Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/24: differenze tra le versioni

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E così fu fatto.
E così fu fatto.


D’allora in poi Teng-sci passava i giorni e le notti piangendo, e pregando Kuan-yin, la madre della misericordia, per impetrare da lei che qualcuno venisse a salvarle il marito. Ora egli avvenne che, dopo tre giorni dall’accaduto, Pao-kung, l’integerrimo giudice, si mettesse in giro a perlustrare quelle terre. E una notte, dormendo, vide la dea Kuan-yin che lo conduceva presso il convento di Ngan-fu lino alla chiesa, a vedere un drago nero accovacciato. A prima giunta non vi pose mente, ma arrivato a sognar tre volte, per tre notti di seguito, il sogno stesso, dubbio e stupore lo prese; onde fatta allestire una lettiga da viaggio, senza frapporre indugio, prese la via verso il convento di Ngan-fu per vedere se nulla fosse, o che fosse. Ei vi giunse in su l’ora che i bonzi erano a ufficio: ed osservando, vide dietro la chiesa una gran campana. Ordinò subito a’ suoi uomini che la sollevassero, per veder sotto se nulla v’era, e subito vide un uomo che per fame era sul punto di morire. Conobbe ch’ei doveva essere la vittima di qualche soperchieria, e immediatamente, procuratosi qualche alimento liquido, a poco a poco glielo fece ingoiare. Come il povero uomo si fu alquanto riavuto, prese a dire: Sing-hui il bonzo, poichè ebbe fatta ingiuria alla mia donna, le tagliò i capelli, le fece vestire l’abito da frate, e pose me sotto a questa campana. — Allora il giudice dette ordine che si prendesse Sing-hui: il prenderlo e il condurlo fu l’affare di un momento; ma in ogni luogo invano si cercò la donna, onde Pao-kung ordinò che per ogni dove più accuratamente la si tornasse a cercare. Allora si osservò che il pavimento dell’edifizio solo fra i due muri di un andito era di legno: il sergente del giudice, fatto tor via l’assito, scoprì una botola e una scala a piuoli che menava sotterra. Sceso giù per quella scala, si ritrovò egli in
D’allora in poi Teng-sci passava i giorni e le notti piangendo, e pregando Kuan-yin, la madre della misericordia, per impetrare da lei che qualcuno venisse a salvarle il marito. Ora egli avvenne che, dopo tre giorni dall’accaduto, Pao-kung, l’integerrimo giudice, si mettesse in giro a perlustrare quelle terre. E una notte, dormendo, vide la dea Kuan-yin che lo conduceva presso il convento di Ngan-fu fino alla chiesa, a vedere un drago nero accovacciato. A prima giunta non vi pose mente, ma arrivato a sognar tre volte, per tre notti di seguito, il sogno stesso, dubbio e stupore lo prese; onde fatta allestire una lettiga da viaggio, senza frapporre indugio, prese la via verso il convento di Ngan-fu per vedere se nulla fosse, o che fosse. Ei vi giunse in su l’ora che i bonzi erano a ufficio: ed osservando, vide dietro la chiesa una gran campana. Ordinò subito a’ suoi uomini che la sollevassero, per veder sotto se nulla v’era, e subito vide un uomo che per fame era sul punto di morire. Conobbe ch’ei doveva essere la vittima di qualche soperchieria, e immediatamente, procuratosi qualche alimento liquido, a poco a poco glielo fece ingoiare. Come il povero uomo si fu alquanto riavuto, prese a dire: Sing-hui il bonzo, poichè ebbe fatta ingiuria alla mia donna, le tagliò i capelli, le fece vestire l’abito da frate, e pose me sotto a questa campana. — Allora il giudice dette ordine che si prendesse Sing-hui: il prenderlo e il condurlo fu l’affare di un momento; ma in ogni luogo invano si cercò la donna, onde Pao-kung ordinò che per ogni dove più accuratamente la si tornasse a cercare. Allora si osservò che il pavimento dell’edifizio solo fra i due muri di un andito era di legno: il sergente del giudice, fatto tôr via l’assito, scoprì una botola e una scala a piuoli che menava sotterra. Sceso giù per quella scala, si ritrovò egli in