
non può fuorché nella mente d’un’anima quieta, e da ogni
altra particolare immagine fgombra. In oltre la tranquillità
e ’1 ripofo sì degli uomini che degli animali è quello flato,
in cui meglio possiamo conofcernc e rapprefentarne l’indole
e le proprietà, come il fondo del mare e de’ fiumi allor solo
fcoprìamo che tranquille fono o placide scorron l’onde.


{{Nl|...a cui pur talora univano l'espressione.}}
{{Nl|...a cui pur talora univano l'espressione.}}
§. 3. Ma poiché nelle azioni la piena tranquillità e l’indifferenza non hanno luogo, e le flefTe figure divine vengoono
§. 3. Ma poiché nelle azioni la piena tranquillità e l’indifferenza non hanno luogo, e le stette figure divine vengono rappresentate sotto umane forme e cogli umani affetti; quindi è che non sempre dee cercarsi in loro la più sublime idea della beltà. Quella allora vien compensata dall’espressione. Gli antichi artisti però non la perdevano mai di {{Pt|mi-|}}
rapprefentate fotto umane forme e cogli umani affetti;
quindi è che non fempre dee cercarfi in loro la più fublime
idea della beltà. Quella allora vien compenfata dall’efpreffione. Gli antichi attilli però non la perdevano mai di {{Pt|mi-|}}